Gianni Minà “epurato” dalla Rai: cosa accadde al grande giornalista dimenticato dalla tv
Gianni Minà è stato uno dei giornalisti che ha incarnato il vero significato di servizio pubblico. Attivo in Rai dal 1981, dopo anni di onorato servizio e decine di programmi e documentari sul tavolo, fu ‘epurato' per non farci più ritorno. Lo spiegò bene in alcune interviste, tentando di chiarificare i motivi per i quali si sentì messo ai margini e come riuscì a reagire grazie a sua moglie Loredana Macchietti.
1994 – l'allontanamento dalla Rai con la destra al potere
"Non mi piace fare la vittima. Se ora mi tolgo qualche sassolino dalla scarpa, è perché quest’anno mi sono preso la mia rivincita. A febbraio ho vinto il premio alla carriera al Festival di Berlino", iniziò così la sua intervista a Vanity Fair nel 2007, che tracciò perfettamente le zone d'ombra del suo allontanamento dalla Rai:
Nel 1994, dopo le elezioni vinte da Berlusconi, la Moratti divenne presidente Rai. Io, che ero stato candidato nel centrosinistra a Palermo e che ero stato battuto, come il giudice Caponnetto, fui ricevuto da lei. Ma non mi chiamò più. Seppi poi che la sua assistente, l’ex socialista Giuliana Del Bufalo, avvertiva i direttori di rete che non ero “persona gradita”. Non so a chi.
1996 – l'ultima occasione con Storie su Rai 2
Il cambio di governo del 1996 rimescolò le carte e gli permise di avere un'altra possibilità grazie al neo direttore di rete, Carlo Freccero: "Con l’arrivo del governo di sinistra nel 1996, Carlo Freccero mi mandò su Raidue con il talk show Storie, a mezzanotte e mezzo. Intervistai da Scorsese a Renato Zero, dal Dalai Lama a John John Kennedy, ma anche i genitori di Ilaria Alpi, e loro si accorsero in diretta che le valigie della figlia di ritorno dalla Somalia non avevano i sigilli. Chi li aveva aperti in volo? E perché? Dopo un po’, il programma fu chiuso".
Il rifiuto dei tagli nel caso Ilaria Alpi
Questo passaggio, fondamentale perché ha segnato di fatto la sua uscita dalla tv di Stato, fu scandito anche nell'intervista a L'Inchiesta del 2015: "Su quell’aereo c’erano alcuni ufficiali del corpo di spedizione italiano in Somalia, i servizi segreti, persino un funzionario della Rai Tv. Qualcuno mi chiese di tagliare quello spezzone. Non l’ho fatto". E non fu il solo caso, Minà ne ricorda almeno altri due, sempre collegati al format Storie, il suo canto del cigno.
"A distanza di qualche anno ho saputo che erano arrivate delle lamentele", ha dichiarato, una sicuramente per la puntata con Nino Caponnetto, il fondatore del pool antimafia, per la ricostruzione delle vicende dei magistrati Falcone e Borsellino e di chi li tradì: "A un certo punto, Caponetto si commosse ma io feci in modo che la telecamera non indugiasse sul suo viso. Per me la televisione non è mai stata sensazionalismo". Poi quella con lo scrittore Luis Sepulveda, in cui parlò del colpo di Stato in Cile: "Lucho è un combattente vero, sua moglie era stata torturata. Così diceva cose molto forti contro la dittatura di Pinochet, che qualcuno mi chiese di tagliare. Ovviamente rifiutai".
I motivi: "Fatto fuori a destra e a sinistra"
Sempre a Vanity, confessò chi era ‘l'omone' al quale pare desse fastidio la sua presenza in Rai: "Il problema all’inizio è stato politico: stavo a sinistra e il governo a destra. Ci può stare. Il fatto è che, dopo, sono stato allontanato anche quando governava la sinistra. Nel 1994 Giampaolo Sodano, ex direttore socialista di Raidue, mi rivelò: “Stavi sulle palle all’omone”, che era Bettino Craxi. Anni dopo mi hanno detto: “Stavi sulle palle a Velardi”, che era uno degli uomini di D’Alema. Insomma: prima ho pagato l’arroganza della destra, e poi il pentimento della sinistra di essere stata a sinistra".
La moglie lo salvò portandolo ad auto prodursi
La salvezza dai continui no e dalle porte chiuse all'improvviso? Sua moglie Loredana Macchietti, che lo invitò a mettersi in proprio, puntando sulla sua capacità di auto promozione anche a livello internazionale: "Come si viene epurati? Non ti danno risposte e, se te le danno, ti dicono: non è nella nostra linea editoriale. O: adesso non è il momento. Io scrivevo le proposte su carta, credevo che davvero qualcuno le valutasse. […] È stata mia moglie a spronarmi. Mi ha detto: se continui a elemosinare un colloquio tra un po’ diventerai patetico, sei troppo forte internazionalmente, auto-produciti. Ha avuto ragione".