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Iva Zanicchi a Fanpage.it: “Ho problemi agli occhi e non leggo più, parlare di sesso è liberatorio”

L’aquila di Ligonchio si racconta a Fanpage.it per parlare del suo romanzo. Un’intervista che si trasforma in un excursus della sua carriera, da quell’invito al Primo Maggio mai arrivato all’invito a Mina: “Se viene a Sanremo la aspetto con gioia”.
A cura di Gianmarco Aimi
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Signora della musica, della televisione e ora (alla quarta pubblicazione) della letteratura. Iva Zanicchi è arrivata a inaugurare Passaggi Festival, un grande evento estivo con più di centocinquanta proposte culturali in cartellone, per presentare il suo ultimo libro, “Un altro giorno verrà” (Rizzoli), e prima dell’incontro con l’autrice in programma ieri a San Costanzo in Piazza San Pio da Pietrelcina, abbiamo avuto la possibilità di intervistarla. Ma come spesso accade con l’interprete di “Zingara” e presentatrice storica di “Ok, il prezzo è giusto” – solo per indicare due capisaldi della lunghissima carriera – il dialogo è diventato una sorta di confessione. Perché Iva Zanicchi a 82 anni è ancora un fiume in piena, una donna talmente appassionata che non sembra avere argini, e se per caso ne trova uno lo sfonda anche grazie a una enorme (auto) ironia. Infatti, cercherà senza successo di limitarsi («boccaccia mia, perché ti dico queste cose?»). E meno male che non ci riesce, perché è lì che risiede la sua forza: donarsi agli altri con
tutta se stessa.

Così, dalla saga familiare che regge l’impianto del romanzo – pieno di personaggi animati sia dal desiderio di conquistare un futuro che da un profondo attaccamento alle proprie radici – passerà a spiegarci che a causa di un problema agli occhi da tempo non riesce più a leggere («e questo mi addolora»). Ci racconterà i grandi incontri della sua vita, come Giuseppe Ungaretti con il quale ha passato dieci giorni di vacanza («e mi ha spiegato dove ha scritto le sue poesie più belle»), a quelli che vuole assolutamente recuperare: come Giovanni Lindo Ferretti, che abita in un paesino poco distante dal suo («in passato ci siamo cercati, questa estate lo vado a trovare»), oppure Francesco Guccini a causa della politica («non l’ho mai incontrato, ma lui ha parlato bene di un mio libro»). E proprio la politica è forse l’unico nodo irrisolto della sua esistenza, visto che ammette: «Se non sei di sinistra non ti invitano a certe manifestazioni», ma subito dopo rilancia: «Perché non mi hanno mai chiamato al Primo maggio? Io ho
vissuto la guerra, sono nata nel 1940, sono stata messa al muro dai tedeschi. Io ho il diritto di cantare a quella manifestazione e parlare di libertà». C’è poi la Iva Zanicchi passionale («a una certa età perché non posso fare sesso?»). La Iva Zanicchi mistica e sensitiva che parla alla luna, che è certa di aver già vissuto nell’antico Egitto e che prevedeva il futuro («dicevo delle cose e si avveravano, allora la gente mi tormentava»). E la Iva Zanicchi competitiva, dai Maneskin («bravi, ma io a Sanremo ho cantato meglio) a Mina al festival («se viene vedremo com’è cambiata. Magari è migliorata negli anni, come me») e fino a “Ballando con le stelle” («se non mi portano via in barella la prima sera punto a vincere»). Ce n’è per tutti i gusti, basta solo lasciarsi trasportare dal suo entusiasmo e da un pizzico di sana follia.

Iva Zanicchi, com’è nato questo romanzo di quasi 400 pagine, “Un altro giorno verrà”?

Intanto io adoro scrivere. È un vizio o un difetto, chissà. Questo lo considero un “figlio del Covid”. Quando sono stata ricoverata e non sono stata per niente bene, io che ho molta fantasia ho iniziato a elaborare questi personaggi. È una saga familiare che attraversa tutto il secolo. Parte dalla storia di un uomo molto semplice che fa il pastore, ho preso spunto dai miei antenati, dal paese dove sono nata, dalla povertà, per poi arrivare al vero protagonista che da un piccolissimo borgo arriva a New York. Ci sono sia
le storie d’amore che la religiosità.

Quali sono i suoi riferimenti letterari?

Adoro leggere, ma purtroppo in questi ultimi anni ho dovuto interrompere con mio grande dispiacere perché ho un problema agli occhi. Mi impedisce di vedere bene quello che è scritto su un libro. Per cui non leggo più e ne sono molto addolorata. Da ragazza adoravo gli scrittori sudamericani, ho amato “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Márquez, così come i grandi autori italiani. Ma io scrivo d’istinto, non mi rifaccio a nulla, non oso neanche rifarmi ai grandi del passato. Ho una fervida immaginazione e vado a pescare in quello che conosco. Poi c’è la passionalità, io sono sia passionale che religiosa e anche un po’ superstiziosa.

Francesco Guccini poco tempo fa ha ammesso di non riuscire più a leggere.

Madonna, non sarà mica una patologia tipica dell’Appennino Tosco-Emiliano? O forse di chi ha letto tanto in passato… Può essere. Adesso ci sono altri sistemi tecnologici per leggere, ma io non li ho ancora usati. Amore, ma vuoi mettere la soddisfazione di girare la pagina? Sembra stupido, ma sentire l’odore del libro quando è nuovo è una goduria. È impensabile trovare lo stesso piacere con l’Ipad.

A proposito di riferimenti, forse anche gli incontri le sono stati utili. Come quello con il poeta Giuseppe Ungaretti, dopo che con Sergio Endrigo aveva cantato una delle prime canzoni considerate ermetiche, “L’arca di Noè”.

Sì, ci rifacevamo appunto ad Ungaretti. Ho conosciuto anche Vinícius de Moraes e Carlo Bo, che sono stati grandi letterati. E proprio Bo mi ha presentato Ungaretti.

E che incontro è stato?

Era già molto anziano, ma abbiamo fatto una vacanza assieme a Salsomaggiore. Lui per curarsi alle terme e io per ritirare un premio televisivo. Per dieci giorni siamo stati insieme, ma non da soli perché mi diceva: «La mia compagna è gelosa». Per cui lo rassicuravo ed eravamo sempre in compagnia. Era candido, con due occhi azzurrissimi che uscivano da due fessure, oltre alla grande ironia. Visto che era anziano mi raccontava delle sue origini, della mamma, di quando era in Egitto, della guerra del ‘15-’18 e
che proprio nelle trincee aveva scritto le sue poesie più belle. Una in particolare che si intitola “La madre”, rappresenta una delle più straordinarie dediche che un essere umano ha fatto alla propria mamma. Ogni volta che la leggo faccio un piantino…

Lei è originaria di Vaglie, frazione di Ventasso, poco distante da Cerreto Alpi, il paesino dove è nato ed è tornato a vivere Giovanni Lindo Ferretti. Così vicini e così diversi…

Ci siamo conosciuti, lui è un artista straordinario. Pensa che a Cerreto Alpi è nata la mia nonna materna, Armida Furloni, poi Raffaelli perché ha sposato il nonno. Per cui, visto che sono piccoli borghi, in qualche modo saremo anche un po’ parenti.

Ha detto che vi siete conosciuti.

Sì, c’è stato un momento che ci siamo cercati. Infatti questa estate voglio tornare su al paese e incontrarlo, parlargli, starci assieme. Lo stimo molto, lui è straordinario. A volte… questo non lo scriva… (fa alcune considerazioni private, nda)… Insomma, quando malauguratamente c’entra la politica è un disastro. Io ho
sempre detto di essere anti-comunista, fin da bambina. Ma perché nel paese o eri per Coppi o per Bartali, o per la Lollobrigida o per la Loren, o comunista o democristiano. E i comunisti erano gli uomini e democristiane le donne. Ho solo portato avanti quel concetto lì. Io ho fatto politica volentieri, ma quando sono stata eletta è cambiato tutto.

Per rimanere alla musica, non dev’essere stato facile essere anti-comunista in un periodo in cui la cultura era tutta di sinistra e i cantautori, in particolare emiliani, erano fortemente connotati politicamente.

Ho combattuto molto contro questa mentalità. La trovavo una cosa ingiusta. In quello sono stati bravi a far pensare che la cultura fosse solo di sinistra. E ancora oggi se non ti dichiari di sinistra non sei nessuno, non vieni preso in considerazione, non sei invitato in certi ambienti e a certe manifestazioni canore. Per esempio, anche quando era politicizzato, perché non mi hanno mai invitata al Primo maggio?

Me lo dica lei…

Ma vogliamo scherzare? Io ho vissuto la guerra, sono nata nel 1940, sono stata messa al muro dai tedeschi. Io ho il diritto di cantare al Primo maggio e parlare di libertà. Purtroppo non è stato possibile e ci ho sofferto. Come qualche anno fa a una serata bellissima con tutti i cantanti emiliani, non faccio nomi di chi la organizzava perché è un cantante famoso, c’erano tutti tranne me. Poi si sono scusati, ma chi c’è più emiliana di me? E purtroppo la politica ha un po’ inquinato anche il mio rapporto d’amore per l’Emilia. Pensa che non ho mai incontrato neanche Guccini…

Può sempre recuperare, sarà ospite a Passaggi Festival il 26 giugno a Fano.

Quando è uscito il mio primo libro “Polenta di castagna” si è espresso in modo così lusinghiero che non me lo aspettavo. Ma lo vado a beccare pure lui, come Ferretti. Questa estate faccio una tournée per beccarli tutti!

Ma è vero che ogni tanto lei parla alla luna?

Eh sì, come tutti i pazzi. I pazzi savi, naturalmente, e io credo di essere un po’ folle. Ho una attrazione fatale verso la luna, tanto che quando l’uomo è allunato ha profanato qualcosa che sentivo solo mio. Certo, come tutti ho gioito, però mi ha anche tolto un po’ di fascino. In questo romanzo parlo molto delle stelle, anche con loro parlo. Non faccio un comizio, ma dentro di me quasi quasi… Gli parlo perché sono misteriose e ho tutte delle mie teorie, alcune sono morte da milioni di anni eppure le vediamo, quindi
spero che possa essere così anche per me dopo la mia morte. Nel cielo è tutto così bello e incomprensibile… Una volta, da giovanissima, ero ancora al paese e guardavo il cielo insieme a uno che aveva sempre fame. Eravamo sull’aia e gli ho detto: “Oh Tonin, guardate che bella luna che c’è stasera”. E lui mi rispose risposto: “Aaahhh sembra una polenta”. Se la sarebbe mangiata. Vedi, ognuno la può vedere come vuole!

Il suo misticismo non si ferma qui, visto che ha detto di aver convissuto per anni con la sensazione di una vita precedente al tempo degli egizi.

È vero, quando ero molto giovane, spessissimo, avevo delle sensazioni così forti che mi facevano stare male. Ero convinta di aver vissuto un’altra vita al tempo dell’Antico Egitto. E giustamente mi pigliavano per pazza. Non l’ho raccontato neanche alla mia mamma, forse avrei avuto bisogno di un medico. Ricordo ancora che quando si andava a funghi e mi dicevano “lavati nel catino” io non riuscivo a chinarmi e mi guardavo attorno perché ero consapevole di essere già deceduta di morte violenta con un colpo dietro la nuca. Poi quelle sensazioni sono passate, ma erano molto vive. Mantengo una grande attrazione per l’Antico Egitto. Pensa che sono stata in tutto il mondo tranne che in Egitto e al Museo egizio a Torino ho riprovato quelle sensazioni. È stato straordinario…

Quelle sensazioni sono passate, ma la sua passionalità non sembra essere calata. In questo romanzo i personaggi incontrano amori fortissimi e certe scene sono descritte con grande erotismo.

Quando scrivo una storia non so mai dove vado a parare. Conosco l’inizio e a volte la fine, e mentre scrivo salta fuori il resto. In particolare, quando faccio andare due ragazzi in una casa di tolleranza, uno dei protagonisti lascia la sua fidanzatina e incontra l’amore vero, quello che ti travolge, come un camion che ti viene addosso, e non c’è niente da fare, lo deve vivere con grande passionalità. Mi sono permessa di descriverlo e mi hanno anche un po’ sgridata perché secondo la casa editrice dovevo contenermi. Avrò la mia età, però mi ricordo ancora come si faceva eh!

In questa nonchalance nel parlare di sesso mi ha ricordato “La carne tonda”, il libro di Franco Branciaroli, grande attore teatrale, che a 75 anni ha scandalizzato per questo suo esordio letterario considerato quasi pornografico. Siete più liberi voi di tanti giovani autori.

Sì, questo è vero. O siamo più liberi o siamo più rincoglioniti! A parte gli scherzi, prima avevo tanti tabù nel parlare di sesso, ma adesso trovo che sia una vera liberazione. È bellissimo, ne parlo come di arte, di natura, di musica, di cibo. Perché ci devono essere delle limitazioni nel fare all’amore? Anzi, io trovo scandaloso che la gente pensi che a una certa età non si possa più fare sesso. È ridicolo, perché quando sei vecchio va da sé che potresti non farlo più se hai degli acciacchi, ma se sei anziano e ancora vitale e integro perché non puoi farlo? Cosa scandalizza le persone?

Sarà che viviamo in una epoca piuttosto politicamente corretta?

Quando ne parlo seriamente vedo che le persone non capiscono, quasi quasi mi compatiscono se dico che faccio sesso. Allora vi dirò che non lo faccio… Ma il pensiero me lo volete lasciare? Guarda, a volte è più importante il pensiero dell’atto in sé e riesci a vivere delle storie d’amore bellissime dove il sesso c’entra
poco.

Quando è stata l’ultima volta che ha fatto l’amore?

(fragorosa risata) Eeehhh… Il peccato lo si dice, ma scendere nei dettagli lasciamo perdere. Quando hai 20-30 anni dicono che la passione possa durare 2-3 anni, ma come? Se la coltivi bene può durare e infatti chi è innamorato si augura che non passi. Nei primi tempi quando vedi il partner senti le farfalle nello stomaco, quello è vero che passa. Però credimi, la tenerezza, le carinerie, il tenersi la mano a letto dicendoti cose belle, quelle possono non finire mai. Io al mattino mi alzo e credo di essere orribile, però mio marito mi dice: “Come sei bella”. E invece io sono orribile, un mostro! Allora anch’io sono gentile con lui e a volte gli dico che è bello… Si fa fatica a crederlo… (altra risata), ma bisogna anche riderne assieme e divertirsi.

Ha raccontato che in passato era normale che le donne venissero picchiate in famiglia. Ma visto il suo carattere, lei ha mai picchiato un uomo?

Non mi è mai capitato. Invece mi è capitato di un uomo gelosissimo che mi ha dato uno schiaffo. Subito dopo gli ho detto: “Da domani sparisci dalla mia vita”. E così è stato. Fortunatamente non era un grande amore. Lo dico sempre agli uomini: “Se volete essere lasciati datemi uno schiaffo”. E subito dopo uscite dalla mia vita. Non concepisco che si alzino le mani, ma da entrambe le parti.

A volte sono i fan a non saper tenere le mani al loro posto, come è accaduto a Blanco di essere palpeggiato sul palco…

Guarda, per me lei è una povera demente. È stato un gesto volgare, assurdo, inutile, stupido, in mezzo a migliaia di persone lo tocchi nelle parti intime? È una poveraccia. Non credo che Blanco si sia offeso, avrà capito che era un gesto che veniva da una cretina.

Qual è il suo rapporto con i giovani? Ce ne sono alcuni che stanno conquistando il mondo, come per esempio i Maneskin.

Loro mi piacciono molto, sprizzano vitalità e si vestono bene. È vero che oggi si accusano i giovani di mollezza, invece loro dimostrano di essere ragazzi in gamba e che lavorano molto. A Sanremo dietro le quinte ci ho parlato e sono stati così carini e affettuosi, mi trattavano come una vecchia zia. Però poi ho cantato e anche ai Maneskin gli ho dato il due di picche, perché ho cantato bene è?

Ha cantato benissimo, come sempre. Tornando ai giovani, però, non sembra che tutti abbiano passato indenni questa pandemia.

Hai ragione, infatti io ho dei nipoti e capisco che non hanno una vita facile. Hanno tutto, ma in fondo non hanno niente. In questi due anni di pandemia sono stata anche male, ma quando potevo facevo un sacco di cose, tra la scrittura e la musica. Invece una mia nipote è caduta in depressione. Prima era vitalissima e ora non esce più come prima. I giovani si chiudono perché sono fragili.

Crede abbiano delle responsabilità anche i genitori?

Eh certo, sono fragilissimi ma non è colpa loro. La generazione che ha rovinato questi ragazzini è la mia, quella dei nonni. Noi che non abbiamo avuto nulla e abbiamo pensato che dare tutto ai nostri figli e nipoti, soprattutto materialmente, potesse compensare. Con mia figlia sono stata fortunata, non è servito, ma mia mamma mi ha dato tante di quelle botte… ma se c’è stata una persona che ho adorato è stata proprio lei. Manca da alcuni anni e la penso sempre con un amore infinito. Perché insieme a qualche
ceffone mi dava l’esempio con il sacrificio, si toglieva il pane dalla bocca per darlo ai figli. Io ho pianto un anno per un paio di jeans e quando poi sono arrivati, anche se erano orribili, è stata una grande emozione. Oggi invece i giovani non hanno più desideri, non fanno in tempo a desiderare qualcosa che già ce l’hanno e questo li limita moltissimo.

Senta, ma a lei farebbe piacere rivedere Mina a Sanremo? Amadeus ci sta provando.

Rappresenterebbe un colpo da maestro, ma non credo ce la farà. Però me lo auguro, perché sarebbe un grande evento. Una signora della canzone come lei, che è sta chiusa in “convento” per cinquant’anni, se dovesse uscire sul palco del festival bloccherebbe l’Italia. Siamo tutti curiosi di vederla, visto che abbiamo una sua immagine di tanti anni fa. Magari non è cambiata, anzi, magari è migliorata come sono migliorata io. Ma se viene a Sanremo la aspetto con gioia!

Cantante, presentatrice, politica, scrittrice e fra poco anche ballerina. A breve infatti la vedremo esibirsi come concorrente di “Ballando con le stelle” su Rai1.

Io dico sempre che la curiosità è la molla per rimanere giovani. Almeno nel cervello, nel fisico oh, uno lotta ma bisogna anche arrendersi. Per adesso non mi arrendo, ma questa è una grande prova. O mi portano via la prima sera in barella, oppure vado fino alla fine per vincere. Io voglio divertirmi, ma prendo seriamente quello che faccio. A Milly Carlucci ho detto: “Non posso ballare il rock and roll, però dammi uno molto forte. Se poi è anche bello è meglio”. Ma deve essere forte fisicamente perché trasportare me non sarà facile…

E per non farsi mancare nulla ha già annunciato di aver iniziato il prossimo romanzo: “La ragazza dai capelli verdi”, la storia di una giovane sensitiva accusata di essere una strega. Non sarà anche questo un libro un po’ autobiografico?

Potrei anche star zitta ogni tanto, questa boccaccia… Ho iniziato a scriverlo, finirò chissà quando. Intantoil personaggio mi piace molto, perché adesso è facile avere i capelli  di tutti i colori, ma all’epoca di quando è ambientata la storia si è scatenato il finimondo, con accuse per la protagonista di essere una streghetta e di portare il malocchio. Non so per ora se è autobiografico, ma per un periodo anch’io sono stata un po’ una sensitiva e mi faceva sentire male.

Anche sensitiva… prevedeva il futuro?

Prima facevo dei sogni che non mi piacevano, perché poi si avveravano. E poi dicevo in giro delle cose che succedevano davvero, per cui la gente intorno mi tormentavano per saperne di più. Era una tragedia, dovevo andare in giro con la sfera di cristallo… Così sono andata da un medico, ho preso qualche tranquillante, delle camomille e il tutto si è allentato. Meno male che è finita!

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