Johnny Depp fa il suo ritorno su un red carpet come attore protagonista del film Jeanne du Barry – La favorita del re. Il tappeto rosso è quello di Cannes 2023, tantissimi i fan del divo di Hollywood che hanno atteso questo momento dopo anni di vicende giudiziarie e il processo contro Amber Heard, che ha segnato in modo indelebile entrambi. In lacrime dopo sette minuti di applausi, al termine della proiezione, ha catalizzato l'attenzione dei fotografi ma non ha commosso i sostenitori del movimento #MeToo, che da giorni stanno tentando di far sentire la propria voce, ribellandosi alla sua presenza in Croisette.
Il nodo Depp difficile da sciogliere
Depp, 59 anni, interpreta il re Luigi XV nel dramma in costume della regista e co-protagonista Maïwenn. È il suo primo progetto andato in porto da quando è stato bandito da Hollywood dopo le accuse di molestie e abusi della sua ex moglie Amber Heard. Un lungo ed estenuante processo, che si è concluso con una condanna per diffamazione a mezzo stampa a carico della Heard, ma non ha assolto in toto l'attore in merito alle violenze domestiche. In pratica, da quella sbarra nessuno dei due è tornato vincitore. Depp, dal suo canto, non ha potuto nascondere la gioia per essere tornato all'ovile di Hollywood, dopo essere stato radiato da diversi progetti prima e dopo il processo, incluso i franchise di Pirati dei Caraibi e Animali fantastici.
Questo il motivo per il quale a folti gruppi di fan accorsi a Cannes per sostenerlo con grida e striscioni, si sono contrapposti altri in totale disaccordo con la calda accoglienza riservatagli. Sostenitori del movimento #Metoo e della stampa internazionale, nonché gli stessi membri della giuria di Cannes 2023, hanno manifestato quanto meno perplessità, se non indignata disapprovazione, per aver accettato il suo reinserimento in pompa magna nell'Olimpo del cinema internazionale.
In primis, Brie Larson, che si è detta insicura nel vedere il film di Depp, essendo una sostenitrice della prima ora delle delle vittime di violenza sessuale, membro attivo del comitato consultivo (ora sciolto) Time's Up, un gruppo di difesa fondato al culmine del movimento #MeToo.
Maïwenn e lo sputo contro il giornalista del MeToo
A questo si aggiunge anche un'altra questione, di similare natura e, per questo motivo, se possibile, peggiorativa. La regista Maïwenn Le Besco è a sua volta al centro di una polemica feroce, sollevata dal giornalista Edwy Plenel, fondatore di Mediapart, che si è detto sconvolto dalla decisione di ammetterla a Cannes dopo i fatti che l'hanno coinvolta nel corso di quest'anno. Plenel aveva denunciato Maïwenn dopo aver raccontato di essere stato raggiunto bruscamente dalla regista al tavolo di un ristorante per poi ricevere la simulazione di uno sputo davanti a tutti. Il giornalista ha commentato a Variety che la natura del gesto è legata all'attività del suo giornale nel movimento MeToo, del quale Maïwenn Le Besco (a detta di Plenel) non sarebbe una simpatizzante, e al suo essere ancora arrabbiata per un'inchiesta di Mediapart sulle accuse di stupro e violenza sessuale contro Luc Besson, con il quale la regista è stata sposata e dal quale ha avuto anche una figlia.
La stampa contro Depp e quelle violenze che non scompaiono
#MeToo: il triste spettacolo del Festival di Cannes. Si intitola così l'articolo che Mediapart ha pubblicato per denunciare il silenzio che il Festival starebbe favorendo al vissuto di personaggi come Johnny Depp. "L'industria cinematografica francese continua a resistere alle lotte femministe", scrivono. Anche Libération si è unito al coro, riportando il controverso commento di Jean Labadie, amministratore delegato di Le Pacte, la società responsabile della distribuzione del film:“Quando è stata fatta la scelta di Maïwenn di prendere Johnny Depp, è vero che abbiamo seguito il processo con un po' di preoccupazione. […] Non dobbiamo però dimenticare che è stato giudicato innocente. Quindi non so perché ci sia ancora questa polemica". Ma Depp non è stato ritenuto innocente rispetto alle accuse di violenze in quel processo perché in quell'aula si è svolta una causa per diffamazione, come hanno tenuto a sottolineare diversi giornalisti sui social. Un matrimonio cannibalizzato dai continui attacchi reciproci, anche fisici, che hanno finito per svuotare i loro nomi di qualsiasi altra possibile identità professionale o artistica in senso assoluto. Una strada in salita, sarà difficile tornare ai fasti di un tempo.