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Cristina D’Avena: “Silvio Berlusconi mi invitava spesso ad Arcore, era il mio punto di riferimento”

Cristina D’Avena ricorda gli esordi negli anni ’80 con Five Records, l’etichetta di Silvio Berlusconi, con il quale instaurò subito un ottimo rapporto: “Lui c’era per qualsiasi problema. Mi diceva sempre ‘Cristina sorridi e testa alta’”.
A cura di Giulia Turco
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Cristina D’Avena si racconta in un’intervista al Corriere della Sera, passando per un ricordo di Silvio Berlusconi, scomparso da pochi giorni, al quale deve l’inizio della sua carriera nel mondo delle sigle per la tv dei ragazzi. Fu infatti grazie alla Five Records, l’etichetta fondata da Berlusconi, che il suo nome iniziò a circolare nei primi anni ’80. Erano i tempi de I Puffi e Kiss me Licia.

I rapporti con Silvio Berlusconi

Da Bologna la cantante si trasferì nella Milano degli anni ’80, che aveva appena 17 anni. “Era l’alba di Canale 5, cercavano una sigla per Pinocchio e ai provini scelsero me”, racconta al Corriere della Sera. “Firmai un contratto e per oltre 20 anni abitai al Jolly residence di Milano 2, tutt’ora il mio posto del cuore”. In quegli anni strinse i rapporti anche con il presidente Berlusconi: “Era il mio punto di riferimento, sempre presente se avevo un problema”, racconta D’Avena. “Mi invitava spesso ad Arcore con il mio staff, anche per un giorno intero, per coinvolgermi nello sviluppo della tv dei ragazzi: “Sorridi sempre, Cristina, e testa alta”. E poi chiacchiere, risate, fiori al mio compleanno”.

La carriera e il desiderio di diventare madre

A 58 anni si sente appagata per la lunga carriera che ha alle spalle, che ancora oggi la porta in giro per l'Italia dove ci sono folle di nostalgici pronti ad acclamarla. "Non ho scritto io i testi, quindi nessun incasso per i diritti d'autore", racconta quando le viene chiesto se abbia guadagnato parecchio in tutti questi anni. "Ma ho ho venduto 7 milioni di dischi e funziono ancora. Quando presi la patente mi regalai una Bmw cabrio, la mia prima macchina. Ricordo mio padre sconvolto:Ma quanto hai speso?”". L'unico, se così si può dire, rimpianto è quello di non aver realizzato il desiderio di diventare madre. "Ho lavorato tanto senza guardare l’ora, ecco, l’orologio biologico che non fa sconti", si confida. "Quando mi sono resa conto che era tardi, d’aver perso tempo, sì: mi è dispiaciuto. Fossi madre sarei più felice. Non so se sarà un rimpianto, di certo non è un pensiero che mi assilla, un’ossessione. Perché mi sento una donna realizzata, inserita, apprezzata".

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