Gianluca Fru: “Volevo lavorare nell’intrattenimento, da piccolo ero emarginato”
Gianluca Fru è uscito con un libro dedicato alla sua passione: le bandiere. In questa occasione, il Corriere della Sera lo ha intervistato per parlarne: "Mio fratello era ossessionato dalle bandiere e ha imparato molto prima di me a riconoscerle quasi tutte". Lui le ha imparate durante la quarantena, in piena noia e da quel momento ne ha fatto una delle tante gag sui social: "Le bandiere ti spingono ad essere curioso verso il mondo. Ti viene voglia di scoprire Paesi di cui a malapena conosci l’esistenza. Forse non è un caso se la mia altra passione sono le lingue… ma le bandiere sono il biglietto da vista di ogni nazione".
Il sogno di Gianluca Fru
Gianluca Fru racconta di aver sempre sognato di lavorare nel mondo dell'intrattenimento ma ha vissuto il solito contrasto con le aspettative dei genitori: "Mio padre, anche quando avevo iniziato a lavorare con i The Jackal continuava a propormi concorsi pubblici sperando cambiassi idea". Poi, però, è arrivato il successo con la factory napoletana:
L’obiettivo di gran parte della mia adolescenza era lavorare nell’intrattenimento. Poi va detto che non sono mai stato un campione di socialità e nemmeno particolarmente popolare a scuola. Ero passato a vivere da un paesino piccolo della Calabria alla periferia di Napoli: in altre parole ero un esempio dell’emarginazione, ma credo che il mio desiderio di scoprire il mondo e la voglia di rivalsa vengano da lì. Il sogno realizzato? Almeno stando alla quantità di video saluti che mi vengono chiesti. Ho detto ai miei genitori che devono filtrare le richieste, tipo gli irrinunciabili, perché davvero passo il mio tempo a fare quello.
Il rapporto con i social
Nell'intervista, emerge anche l'idea di Gianluca Fru sul mondo dei social: "Viviamo in un mondo iper connesso e globalizzato ma tendiamo a isolarci nelle nostre bolle mediatiche, costruite da algoritmi, ci mostrano quello che più ci piace. Per me è assurdo che non ci venga insegnato da bambini di quanti Paesi è formato il mondo in cui viviamo, ma non è mai troppo tardi per aprire la mente. Ed è qualcosa che dico anche sui miei social. Se con il mio libro farò imparare a qualcuno anche solo una bandiera in più e ad aprire un po’ gli orizzonti, per me sarà un nuovo traguardo raggiunto".