Giampiero Mughini: “La Rai se lo sogna uno come Fabio Fazio”
Anche Giampiero Mughini ha voluto pubblicamente esprimere la sua opinione sull'addio di Fabio Fazio, di Luciana Littizzetto e del format "Che tempo che fa" dal servizio pubblico: "La Rai perde un protagonista, Fabio continuerà invece a fare il mestiere cui si dedica anima e corpo da oltre trent'anni". In una lettera a Dagospia, l'opinionista, scrittore e operatore culturale ha poi riassunto le tappe del rapporto, non sempre idilliaco, tra Fazio e la Rai: "Così è in televisione, tutto dipende dal fatto che sì o no stai simpatico a qualcuno che può. Nonché dal fatto che azzecchi il comparto di pubblico cui rivolgerti". E sulla reazione di Matteo Salvini: "Sono un uomo elegante, non commenterò".
Le parole di Giampiero Mughini
Giampiero Mughini attacca forte la Rai che "se lo sogna di fare alcunché di garbato ed elegante". Ieri, il conduttore a Che Tempo Che Fa aveva ricordato: "Io e la Rai stiamo insieme da 40 anni, siamo la stessa cosa".
La Rai se lo sogna di fare alcunché di garbato ed elegante che sul canale 3 alle ore 20 radunava la bellezza di oltre due milioni di spettatori a botta. E’ semplicissimo. La Rai perde un protagonista, Fabio continuerà invece a fare il mestiere cui si dedica anima e corpo da oltre trent’anni e che lui indossa con la stessa naturalezza con cui uno di noi indossa un abito che s’è scelto e ha voluto a tutti i costi.
La storia di Fabio Fazio in Rai
A questo punto Giampiero Mughini ricorda brevemente i trascorsi anche burrascosi di Fazio in Rai: "Fabio e io ci conosciamo e ci frequentiamo professionalmente da oltre trent’anni. Nei primissimi anni Novanta facevamo combutta in una purtroppo sbagliatissima trasmissione mattutina alla domenica di Rai Tre, una trasmissione che il pubblico punì inesorabilmente. Inviso com’era ad Angelo Guglielmi, l’allora patron del canale 3 della Rai, Fabio venne cancellato dal palinsesto televisivo della Rai".
Ricominciò da zero su un canale privato. E ricordo di essere stato invitato a una puntata di quella sua trasmissione e che a farmi da tassista per andare in studio fu nientemeno che Pupi Avati, il quale assieme al fratello ne era il produttore. Più tardi Fabio traslocò, per volere di Marino Bartoletti, alla conduzione della fortunatissima trasmissione televisiva ”Quelli che il calcio” dove fece anche lì benissimo e dove una volta che mi ci aveva invitato mi riferirono che Guglielmi (il quale non voleva bene neppure a me) rimproverò gli autori per avere invitato un tale “cretino” quale il sottoscritto. Così è in televisione, tutto dipende dal fatto che sì o no stai simpatico a qualcuno che può. Nonché dal fatto che azzecchi il comparto di pubblico cui rivolgerti.
L'invenzione di Che Tempo Che Fa
Poi c'è stata l'invenzione di "Che Tempo Che Fa", programma nato come appendice del meteo e con una componente people, entrando nelle case della gente comune, poi diventato tutt'altro:
Fabio si inventò tutto di “Che tempo che fa” nel settembre 2003 per poi guidarla sapientemente al guinzaglio attraverso tutti e tre i canali Rai, sempre con un gran consenso di pubblico e beninteso di quel determinato pubblico che predilige l’offerta di qualcosa “di sinistra”. Ci trovate qualcosa di strano? Ma nemmeno per idea, se per mestiere fai la comunicazione ti devi pur scegliere una fisionomia e quella fisionomia devi far valere, con il permesso di Salvini. Di quella fisionomia Fabio ha fatto per vent’anni il suo cavallo di battaglia professionale, una televisione comunque di serie A e non è che ce ne siano tantissime.