video suggerito
video suggerito

Giampaolo Rossi: “Il mondo culturale vedeva la Rai come una proprietà privata, l’abbiamo liberata”

L’ad Rai rilascia dichiarazioni destinate a far discutere: “Il mondo culturale ha considerato la Rai come una proprietà privata, un mondo molto arrabbiato nel vedere che oggi la Rai si è liberata”. E su TeleMeloni: “Non esiste”.
40 CONDIVISIONI
Immagine

Giampaolo Rossi, nuovo amministratore delegato Rai, ha parlato alla Festa dell'Ottimismo del Foglio ed è tornato sulla definizione di TeleMeloni: "Non esiste. È surreale parlarne". Non mancano dichiarazioni che susciteranno certamente reazioni da parte del mondo politico e culturale: "Se una parte del giornalismo italiano avesse un approccio meno morboso sulla Rai e ampliasse lo sguardo anche altrove, capirebbe che quella che apparentemente sembra confusione". L'attacco alle lobby culturali: "Forse qualche mondo culturale ha interpretato la Rai come una proprietà privata, in passato. Ed è un mondo culturale oggi molto arrabbiato nel vedere che la Rai si è liberata".

Le parole di Giampaolo Rossi sulla Rai

Nel corso del panel, l'ad Rai ha discusso con il vicedirettore del Foglio Salvatore Merlo, il quale parla di "TeleCasino" più che "TeleMeloni" per la mancata presenza di un indirizzo chiaro, per la presenza di "confusione, esperimenti sballati, trasmissioni che chiudono, fatte probabilmente male" nella proposta Rai:

La Rai è un hub industriale che sorregge l'intera filiera dell'industria culturale italiana. Senza la Rai non ci sarebbe il cinema italiano, la fiction, una buona parte dell'intrattenimento. […] Allora è chiaro che quello che voi vedete come una confusione in realtà è un dinamismo. I programmi si fanno, si provano, si chiudono. Un grande maestro della televisione con cui ho lavorato in passato mi diceva sempre questo: ‘Considera, Giampaolo, che nella televisione di palinsesto ogni tre format nuovi che fai, due chiudono. E uno potrebbe essere quello che ha una lunga durata’. Questo perché la televisione lineare si fonda sull’abitudine, cioè anche sulla possibilità di dare tempo a dei contenuti nuovi e sperimentali di prendere forma. Noi invece oggi viviamo appunto in un dibattito morboso del giornalismo, che ti dice se un format nuovo dopo una puntata deve continuare o meno. Se noi avessi- mo ragionato così, negli anni passati non ci sarebbero stati Ballarò e Floris. Perché la grande rivoluzione nei talk informativi di Ballarò avvenne dopo una stagione intera, co- sì come Carta bianca della Berlinguer. C’è dunque una tendenza a bruciare il tempo dei contenuti, cosa che avviene anche altrove, solo che magari c’è meno morbosità da parte dell’informazione giornalistica.

"Il mondo culturale ha considerato la Rai come una proprietà privata".

Giampaolo Rossi sferra l'attacco a quel "mondo culturale che ha considerato la Rai come una proprietà privata", nel parlare della sua missione come amministratore delegato della Rai. Il servizio pubblico è "il grande luogo di costruzione dell'immaginario nazionale. Che non è mai di parte, non può esserlo: una nazione è una pluralità di racconti, perché è una identità che ne raccoglie altre".

Ci sono stati dei momenti in cui la Rai è riuscita a essere questo racconto nazionale. Ce ne sono stati altri in cui invece probabilmente è stata più incastrata dentro le dinamiche anche ideologiche e politiche. Forse qualche mondo culturale ha interpretato la Rai come una proprietà privata, in passato. Ed è un mondo culturale oggi molto arrabbiato nel vedere che la Rai si è liberata.

La questione dell'egemonia culturale"L'unica egemonia che si può applicare a un'azienda come la Rai è l'egemonia della libertà. Garantire il più possibile che i racconti che lì dentro si esprimono siano in grado di rappresentare la nostra nazione". 

Il futuro della fiction Rai: "Noi abbiamo difficoltà a raccontare la memoria"

La chiusura del dibattito è sul futuro della fiction Rai: "Credo che il mondo della televisione italiana, che è anche il mondo del cinema, della grande narrazione per immagini, in Italia abbia avuto grande difficoltà a raccogliere il tema della memoria storica. Perché ogni volta che si parla di memoria storica nel nostro paese entrano in campo chiavi di lettura molto ideologiche. […] Credo che se gli americani avessero avuto Garibaldi e l’impresa dei Mille, l’avrebbero trasformato in un grande affresco hollywoodiano: noi abbiamo difficoltà perfino a raccontare l’epopea che ha creato l’Italia. Che è un’epopea da un punto di vista narrativo pazzesca. La storia di Garibaldi non si può non raccontare nel modo in cui dovrebbe essere raccontata". 

40 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views