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Edoardo Raspelli: “Da quando sono stato licenziato, non vado più al ristorante. Sono più vanitoso che grasso”

Giornalista, conduttore e critico gastronomico, Edoardo Raspelli ha parlato della sua carriera in tv e della vita di oggi: “Da quando sono stato licenziato da Il Gusto, non vado più al ristorante, chi se lo puo’ permettere? Oggi devo lavorare”.
A cura di Elisabetta Murina
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Edoardo Raspelli è stato per anni volto del programma Melaverde. Conduttore, giornalista e critico gastronomico, ha raccontato per anni la cucina italiana insieme a Ellen Hidding, entrando nelle case degli italiani. Tuttavia, come ha confessato in una lunga intervista rilasciata a Il Giornale, "al ristorante non vado più da quando sono stato licenziato con una mail da ilgusto.it". 

La vita di Edoardo Raspelli oggi

Una lunga carriera alla conduzione di Melaverde ha reso Edoardo Raspelli un volto familiare della tv, oltre che del mondo dei critici gastronomici. Per anni ha infatti scritto per la rinomata guida de Il Gusto e Guida dei ristoranti dell'Espresso, anche se ha ammesso: "Non mi hanno mai pagato molto". Da quando è stato "licenziato con una mail dal sito de Il Gusto" non mette più piede in un ristornante: "Chi se lo puo' permettere?". Oggi è lontano dalla tv e vive grazie a due pensioni, oltre che a un'agenda fitta di appuntamenti: "Devo lavorare e il verbo dice tutto. Sono più vanitoso che grasso, Stamattina la bilancia diceva 96 chili". 

L'infanzia di Edoardo Raspelli: la depressione e gli abusi sessuali

Raspelli ha raccontato di aver vissuto un'infanzia e un'adolescenza piuttosto difficili: "Sono sempre stato un depresso, fin da ragazzo. Allora il liceo Parini era una caserma. Ebbi un esaurimento nervoso nel ’66 e anche nel ’68 e in entrambi i casi mi ritirai a metà anno”. Fu vittima di abusi sessuali in tre occasioni distinte, da parte di compagni di classe, che lasciarono in lui un certo senso di colpa: 

In quinta elementare un compagno di due anni più grande mi portò nei bagni e si fece toccare. Mi spiegò anche come nascevano i bambini. Poi mi ricapitò in seconda media con un altro amico, però fu lui a toccare me e siccome io provai piacere mi sentii mortalmente in colpa. E accadde una terza volta con un gruppetto di quindicenni come me. Mi tapparono la bocca e furono loro a toccare me anche quella volta. Stesso epilogo, stesso senso di colpa.

Anche la scoperta della sessualità provocò in lui delle difficoltà: "Ognuno di noi, compreso me, ha un angolino di omosessualità. Ma mia madre una volta mi disse che mi avrebbe preferito morto piuttosto che omosessuale. Non lo scorderò mai”.

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