Dargen D’Amico: “Multe salate se canti e critichi un Paese alleato con l’Italia che lancia le bombe”
Dargen D'Amico è stato ospite di Geppi Cucciari nella puntata di Splendida Cornice trasmessa giovedì 28 marzo. L'artista, sia nel monologo che nell'intervista rilasciata alla conduttrice, è tornato a parlare delle polemiche che lo hanno investito quando, sul palco del Festival di Sanremo 2024 e poi a Domenica In, parlò dei migranti ma anche dei bambini che muoiono sotto le bombe rimarcando come il silenzio renda tutti responsabili di quel dramma.
Dargen D'Amico sulla polemica a Sanremo 2024: il monologo a Splendida Cornice
Dargen D'Amico, dicendo di fare un esempio a caso, è tornato a parlare dell'esperienza sanremese, dove venne accusato di fare politica, anziché limitarsi a cantare la sua canzone: "Se partecipi ad una gara di canzoni e ti senti di dire che è inaccettabile, umanamente ingiustificabile bombardare un ospedale uccidendo innocenti, bambini, mamme, il personale medico, massacrare giornalisti, potrebbe arrivare qualcuno e dire ‘Eh no, eh no, tu stai facendo politica. Sei un cantante, pensa a fare il cantante’. Tu ribatti che tecnicamente non sei esattamente un cantante. ‘No, sei un cantante. O canti, o multa". E ha continuato nel suo intervento:
Se ti scappa di dire ‘cessate il fuoco’, multa di 500 euro. E la multa si fa più salata se il Paese che critichi pubblicamente perché lancia le bombe sull’ospedale ha degli accordi commerciali con lo Stato e con le aziende italiane. Perché non si disturba chi fa il nostro interesse economico. Che poi sarebbe da capire quali sono le migliorie che il nostro silenzio complice porta all’economia reale di questo Paese. Più il Paese che critichi è nostro alleato e più salata sarà la multa, perché molto semplicemente la cosa che proprio non si può dire è che non è sempre vero che noi siamo quelli buoni, non è sempre vero che puoi dividere il mondo in due, da una parte noi, la parte giusta, quelli civili.
Dargen D'Amico non poteva tacere davanti all'orrore della guerra
Geppi Cucciari, allora, gli ha chiesto se si aspettasse tanto clamore dopo le sue dichiarazioni sul palco dell'Ariston. L'artista ha spiegato perché ha sentito di dovere intervenire: "Su quel palco ero lì a cantare una canzone, ma in qualche modo sono stato influenzato dal fatto che in quei giorni la stampa non riportasse in maniera imparziale le notizie che arrivavano dal Mediterraneo. Questa cosa mi straniva, mi faceva sentire molto a disagio, quindi per empatia umana ho sentito di comunicare delle cose”. Poi, però, qualche giorno dopo precisò di non voler essere politico. Un gesto che è stato percepito come una sorta di ritrattazione. Al riguardo, Dargen D'Amico ha precisato cosa intendesse dire:
La politica in qualche modo è anche un po' l'arte di intercettare dei voti, di guadagnare delle simpatie, di sfruttare temi di cronaca tragici per guadagnare qualche elettore. È l’arte della discussione. In quel caso non c’era da discutere, era passato il momento della discussione. Era il momento di condividere l'umanità di altre persone che venivano bombardate dentro gli ospedali. Bambini nelle incubatrici senza elettricità. Secondo me lì non c'era più da discutere, c'era da chiedere, da imporre la necessità di tornare al tavolo delle trattative, alla diplomazia, di fermare tutto. Io immagino che sia capitato a tutti in questo periodo, di sentirsi a disagio con il mondo nel quale stiamo vivendo.