Gessica Notaro torna a nuotare con i delfini a cinque anni dall’aggressione con l’acido
Gessica Notaro torna in quella che per anni è stata la sua casa, almeno dal punto di vista lavorativo, ovvero l'Oltremare di Riccione dove dodici anni fa era una delle addestratrici dei delfini del noto parco acquatico. Dopo la tragica aggressione con l'acido del 2017, a seguito della quale ha dovuto affrontare prove difficili, attraversare dolori e sofferenze fisiche e psicologiche, è tornata in uno dei suoi posti del cuore, fonte da sempre di estrema felicità.
L'emozione di Gessica Notaro
"Oggi sono più emozionata di quando sono salita sul palco dell'Ariston per il Festival di Sanremo" ha dichiarato la 32enne che indossando nuovamente la muta non ha esitato un attimo per gettarsi in acqua per accompagnare i delfini in una danza che, ancora oggi, è uno degli spettacoli che più appassiona il pubblico dell'Oltremare di Riccione. Un'occasione quella vissuta sabato 2 luglio 2022, non solo per riprendere familiarità con un lavoro che ha sempre amato, ma anche per raccontare la sua storia e il suo legame con gli animali, ringraziando anche i colleghi del parco acquatico: "Se sono diventata quello che sono oggi è anche merito di queste persone, con le quali ho trascorso diversi anni della mia vita".
Gessica Notaro racconta la sua esperienza
Gessica Notaro, quindi, racconta i cambiamenti di questi anni, soprattutto dal punto di vista fisico, dovuti alle varie operazioni seguite all'aggressione con l'acido, sottolineando come nel mondo animale non esistano pregiudizi, concetto che dovrebbe far proprio anche l'uomo:
In questi 12 anni sono visibilmente cambiata ma ai delfini non interessa. Per loro sono sempre la stessa Gessica. I nostri amici animali, a differenza nostra, non sono dotati dell'uso della parola. Nonostante comunichino con un linguaggio non verbale, riescono forse a capirsi meglio di noi. E ogni giorno ci ricordano l'importanza di valori come amicizia, affetto, amore, rispetto. Cose che a volte noi umani dimentichiamo. Forse perché siamo troppo occupati a giudicare il prossimo.