Emanuele Crialese a Venezia con L’immensità: “Sono nato donna. Ho solo scelto se vivere o morire”
Emanuele Crialese cattura l’attenzione del pubblico alla Mostra del Cinema di Venezia. L’attore romano porta L’immensità, il film trainato dalla presenza nel cast di Penelope Cruz che racconta in modo autobiografico un mondo interiore, il suo. È la storia di una ragazzina, Adriana interpretata da Luana Giuliani, che sente di essere un maschio: “Mi avete creato male”, spiegherà ai genitori. Insieme alla madre affronta “l’immensità”, quella della presa di coscienza arrivata fin troppo presto e la richiesta di libertà ad un mondo, quello dell’Italia anni ’70, che non è pronto ad assecondarla.
Il coming out di Crialese, la sua storia ha ispirato il film
“Sono nato biologicamente donna”, spiega il regista alla conferenza stampa del film presentato a Venezia. Il suo coming out è una rivelazione spontanea, leggera, che spera possa non oscurare l’impegno del suo film accolto da 12 minuti di applausi. Eppure non c’è altro modo di raccontarne la trama se non passando per la sua storia personale. “Il personaggio di Adriana è nessuno, che sono io. È ispirato alla mia infanzia, alla mia storia trasfigurata”, chiarisce Crialese. Nella Roma degli anni ’70 la ragazzina che era cresce in una famiglia in crisi, dove il padre è un traditore seriale che picchia la moglie e la madre si fa carico del dramma della figlia per uscire, pur nel dolore, da quella dimensione ristretta.
“Il mio percorso è stato molto diverso da quello che potrebbe essere il percorso di un ragazzo di oggi. La cosa importante è stato riuscire a trasformare quel dolore, ricreando delle storie”, spiega il regista. “Ad un certo punto ho dovuto fare una scelta, che non è la solita scelta dell’essere o non essere, ma la scelta di vivere o morire. Non si sceglie di intraprendere un percorso del genere. Ci si nasce”.
Il cambio di sesso, un pegno per la società
"Io sono quello che sono, perché devo rassicurare? C'è bisogno che io dica se sono maschio o femmina? Sono quello che lei ha davanti, non basta?", si chiede Emanuele Crialese in un'intervista al Corriere della Sera. Oggi è a tutti gli effetti un uomo, per lo Stato italiano che ha voluto il suo cambio di sesso perché fosse riconosciuto come tale. Per lui, non la parte fondamentale del suo percorso.
La donna che è nato e l'uomo che è oggi convivono e lo rendono la persona che è diventato, l'artista capace di raccontarsi tramite il mezzo cinematografico. "Per cambiare la A con la E del mio nome ho dovuto lasciare un pezzo del mio corpo, il pegno che mi ha chiesto la società, sennò non avrei potuto cambiare nei documenti", spiega il regista. Poi affonda prendendo posizione: "Voglio dire una cosa politica: questo Paese sta cambiando, siamo impauriti, tutto si può fare tranne avere coraggio".
Penelope Cruz è la donna per eccellenza
Nel film, come nella vita di Emanuele Crialese, resta fondamentale la figura femminile, mai tralasciata nel suo percorso di transizione: “La donna è la parte migliore dell’uomo che sono, è quella dentro di me, è l’oggetto dei miei desideri, è lei che ascolto più volentieri. La donna è un campo di battaglia, dà la vita, allatta, rinuncia, si sacrifica, ha lottato per emanciparsi. Descrivere un uomo sarebbe noioso”. Insieme alla madre, interpretata da Penelope Cruz archetipo femminile per eccellenza, Adriana affronterà il viaggio immenso della transizione. “Mia madre si nascondeva insieme a me. Era una donna che negli anni ’70 e ’80’ era sola con questo problema. Per me era un modo di esistere, per lei era un problema”.