“Io sono stata cresciuta da due donne, mia madre e mia nonna: le sembro venuta su male?”. Ricordare Raffaella Carrà a un anno dalla scomparsa non è certo impresa semplice. Soprattutto perché lei non è "scomparsa". E mai lo sarà davvero.
Raffaella Maria Roberta Pelloni, classe 1943, è stata un’attrice bambina. Il nome d’arte glielo consigliò un regista cinematografico appassionato di pittura in omaggio a due artisti: Raffaello Sanzio e Carlo Carrà, celeberrimo futurista. Quante volte Raffaella nella sua lunghissima carriera ha portato l’Italia intera nel futuro semplicemente comparendo in tv? Che avesse davanti Alberto Sordi, Corrado o una boccia di fagioli, la Raffa ha sempre pigiato al massimo l’acceleratore di una macchina del tempo invisibile ma dalla velocità impressionante.
Senza avere mai l’aria di chi volesse insegnare una qualche lezione, intere generazioni hanno imparato da lei e tuttora seguono i suoi passi, il suo sorriso, la leggerezza con cui veicolava messaggi di indipendenza e civiltà, rimanendone folgorate. Altro che Ferragnez e compagnia, Raffaella Carrà è stata la prima vera influencer. Forse l'unica di cui avevamo veramente bisogno. Per fortuna, ha ancora tantissimo da raccontare. E questa volta, comincia lei.
C’è chi dice che se ne parli troppo e, viceversa, altri sostengono che non le siano stati resi abbastanza omaggi durante l’ultimo anno televisivo. C’è stato lo splendido tributo, quasi un ologramma coreografato, al Festival di Sanremo, il ricordo un po’ goffo dell’Eurovision, ma a celebrarla ogni giorno restano i cuori di chi l’ha amata e la ama tuttora.
Il motivo appare chiaro fin dalla sua prima apparizione-scandalo: era il 1970, in Italia era appena passata la legge sul divorzio e la Democrazia Cristiana preventivava per tutti l’inferno. Raffaella, figlia di una delle prime donne di Bologna dichiaratamente separate, si presentò in tv al fianco di Corrado con l’ombelico scoperto e una gonna sopra al ginocchio. Il conduttore non fece un plissé davanti a tutta questa impensabile e ostentata femminilità, ma furono in molti tra vertici Rai e pubblico bigotto a farsi il segno della croce. Non abbastanza, però, da impedire alle donne di cominciare a scoprire i loro corpi, realizzando d'improvviso come non fossero una vergogna.
Solo pochi mesi dopo, la prima messa in onda televisiva del Tuca Tuca. Se già il testo, di Boncompagni e Pisano, lasciava poco spazio all’immaginazione, la Raffa raddoppia: si inventa un balletto in cui smanaccia ironicamente un divertito Alberto Sordi. Il siparietto, inizialmente censurato, viene concesso in quanto gag comica. Il messaggio, però, è chiaro: la Raffa incoraggiava tutte le donne a mostrarsi, scegliere, toccare, a fare l’amore, perfino. Perché non c'era nulla di "demoniaco" nella femminilità. Per gli anni Settanta, un’idea fuori da ogni grazia di Dio. Intanto il fenomeno Raffa non si arresta, divampa. È il marzo del 1978 quando le radio di tutto il mondo trasmettono quanto sia bello fare l’amore da Trieste in giù, con chi hai voglia tu. E “Tanti auguri” ai bigotti di ogni dove.
Spregiudicata con garbo, tempestata di paillettes e naturale eleganza, Carrà è stata ed è una creatura ben stramba. Nonché rarissima. Icona gay ancora prima che la parola “gay” potesse essere pronunciata ad alta voce nel nostro Paese, difende anche il diritto di ogni donna a non diventare madre, se ritiene. “Viaggio troppo per lavoro, non volevo far crescere mio figlio in valigia”, ha detto più volte dovendo spiegare la propria “mancata” maternità alle insistenti domande della stampa.
Siamo agli anni Ottanta e nove milioni di telespettatori la guardano quotidianamente a mezzogiorno su Rai 1 nella speranza di poter dire “Pronto, Raffaella?”. Qui Carrà aveva a disposizione “solo” il proprio carisma e un vaso di fagioli. Forse all'epoca, qualunque cosa sarebbe sembrata appetibile a un pubblico che non poteva contare su grandi svaghi, oltre alla televisione. Per fortuna, a catalizzare l’attenzione di tutti, c’era la Raffa.
I nati negli anni Ottanta la ricordano per Carramba: abbinato alla Lotteria Italia o a reunion famigliari nello stile che poi sarà quello di C’è Posta per te, ancora oggi il titolo del programma è di uso comune, sinonimo di sorpresa. Lei, regina dello show, teneva le fila del racconto portando sui nostri piccoli schermi i sentimenti della gente comune. È così che, ancora una volta, sostanzialmente si inventò quelli che sarebbero stati i contenuti della televisione del futuro. Ma questo non significa che fosse diventata d'improvviso "borghese": la costante presenza dei Carramba Boys, un plotone di maschioni bellissimi e muscolosi che ballavano e “davano i numeri” di bianco attillati intorno a lei, sovvertiva il concetto stesso di “Veline”.
A Raffaella dobbiamo anche il ritorno dell’Eurovision. Era il 2008 quando pretese e ottenne di avere ospite a Carramba! Che fortuna il vincitore di quell’anno, il russo Dima Bilan, approfittando dell’occasione per lasciar scorrere in diretta su Rai 1 le immagine di uno show maestoso che l’Italia si stava perdendo dal 1997. Da lì, la Rai impiegò tre anni a ripuntare i riflettori sulla kermesse.
E il resto è storia: la finale dell’Eurovision 2022, in diretta da Torino, ha avuto 6.590.000 spettatori, con il 41,9% di share. Emozionanti le lacrime della conduttrice Laura Pausini che, alla vigilia dello show, si commosse ricordando che avrebbe tanto voluto avere al suo fianco sul palco proprio Raffaella, vera ispiratrice di questo grande ritorno.
Futurista, scandalosa, leggerissima e monumentale, Raffaella Carrà mostra ancora oggi quanto valga andare fieri di essere se stessi in ogni momento, a prescindere dalle contingenze. Anche per questo la Raffa è. E sarà per sempre.