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Da Sanremo a Le Iene, mettere Sinner contro la Tv italiana è uno sport nazionale

Con il suo modo di essere, Jannik Sinner ha generato involontariamente un populismo che porta a caricare ogni gesto vada nella direzione di una punizione al mondo della Tv generalista, che prima non si interessava di tennis e ora vuole spolparlo. Un populismo che, come tutti i populismi, si alimenta di prese di posizione spesso pretestuose e basate su falsità: dal caso del no ad Amadeus a Sanremo a quello del no alle Iene per una semplice partita di ping pong.
A cura di Andrea Parrella
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Il fenomeno Jannik Sinner si ingigantisce sempre più. La parabola del tennista altoatesino, che punta alla testa della classifica mondiale, sembra in costante ascesa. Non piace solo perché vince, ma soprattutto per come ci riesce, mettendo il suo talento al servizio dell'impegno quotidiano, la costanza che non lo abbandona mai, la filosofia dell'imparare dalle sconfitte e crescere a ogni sbavatura. Sinner come esempio, l'opposto di qualsiasi pregiudizio, un modello perfetto, in totale controtendenza rispetto all'immagine dello sportivo fuoriclasse, che secondo un'idea classica può concedersi delle sporcature in nome di un talento che basta da solo.

Nella ricetta del ragazzo gentile, per bene, saggio, mansueto, pacato e suoi sinonimi, assume un valore cruciale il rapporto che l'atleta ha con i mezzi di comunicazione. In particolare, due sono gli ingredienti cruciali del sinnerismo come filosofia: il no ai social e l'ostilità incondizionata alla Tv. Ma se il rifiuto dei social network può essere visto come un gesto di salubrità mentale per un atleta giovanissimo, per altro figlio di una generazione che abbraccia l'idea della dieta social come possibilità, diverso pare il discorso legato alla televisione.

L'ostilità di Jannik Sinner alla Tv pare essere qualcosa di indotto, frutto di come una particolare schiera di seguaci, quelli della prima ora, lo vorrebbero. Un anti populismo che, sostanzialmente, si è formato con tre eventi: la finale degli Australian Open non trasmessa in chiaro, la vicenda del no di Sinner a Sanremo e quella, più recente, del presunto no di Sinner a Le Iene.

Le accuse alla Rai per la finale degli Australian Open non trasmessa

Nel primo caso, molti ricorderanno il clamore scatenato dalla mancata messa in onda in chiaro e gratuita della finale degli Australian Open dello scorso gennaio, che si chiuse con la prima vittoria di Jannik Sinner in un torneo Slam. I diritti televisivi erano di Discovery, che avrebbe potuto trasmettere sul NOVE la finale e che invece preferì proporre solo una sintesi, privilegiando gli abbonati. In quel frangente, le accuse furono tutte per la Rai, colpevole di non aver acquistato i diritti per la singola partita. Polemica piuttosto pretestuosa, se si considera che Rai, in quanto servizio pubblico, ha diritto di acquistare eventi sportivi di chiaro interesse nazionale solo se questi rientrano in una lista specifica, in cui non figurano le finali Slam.

Il caso Sanremo e il no di Sinner ad Amadeus

Alla questione degli Australian Open fa immediatamente seguito la vicenda Sanremo, con Amadeus che chiama Sinner al festival per omaggiarlo dopo la vittoria in Australia, sollevando un'immediata onda di contestazione a questa proposta. Al fronte polemico verso la partecipazione eventuale di Sinner a Sanremo si unisce persino il presidente della Federazione Italiana Tennis, Binaghi, dicendo che sarebbe stata una delusione se il tennista avesse deciso di andarci. E infatti Sinner a Sanremo non ci va, assecondando certamente una sua scarsa propensione alle apparizioni pubbliche, ma favorendo al contempo questa narrazione del tennista che punisce la televisione. Per inciso, l'ospitata di Pecco Bagnaia a Sanremo, con poco più di un minuto sul palco e il semplice lancio di una canzone dimostra che, fatte le dovute proporzioni di popolarità tra i due sportivi, Sinner non sarebbe stato chiamato certo a cantare Adesso Tu di Eros Ramazzotti sul palco.

La vicenda del presunto no di Sinner a Le Iene

Arriviamo al caso più recente che riguarda Le Iene, con Sinner avvicinato dall'inviato del programma, Stefano Corti, in occasione del torneo di Monte Carlo. Corti gli propone una partita a ping pong dopo l'allenamento, Sinner, prova a defilarsi, sempre con gentilezza, dicendo che ha dei massaggi da fare, poi Corti pare riuscire a strappargli la promessa per due scambi dopo il trattamento. Uno scambio che viene letto come il gran rifiuto di Sinner a Le Iene, la lezione del tennista al programma di Italia 1. C'è chi addirittura, nella folta schiera di influencer riferita a una specifica bolla corsa immediatamente a rimarcare il gesto del tennista, sottolinea il rapporto antitetico tra Le Iene "programma dispensatore di fake news" e Sinner come personaggio esemplare di un'Italia diversa. Un altro evento che rafforza la retorica dell'eroe che la fa pagare alla Tv sporca e cattiva. Come poche ore dopo è stato dimostrato dallo stesso inviato de Le Iene alcune ore dopo, il servizio è stato effettivamente realizzato e gli scambi a ping pong, con Sinner, sono avvenuti.

L'incontro tra Sinner e Le Iene

L'effetto Berrettini

Il comune denominatore di questi tre casi è proprio la televisione generalista e il mondo che essa rappresenta. L'idea che attraverso Sinner vi sia volontà di punire un mezzo di comunicazione colpevole di un disinteresse generale per il tennis come disciplina e un'attenzione  improvvisa, quasi spasmodica, solo ora che c'è un campione da spolpare. A questo aspetto va aggiunto l'altro pezzo di racconto che si muove subliminalmente, ovverosia che l'atteggiamento di Sinner sia un antidoto al cosiddetto effetto Berrettini, associando pretestuosamente il calo di prestazioni del tennista romano al suo "concedersi" al mondo dello show business nel periodo successivo alla finale di Wimbledon, con relazione sentimentale con showgirl ammessa, cosa per la quale sia Berrettini che Melissa Satta sono stati, per assurdo, chiamati a rispondere. Niente di più populista, se consideriamo la sequela di infortuni invalidanti dei quali è rimasto vittima Berrettini negli ultimi due anni, che avrebbero limitato qualsiasi atleta.

Insomma, il populismo sinneriano è una materia interessante che si muove in maniera indipendente rispetto ai gesti e le reali intenzioni dell'atleta. Un caso con queste caratteristiche alle quali, forse, assistiamo per la prima volta in Italia. L'esaltazione di qualsiasi frase o gesto del tennista che possa rafforzare minimamente la sua rettitudine e l'impermeabilità alle sirene dello showbusiness, si sintonizza alla perfezione con i tratti caratteriali di un personaggio apparentemente estraneo a certi stimoli. Sarà altrettanto interessante scoprire se e per quanto questa logica perdurerà.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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