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Antonino Spadaccino: “Non sono una meteora, rendo orgogliosa Maria De Filippi e sogno Sanremo”

La vittoria a Tale e Quale Show, l’esordio ad Amici di Maria De Filippi nel 2004, il tentativo a X Factor in Gran Bretagna, la carriera segnata dall’effetto talent show e dal lavoro costante. Antonino Spadaccino si racconta in una lunga intervista a Fanpage.it.
A cura di Andrea Parrella
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Lo abbiamo conosciuto nel 2004, con la vittoria di Amici, lo abbiamo ritrovato con la vittoria a Tale e Quale Show 2022. Ma nel frattempo Antonino Spadaccino c'è sempre stato. È quello che racconta in questa intervista a Fanpage.it, attraverso cui ci aiuta a ricostruire il suo percorso degli ultimi anni, una carriera evidentemente segnata da un effetto di normalizzazione dopo un boom di popolarità, il peso delle etichette, qualche pregiudizio e una lezione, quella dell'etica del lavoro, che prevale sempre.

Hai vinto “di nuovo”, anche se è successo in un programma dove il concetto di vittoria è meno rilevante. Vincere ti ha aiutato?

Il fattore vittoria non è fondamentale, l'intento era dimostrare quello che sapevo fare, qualcosa in più di quanto avessi già dimostrato. Prendo personalmente Tale e Quale come un bel corridoio luminoso, otto puntate in prima serata in cui posso esibirmi per più di 4 milioni di telespettatori. Tale e Quale non è un reality, ma un varietà in cui artisti di diversa estrazione vengono chiamati a fare spettacolo. Noi quando andiamo sul palco non facciamo macchiette, ma imitazioni pure.

Antonino Spadaccino nei panni di Marco Masini
Antonino Spadaccino nei panni di Marco Masini

Molti escono da Tale e Quale con un sentimento di sorpresa, del tipo “non me l’aspettavo”. È la tua stessa sensazione?

Assolutamente sì. Io sono nato in Tv in un’accademia che ti rapiva dal mattino alle 7 fino alla sera alle 11, quindi una scatola che funziona così già la conosco. Qui si aggiunge il fattore cinematografico che è fondamentale. C’è tutto uno studio teatrale e vocale, ma poi la performance va a completarsi con quella fase del trucco che è sorprendente.

A differenza di altri concorrenti di Tale e Quale Show che non sono cantanti puri, tu hai una personalità canora definita. Immedesimarti in altri personaggi ti fa sentire protetto o limitato?

Nel caso di un’interprete come me tu passi tutta la vita a cercare una tua unicità e nel mio caso ancor di più, sembro un muppet anche quando rispondo al telefono. Si può facilmente pensare che per un cantante sia più facile affrontare un percorso come quello di Tale e Quale Show, ma io penso esattamente il contrario. Camuffarmi e nascondermi nelle vocalità degli altri, nascondendo la mia, secondo me è più difficile. IL pubblico non conosce il tono di voce di Gabriele Cirilli o Valentina Persia, li conosce associati alle loro performance comiche. Nel mio caso ho sempre cantato e quindi vengo riconosciuto per la voce, da cui devo spogliarmi.

Nel girone infernale dei talent televisivi sei stato forse il primo artista con un timbro vocale molto riconoscibile, quasi più del tuo nome.

Vero, la mia voce è riconoscibile anche quando rispondo al telefono. Non è una cosa comune, è certamente un fatto con cui fare i conti, specie prima di iniziare a usarla come voce per cantare. Me ne ero accorto anche prima di Amici, avevo sempre percepito di avere una vocalità anomala, singolare, altamente riconoscibile, che è un grande plus.

In relazione al mercato discografico non ha rischiato di essere anche un limite?

Forse sì, ma questo è un discorso un po’ datato. Con l’avvento di certi trend come quello dell’indie, voci con un grande range che un tempo venivano magari associate solo al soul, possono rivelarsi molto più interessanti e applicabili a diversi contesti. Per fortuna le cose sono cambiate.

L'imitazione di Loredana Bertè a Tale e Quale Show
L'imitazione di Loredana Bertè a Tale e Quale Show

Questo "per fortuna" fa riflettere. Con Tale e Quale Show senti di esserti rimesso in gioco?

Rimettersi in gioco ha sempre una dualità, perché sembra che prima di rimetterti in gioco fossi in panchina. Vai e fai quello che fai, applicati. Prima di accettare Tale e Quale sapevo come sarebbe stato, che avrebbe impegnato un'intera settimana ed anche per questo ho accettato, è stato come un deja vu.

Il successo musicale in Italia non può prescindere da “Sanremo”. Ci hai spesso provato e ci riproverai. È stata un’ossessione?

In questo momento Sanremo per molti artisti viene trattato come una settimana promo, cosa dettata dal mercato attuale. Personalmente io vivo Sanremo come il piccolo ragazzino spettatore che guardava Sanremo come investitura ufficiale di un cantante da parte del pubblico. È così che la virò se dovessero offrirmi la possibilità di farlo. Vorrei restituire l'affetto che il pubblico mi ha dato in questi giorni dopo l'annuncio di Cristiano Malgioglio, quando a Tale e Quale Show ha detto "scusate, questo ragazzo canta in questa maniera, butta il cuore sul palco, non è normale che non abbia ancora avuto l'occasione della sua vita".

Un po’ come dire che essere artisti spesso si allontani dall’idea pratica del mestiere, di esibirsi per esibirsi e non per i fasti del successo.

Ho un disco pronto, con autori già riconosciuti e anche giovani di talento. Dopo questa avventura sto chiudendo la proposta sanremese che capiremo se andrà o meno, sono 18 anni che mi propongo. In ogni caso il brano uscirà, comincerò poi un tour teatrale. Insomma, io provengo da un percorso in cui posso dire di fare spettacolo in maniera completa, sto semplicemente facendo il mio mestiere. La vittoria non mi interessa, non è quello il fine, ciò che conta è fare spettacolo e far divertire alla gente.

La Tv dei talent ha generato, in chi partecipava e in chi la guardava, un'idea del successo musicale dopata. Mi pare tu ne sia un simbolo.

Ma quello c’era prima e c’è stato anche dopo. Ai risultati non ci arrivi se non fai quel percorso.

Secondo te oggi è più facile o difficile entrare nel mondo della musica?

A 39 anni ti dico che forse non è né più difficile né più facile. Conta la personalità, ma ti dico che quando ho cominciato io i mezzi di comunicazione erano totalmente diversi. Al tempo il massimo della tecnologia era il Nokia Communicator per fare i fighi. Oggi le notizie corrono molto più veloce della TV e con i mezzi di comunicazione attuali hai una mano gigantesca, una tua esibizione può diventare virale in due secondi.

E soprattutto puoi crearti il tuo pubblico. Dall’altra parte c’è una saturazione.

Questo è vero. Ciò che posso dirti è che dopo 18 anni dal reality ho avuto 5 contratti da major, ho pubblicato sei album, nel 2022 sono in prima serata, questo vuol dire che la vittoria di cui sopra a qualcosa è servito, anzi senza quella non avrei potuto fare nulla.

E distrugge anche l’idea di un’etichetta penalizzante del reality. Sono meteore, spariscono, ma poi non è vero.

Vorrei parlare con queste persone che dicono “dopo non ha fatto più nulla”. Ma che cosa intendete? Uno per fare qualcosa deve stare tutti i giorni buttato in televisione a fare l’opinionista? Il mestiere del cantautore per me è un’altra cosa. Io l’estate scorsa ho visto un concerto di Pierdavide Carone, molto intimo, due strumenti, e avevo la pelle d’oca. Chi se ne frega che non stesse in televisione. C’è una certa superficialità nei commenti.

Oltre ad Amici hai fatto anche, X Factor, nel 2018 in Inghilterra. Come ci sei arrivato?

Ero andato a trovare un amico a Londra e c’erano le audizioni di X Factor. Io ero andato lì per imparare l’inglese e mi sono detto “qui non mi conosce nessuno”. Mi è venuto in mente quello che accadde alla prima audizione di Amici e quindi mi sono chiesto cosa sarebbe accaduto se fossi andato a fare un’audizione senza il vantaggio/svantaggio di essere conosciuto. Ho preso 5 standing ovation.

Nel solo video che si trova tu guadagni la sedia per entrare nel programma. Poi com’è andata?

C’è un video su Twitter in cui si vede Robbie Williams che sale sul palco e mi abbraccia. Quello che è andato in onda è una parte diversa. Inutile spiegarti che il reality ha delle dinamiche, devi raccontare una storia e io sono italiano. Quanto poteva reggere una mia storia in Inghilterra? Hanno preferito altri profili. Però per me la cosa principale è che Robbie Williams è salito sul palco e mi ha abbracciato.

Talent di un coach, è una cosa che faresti?

Non c'è mai stata una proposta, ma mettere a disposizione di talenti giovani, in questo momento storico di grande velocità, un'esperienza di una persona uscita da un talent, che ha vissuto addosso il cambiamento della discografia, delle logiche di mercato, della comunicazione, ecco credo che siano tutte cose da spiegare a una persona che esce da un talent. Si tratti di Amici, X Factor o qualsiasi altra cosa, se fai un boom devi sapere che è frutto di tanti anni di cambiamenti, non si deve dare per scontato un risultato che arriva dal nulla, ma sapere che quel risultato bisogna lavorarlo in un certo modo.

Carlo Conti ha un ruolo fondamentale nel rendere Tale e Quale Show quello che è. Che rapporto hai avuto con lui?

Carlo è un grande padrone di casa, un signore. Sono rimasto non stupito, di più, quando a ogni puntata usciva daslla diretta per venire a dare l'in bocca al lupo a ogni singono partecipante. È una cosa che non ti fa solo sentire parte di uno show, ma ti dà una carica, ti restituisce un'energia rara. È il padrone di casa che ti sta dicendo "vai e brilla in casa mia". Una cosa rara.

Ad Amici, nel 2004
Ad Amici, nel 2004

Maria De Filippi è stata altrettanto importante per te. Ne parli volentieri?

Ne ho parlato sempre poco, ho questo senso di gratitudine che non si può spiegare bene a parole. Probabilmente io vivo la musica e il dono che mi è stato fatto in modo molto personale, non ho mai dato per scontata la stima artistica e il dono che mi ha fatto, perché l'Italia è piena di talento e ricordo perfettamente il giorno del provino: ero in fondo alla sala, sono sempre stato molto timido, mi metto al centro del palco quando mi chiamano e allora fiorisco. Lei mi chiamò da lontano, "hey tu, che sei là dietro e sembri non far parte di nulla, potresti venire qui?". Parte la base e cambia tutto.

In effetti lei sembra essere una presenza ingombrante. C'è questa regola non scritta per cui se non ne parli o non ci lavori insieme, significa che ci hai litigato. È così?

Non credo, c'è un rapporto, ma è riservato. Credo esista un altro modo per esprimere riconoscenza, la mia è rendere orgogliosa, restituire in maniera silente. Tu hai fatto tanto per me e negli anni io restituisco, pezzettino dopo pezzettino.

"Gli ex Amici" è una sorta di grande comunità. Che rapporto hai con chi ha condiviso questa stessa esperienza?

Ci si incontra di rado, ma c'è questo cordone ombelicale, un senso di appartenenza che vale per tutti, anche se abbiamo fatto parte di anni diversi. Ma poi è vero che ognuno fa la propria strada e l'importante è essere felici.

Tu sei felice?

Sì, lo sono.

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