Barbascura X: “Non dico il mio nome per scelta, è la mia libertà”
Studioso, creator su YouTube, poi la divulgazione in Tv e Pechino Express. Il caso di Barbascura X è un esempio emblematico per farsi un'idea più chiara della guerra tra mondi che è stato il sistema della comunicazione degli ultimi dieci anni. Internet contro la Tv, uno scontro culturale prima che industriale ed economico, che lui ha vissuto a pieno, simbolo di chi è nato online e oggi attrae le attenzioni del piccolo schermo. L'occasione di questa intervista è il ritorno di Barbascura X in Tv nella sua forma originaria di divulgatore, con la partenza su DMax di "72 animali pericolosi con Barbascura X", un modo per raccontare gli animali del continente australiano attraverso una paradossale classifica di pericolosità. Il programma partirà sabato 20 agosto alle 21.25.
Come nasce l'idea di 72 animali pericolosi?
È il proseguo del discorso avviato con DMax con Micromostri, il primo programma che ho fatto, una nuova esperienza che non sapevo bene se sarebbe funzionata. Ero autore e conduttore, ma inesperto. 72 animali pericolosi è un programma che tratta di animali australiani e io sono in brodo di giuggiole perché perfettamente all'interno di tutto un percorso che ho iniziato fuori dalla Tv.
Prendi in giro la Tv facendo la TV. Non se ne accorge nessuno?
L'idea è quella di portare un po' di web in televisione, che dal mio punto di vista funziona da paura. Però molto spesso si ha paura di provarci, per non disturbare un pubblico più conservatore abituato a certe dinamiche. Ma c'è un motivo se una cosa funziona sul web, perché funziona punto.
Sei davvero convinto che quello che funziona sul web funzioni, automaticamente, in Tv?
Ovviamente no, però credo che al momento ci siano prodotti realizzati sul web che hanno una dinamica televisiva, dal punto di vista della lunghezza e del tipo di racconto. Sono spesso a basso budget ma hanno caratteristiche molto simili. Naturalmente il linguaggio è diverso, ma ciò non toglie che certe dinamiche che caratterizzano il web spesso non si vedono in Tv ed è un peccato.
Ci fai qualche esempio?
Penso al sarcasmo, una forma di ironia più spinta anche dal punto di vista grafico. Sono tutte cose che caratterizzano il linguaggio dei prodotti web e che la televisione stenta a metabolizzare. Quando penso a cose che funzionano sul web e anche in televisione, parlo proprio di questo, un modo più leggero di affrontare certe tematiche, anche quando si tratta di cose serie.
Conoscendo entrambe le realtà, quale credi sia la differenza?
Diciamo che spesso, guardando la Tv c'è l'idea di vedere qualcosa che si prende troppo sul serio e non vuole rinunciare a questa prerogativa. La fruizione televisiva è caratterizzata sempre da quella membrana che ti fa percepire irraggiungibile chi sta in TV. Questo probabilmente non cambierà mai, perché è nella natura del mezzo, però il linguaggio può aiutare a rendere tutto più umano.
Fai parte di quella generazione di creators over 30 che ha contribuito a scardinare il potere monolitico della Tv, forse perché era la Tv avere smesso di parlare con voi/noi. Quanto ti vedi addosso questa sintesi?
È molto complicato perché è tutto estremamente soggettivo. Io non mi sento di parlare della Tv come se fosse un organismo unico. Bazzicandoci da tempo all'interno – e non è per fare il paraculo – posso dire di aver visto un sacco di gente appassionata che prova a fare cose anche non avendone mezzi. Ho riscontrato un desiderio idealista di raccontare le cose al meglio e non badando solo a soldi e ascolti, mi ha fatto pensare che quello che arriva è spesso un'idea diversa da quello che c'è dietro. Quell'idea di base alla Boris della persona seduta sulla sedia in attesa di qualcosa è stata rimescolata in me dalle esperienze che ho avuto.
Ammettilo, quando la Tv ti ha cercato hai provato un senso di rivincita?
È molto relativo. Indubbiamente quando sono stato chiamato per alcuni progetti mi sono sentito onorato, perché la televisione resta un mezzo istituzionale che ti dà un riconoscimento. Inoltre, quando sono stato chiamato non ho percepito l'idea che avvenisse perché ero "quello del web", quindi non ho percepito disagio, al netto del mio sentirmi costantemente fuori posto, ma la cronica sindrome dell'impostore è un'altra cosa.
Una community che parla la tua stessa lingua non è il pubblico televisivo, più variegato. Ti hanno chiesto di cambiare in qualche modo?
Mi hanno solo chiesto di non dire troppe parolacce.
Altra linea di demarcazione tra web e Tv. Che uso ne fai?
Sul web tendo ad utilizzarle più abitualmente, è il mio stile e vengo anche dalla scuola della stand up dove è abituale. In altri contesti so perfettamente che non è il caso. La differenza è quella di raccontare un fatto al pub agli amici o a delle persone che non conosci. Nel primo caso hai molti meno filtri.
Divulgare in leggerezza come fai tu può dare a chi ti segue l'impressione di sapere tutto su un tema, il confine tra divulgare e intrattenere diventa quasi invisibile.
Sono tematiche assai disquisite tra i professionisti della comunicazione e della divulgazione. All'interno dei nostri "circoli super segreti" questo è un dibattito caldo, c'è sempre il pericolo di raccontare una cosa e dare l'impressione che questo sia tutto quello che si deve sapere sul tema. Dall'altra parte c'è il rischio di semplificare troppo per rendere le cose più comprensibili. Io cerco sempre, in ogni singolo prodotto che realizzo, di sottolineare che noi possiamo dare le linee guida su un argomento, ma approfondire è altro. La narrazione di fondo è sempre parlare di qualcosa che è vero, ma tenere presente le eccezioni. Non puoi raccontare nulla, nemmeno come scorra l'acqua in un rubinetto, senza semplificazioni. Io faccio infotainment, voglio che qualcuno capisca delle cose ridendo.
Hai mai immaginato che il tuo modello possa entrare in connessione con quello scolastico?
In realtà il mio "modello", mi fa molto ridere chiamarlo così, è già entrato nell'apparato scolastico. Cinque o sei anni fa mi sono iniziati ad arrivare i primi messaggi di docenti che mostravano i miei video a lezione. Utilizzano una tecnica che non è per niente scema, perché mostrare un video di Barbascura che parla di biologia marina prima di iniziare a parlare di biologia marina ti dà la possibilità di avvicinare persone a un argomento che fino a cinque minuti prima nemmeno pensavano esistesse. La cosa funziona anche su di me, io non sono interessato a nulla se prima non mi hai dato il motivo per esserlo. Mi scrivono docenti, professori, istituzioni, che mi dicono questa cosa stia funzionando e mi fa piacere, nonostante i contenuti non siano nati come contenuti per le scuole, ma per far ridere gli adulti.
Su Wikipedia sei Barbascura e niente più, non si conosce il tuo vero nome e tieni molto a questa barriera che separa il personaggio pubblico dal privato. Sono due identità distinte?
La verità è che il mio vero nome non conta perché la mia identità è sempre la stessa, quella di Barbascura, sono sempre quello e forse sono più vero così. Sono sempre stato un fan della scelta del proprio nome al posto di quello che qualcuno ti ha scelto.
Che vantaggio ti dà in termini espressivi?
C'è una fonte di libertà estrema e irraggiungibile di cui puoi servirti se hai deciso di scegliere un nome. Nel mio caso corrisponde all'indipendenza di poter fare il cazzone quanto mi pare senza correre il rischio che dall'altra parte, a livello istituzionale, qualcuno associ la roba seria che eventualmente andrò a fare a quello che faccio per divertirmi. È una cosa indispensabile.
Il tuo, in fondo, è un anonimato atipico, perché non hai nulla da nascondere. Come è nato Barbascura X?
Era uno pseudonimo nato in ambito universitario. Al tempo ero in Francia a studiare e iniziai a fare questi video, attività che non era per niente ben vista in quell'ambito, ma tanto io lo facevo in italiano e lì non sapevano della mia esistenza. A maggior ragione lo pseudonimo è diventato fondamentale quando ho iniziato a girare di più, avendo a che fare con enti e istituzioni internazionali. Se avessero saputo che mi divertivo a travestirmi da banana per dei video su Youtube forse sarebbe stato penalizzante, quindi è diventata anche una forma di protezione.
Hai detto che la protezione del tuo nome ti ha aiutato anche durante la pandemia. In che modo?
Da addetto ai lavori, in quel periodo ho provato a contribuire al debunking delle bufale che circolavano sul virus e dei superfan del 5G, e mi è capitato spesso il messaggio di chi diceva che se trovava il mio nome veniva a beccarmi… insomma quelle classiche stupidaggini che si dicono su internet. Il fatto che non avessero alcun riferimento in questo senso, è stata una rassicurazione anche per i miei familiari.
In Italia invece non hai mai avuto a che fare con le istituzioni?
No, ma col senno di poi penso che lo pseudonimo sarebbe un vantaggio, visto che le istituzioni sono molto felici e inclini ad apprezzare quello che faccio.
Nei giorni scorsi è scomparso Piero Angela. Viene automatico chiederti lo studioso e il divulgatore Barbascura come abbia reagito.
Ha avuto un'influenza su tutti noi, probabilmente è stato il divulgatore scientifico più famoso in Italia, ci ha accompagnati per un sacco di anni e non saprei bene cosa dire se non che da piccolo avevo le cassette de Il pianeta dei dinosauri.
Da persona che ha anche a che fare con il contesto accademico, come era percepito Angela in quell'ambito?
È difficile dirlo perché in questo ambito ho sempre lavorato all'estero, dove chiaramente era meno noto. Però io penso di non aver mai visto nessuno sulla faccia della terra dire qualcosa di negativo sull'operato di Piero Angela. Ha diffuso delle conoscenze che normalmente sono difficilissime da veicolare.
È stato un'ispirazione per il tuo lavoro, o lo consideri separato da quella fase?
Non farei esattamente un paragone, quello che faccio io non è proprio vicino a quello che faceva lui, rivolto a tutti, nemmeno lontanamente provocatorio ed era giusto che fosse così. Angela appartiene a un'altra epoca, uno stile impeccabile e perfetto. Aveva un grande contegno, che è esattamente l'opposto di quello che faccio io, ma era un punto di riferimento enorme per chiunque, anche chi si è poi approcciato alle materie scientifiche. Mi capita ogni tanto di ricevere messaggi persone che dicono le abbia ispirate per iniziare gli studi scientifici, non oso immaginare quanti milioni di persone avrebbero voluto rivolgere o hanno rivolto a Piero Angela lo stesso messaggio.