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Giorgio Montanini: “Per la droga ho buttato mezzo milione, andare in coma è stata una fortuna”

L’attore e comico si racconta al podcast Tintoria, ripercorrendo i suoi ultimi anni difficili, tra una pesante dipendenza da droghe al coma: “È stata una fortuna, mi ha permesso di disintossicarmi”.
A cura di Andrea Parrella
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La droga, il coma, la rinascita. Giorgio Montanini ha racconato tutto questo a Tintoria, ripercorrendo i suoi ultimi anni difficili. L'attore e comico ha raccontato a Stefano Rapone e Daniele Tinti i problemi di dipendenza, le circostanze che lo hanno portato a cadere in una sorta di vortice e anche i problemi di salute che hanno messo seriamente in crisi la sua vita.

I problemi di dipendenza da droghe

"La mia dipendenza è nata da circostanze attenuanti ma non giustificanti”, ha raccontato Montanini, Ho perso mio padre, mia madre, mio fratello e il mio migliore amico suicida in 4 anni. Ho sempre creduto nell'importanza della forza mentale ed emotiva. Ma per superare questo problema ho avuto bisogno di sostanze stupefacenti”.

"Ho attenuato le sofferenze con le droghe", spiega Montanini, aggiungendo: "Mi facevo di cocaina e io stavo bene nonostante a casa mia erano morti tutti. La mia famiglia era fantastica e ho colmato un vuoto. Sono arrivato a spendere 400 euro al giorno per cinque grammi di crack, quindi ho buttato mezzo milione di euro”.

"La droga è subdola, ti scatena presunzione"

Una dipendenza che lo ha pian piano distrutto dal punto di vista emotivo, pur avendo un effetto performante dal punto di vista lavorativo: "Da tossico sono riuscito a fare 8 film come I predatori ed Enea con Pietro Castellito. Ma la droga è molto subdola e potente, la cosa peggiore che ti scatena è la presunzione. Pensavo di poterla gestire come mi pareva ma non era possibile. Ti porta a litigare con tutti senza un vero motivo. Per molto tempo dai il meglio di te, poi non riesci più a capire quanto ha preso il sopravvento. Ero in assuefazione”.

Giorgio Montanini in coma

Montanini meno di un anno fa è finito in coma, un'esperienza che lui ha accolto come una sorta di ripartenza: “Tutti lo reputano un dramma, per me è stata una fortuna. A un certo punto sono collassato e questo mi ha permesso di disintossicarmi, purificarmi, rinascere e tornare a vivere come prima. In ospedale la madre superiora mi disse che ero vivo per miracolo. Sono entrato in condizioni pietose, pesavo 160 chili. Ne sono uscito con le analisi perfette e senza crisi d'astinenza. Su 100 pazienti, 99 non si risvegliano. Mi davano per morto. La mia compagna ha evitato di farmi l'estrema unzione solo perché non ero cristiano”.

Dopo un difficile periodo di riabilitazione, Montanini racconta di essersi ritrovato: “Penso che sia stata una presa di coscienza. Ho firmato dalla rianimazione per le dimissioni, credo di essere stato l'unico paziente a farlo in Italia. Quando sono uscito dall'ospedale un’ambulanza mi ha portato da Roma a Fermo. Ero lucido, non ho più avuto il desiderio. Mi ero drogato così tanto che non ho avuto bisogno di riprovare quella sensazione”.

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