Chiara Ferragni, anche il brand Monnalisa “sta valutando” di chiudere la collaborazione
L'impero di Chiara Ferragni sta pian piano scricchiolando. Un altro brand, infatti, starebbe valutando di recidere il contratto di collaborazione con l'influencer, si tratta di Monnalisa, noto marchio di abbigliamento per bambini con cui da tempo Ferragni lavora. La notizia è stata riportata da Repubblica, secondo cui il consiglio d'amministrazione dell'azienda è stato convocato per decidere sul da farsi, a seguito di quanto accaduto dopo il caso Pandoro – Balocco. Intanto, l'imprenditrice digitale è stata indagata per truffa dalla procura di Milano.
Il brand Monnalisa valuta di recidere il contratto con Ferragni
Dopo Safilo e Coca Cola che hanno comunicato lo stop delle loro collaborazioni con Chiara Ferragni, adesso anche la sorte del marchio Monnalisa è in bilico, come riferito a Repubblica dalla Creative Director del brand, ovvero Barbara Bertocci. L'azienda "sta facendo valutazioni sul futuro" insieme all'influencer, qualora fosse confermata la voce di una nuova rescissione, sarebbe una scelta che ricalca perfettamente la percezione di quanto accaduto in queste settimane dopo lo scoppio del Pandoro-gate. Il noto marchio di abbigliamento per bambini stipulò un contratto con Ferragni nel 2020, e ad oggi è stato convocato un consiglio d'amministrazione affinché si decidano le sorti di una collaborazione che prevedeva la creazione di due collezioni del noto brand col nome dell'imprenditrice digitale, adesso già in lavorazione. Il contratto è valido fino al 2025, e il brand Monnalisa è anche quotato in borsa, ma al momento i vertici hanno dichiarato solamente un "no comment".
Chiara Ferragni indagata per truffa
Intanto, la Procura di Milano lunedì 8 gennaio ha iscritto Chiara Ferragni nel registro degli indagati con l'accusa di truffa aggravata per il caso del pandoro Balocco. E con lei anche Alessandra Balocco, presidente e amministratrice delegata dell'azienda dolciaria. È l'ultimo atto di una serie di indagini che sono state avviate da quando è scoppiato il caso, a seguito del quale sono stati aperti più fascicoli sulla questione, nata a seguito di una prima multa comminata dall'Antitrust, resosi conto dell'incongruenza temporale tra la donazione e l'effettiva vendita dei prodotti griffati.