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Antonio Ricci: “Di Striscia non mi stanco mai, ho un patto con Silvio che continua con Pier Silvio”

Il papà di Striscia racconta in una intervista il rapporto storico con il Cavaliere Silvio Berlusconi e il patto che continua ancora oggi con suo figlio, Pier Silvio.
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Antonio Ricci, papà di Striscia la notizia, di Drive In e figura chiave dell'universo Fininvest-Mediaset, ha raccontato a Fabrizio Biasin di Libero le sue impressioni sulla nuova stagione appena iniziata. "Non ti sei rotto le balle di fare Striscia?" chiede il giornalista di recente salito in cima alla classifica dei più seguiti in Italia e Ricci risponde: "Non mi sono rotto le balle di fare Striscia perché sono curioso. Striscia mi permette di soddisfare quotidianamente la mia curiosità, di sfogarmi e di fare casino. È un buon modo per non annoiarmi".

Il patto con la famiglia Berlusconi

Ma, a parere di chi scrive, il passaggio più interessante di tutta l'intervista è quella del rapporto, anche conflittuale, che Antonio Ricci ha avuto con il Cavaliere Silvio Berlusconi. Un rapporto che racchiude anche un patto che continua ancora oggi con Pier Silvio Berlusconi: "Io ho sempre problemi con l’azienda. Ho stipulato un patto con Silvio Berlusconi che resiste anche con Pier Silvio: in trasmissione sono libero, ma i danni sono a carico mio. In ogni caso io non ho esclusive con nessuno, mai avute".

Il rapporto con Silvio Berlusconi

Sul rapporto con Silvio Berlusconi, non è vero che sono sempre andati d'amore e d'accordo: "Abbiamo litigato eccome". E Antonio Ricci ricorda la cancellazione di Matrioska, uno show che doveva rappresentare qualcosa di innovativo con un grande cast: Moana Pozzi, Silvio Orlando, Sabina Guzzanti (c'era anche lo Scrondo, che io ricordo come uno dei personaggi più scorretti della storia d'Italia creato da  Stefano Disegni e Massimo Caviglia).

Mi ero inventato questa cosa dei cori, tra gli altri quello di un gruppo di giovani di Comunione e Liberazione. Li faccio arrivare e loro pensano di partecipare a un programma, boh, etnico. Non so perché ma io mi immaginavo ‘sto gruppo di ragazzi che venivano con la corriera da Rimini e cantavano le canzoni della chiesa tutti insieme con un prete…E invece erano tutti figli di potenti, avvocati, notai… Il capo ufficio stampa dell’epoca era uno di Cielle, li informa che la mia è una trasmissione con Moana nuda e altre cose e questi mandano un Articolo 700, una diffida per bloccare la messa in onda.

Il Cavaliere convocò quindi Antonio Ricci: "Mi chiede se ho la liberatoria del coro, se no devo toglierlo. Io ovviamente gli dico di no. E allora lui mi dice “Allora ti blocco la messa in onda, se tu fai il ladro io non posso reggerti il sacco”. I giornali si sbizzarriscono. Repubblica, invece che i brufolosi di Cielle, mette in prima pagina Moana e lo Scrondo, mica scemi, e fanno intendere che la trasmissione non va in onda per colpa loro. Balla. Io allora decido di bloccare il Drive In, ma prima mando in onda un’edizione ridotta nella quale D’Angelo in versione Sandra Milo picchia i Piccoli Fan di Formigoni e Berlusconi. Insomma, esplode un casino. E Berlusconi, dopo aver ascoltato una delegazione formata da D’Angelo, Greggio e il regista Recchia, capisce che senza di me non si riesce ad andare avanti ed è costretto a riconvocarmi. Entro e mi accomodo nel suo studiolo. Lui mi raggiunge, prende un ferma porte di ferro, di quelli pesantissimi. Mi dice “adesso ti spacco la testa perché voglio vedere cosa c’è dentro”. Allora afferro un tagliacarte e gli dico “e io ti faccio il vestito da prete!” che in gergo malavitoso vuol dire “ti apro dall’ombelico alla gola!”. Ci guardiamo in cagnesco e… Esplodiamo in una risata. Alla fine ho fatto l’Araba Fenice… E ho messo il coro di Comunione e Liberazione!".

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