Georgie Henley di Narnia: “Avevo paura che le mie cicatrici mi impedissero di lavorare”
Georgie Hanley, l'attrice che ha interpretato Lucy Pevenise ne Le Cronache di Narnia, ha parlato per a prima volta della malattia di cui ha sofferto e delle cicatrici che questa ha lasciato sul suo corpo. Segni che, per anni, ha tenuto nascosti per paura di non essere accettata nel mondo del cinema e dello spettacolo di cui ancora oggi fa parte.
La malattia di Georgie Hanley
In un lungo post pubblicato su Instagram, la giovane attrice ha raccontato di aver contratto la fascite necrotizzante quando era diventata da poco maggiorenne: "Ero alla mia sesta settimana di Università, ho contratto la fascite necrotizzante, un'infezione rara ed estenuante, che ha quasi distrutto la mia vita e devastato tutto il mio corpo".
L'infezione ha costretto Georgie Hanley a passare un periodo in ospedale, dove è stata sottoposta a un lungo intervento chirurgico per evitare l'amputazione della mano e del braccio sinistri e poi a un percorso di ricostruzione:
Per prevenire l'amputazione della mano sinistra e del braccio sono stata sottoposta a un intervento chirurgico invasivo estenuante e in seguito a un'ampia ricostruzione chirurgica che mi ha lasciato una serie di innesti cutanei e cicatrici. Mi ci è voluto molto tempo per guarire sia fisicamente che mentalmente, ma speravo che un giorno ci sarebbe stato il momento giusto per parlare di quello che è successo.
La paura di non essere accettata per le cicatrici
Georgie Hanley ha ammesso che per anni ha nascosto le sue cicatrici nell'ambito lavorativo, in tutti i modi possibili, perché preoccupata di non riuscire più ad ottenere nuovi ruoli:
Indossavo bende o rivestimenti, trucco sul set e sul palco, maniche lunghe ogni volta che potevo essere fotografata, pantaloni in modo da poter mettere la mano in una tasca. L'industria di cui faccio parte spesso si concentra su un'idea molto ristretta di ciò che è considerata ‘perfezione' estetica, e ho paura che le mie cicatrici mi impediscano di ottenere un lavoro. La verità è che non esiste una cosa come ‘perfezione', ma vivo ancora con la vergogna di sentirmi diversa, accentuato dalle aspettative che sono arrivate con l'inizio della mia carriera in giovane età.
Oggi però l'attrice le mostra con orgoglio, sopratutto al lavoro, perché ha capito che "non sono qualcosa di cui vergognarsi", ma una "mappa del dolore" che ha sopportato negli ultimi anni. Ha poi ringraziato l'ospedale di Addenbrooke per le cure e tutti coloro che l'hanno aiutata e supportata in questo percorso, dagli amici alla famiglia.