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Elisabetta Franchi dopo la condanna: “La mia era una denuncia. In azienda il 78% sono donne”

Elisabetta Franchi commenta la decisione del giudice di condannarla per le frasi discriminatorie in merito a donne e lavoro. La stilista ha spiegato che le sue parole erano volte a denunciare la condizioni delle donne, che devono scegliere tra vita privata e carriera.
A cura di Gaia Martino
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"In quelle parole non mi rivedo, quella frase non mi rappresenta", così Elisabetta Franchi questa mattina commenta la decisione del giudice di condannarla per le frasi discriminatorie a proposito di donne e lavoro. La Betty Blue, società della nota stilista, dovrà pagare una multa di 5 mila euro a titolo di risarcimento nei confronti dell'Associazione nazionale Lotta alle Discriminazione e dovrà organizzare corsi di formazione in azienda annuali, ai quali lei stessa dovrà partecipare.

Il commento di Elisabetta Franchi

Intervistata da Il Giornale, Elisabetta Franchi in merito alla condanna per le frasi discriminatorie a proposito di donne e lavoro ha risposto: "In quelle parole non mi rivedo, quella frase non mi rappresenta, con il significato che mi è stato attribuito. Io parlavo della classe dirigenziale. Delle persone ai vertici. Non parlavo degli operai né degli impiegati. E dicevo che i dirigenti comunque arrivano a certi livelli solo a una certa età. Ed è la pura verità. Non è che esci dall'università e diventi dirigente. C'è un percorso, richiede qualche anno". La stilista ha spiegato di avere un'azienda con 300 dipendenti di cui il 78% donne, under 40. "Ho cinque dirigenti donne. Tra gli operai c'è un 51 per cento di donne, tra gli impiegati l'80 per cento. Mi sa dire dov'è la discriminazione?" ha continuato, spiegando che le sue parole erano volte a denunciare:

Io semplicemente ho detto che per le donne spesso c'è quel famoso tetto di cristallo che tutti sappiamo. La mia è stata una denuncia. È inutile che facciamo finta che non sia così. Tante ragazze restano a casa perché hanno un bambino, e perché non si trova l'asilo nido, oppure costa troppo, e per tante altre ragioni. Si fermano lì. Preferiscono rinunciare al lavoro. Denunciavo il fatto che le donne spesso devono scegliere tra la vita privata e la carriera.

Tornando sulla dichiarazione, ha continuato: "Tra l'altro in quella dichiarazione per la quale sono finita sotto processo dissi: io sono donna e ho un'impresa soprattutto di donne. Quello che dico non riguarda la mia azienda: vi dico come ragionano gli imprenditori. E vi segnalo i problemi che ci sono sul lavoro".

La sentenza: "5000 euro ai querelanti e corsi per i dipendenti"

Elisabetta Franchi ha spiegato, nel dettaglio, in cosa consiste la sentenza che l'ha condannata: "Devo pubblicare come da prassi obbligatoriamente un articoletto su un quotidiano nel quale credo devo scrivere un pezzo della sentenza, fare mea culpa. Devo dare 5000 euro ai querelanti e organizzare dei corsi per i dipendenti. Che già faccio da tempo" ha spiegato. Dovrà istituire, infatti, nella sua azienda un corso di politically correct che sarà obbligata lei stessa a seguire, per imparare a non dire mai più che lei assume "solo donne ultraquarantenni", si legge su Il Giornale.

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