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Antonino Cannavacciuolo: “Mio padre voleva facessi il medico, non mi ha mai detto che sono bravo”

Lo chef Antonino Cannavacciuolo ha ripercorso la sua lunga carriera nel mondo della cucina, che ad oggi considera il suo luogo sicuro: dai primi passi quando era ragazzo ai programmi in tv, passando per gli insegnamenti del padre e la determinazione che non ha mai perso.
A cura di Elisabetta Murina
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Per Antonino Cannavacciuolo la cucina è un luogo sicuro. "Starci non è mai una fatica, mi diverto. È il posto più bello dove io possa stare. Se mi togli dalla cucina, ho finito di vivere", ha raccontato lo chef, tre stelle Michelin, nel corso di una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera. Tornato in tv con il programma Cucine da Incubo, in onda su Sky Uno dal 16 maggio, ha parlato della sua lunga carriera, dalla passione per il cibo al rapporto con il padre.

La carriera di Antonino Cannavacciuolo

Fin da piccolo Antonino Cannavacciuolo ha sempre avuto le idee chiare sulla strada da seguire: "Il mio percorso era già scritto: già sapevo quello che volevo fare, la mia idea di imprenditoria era legata al cibo". Un percorso che lo chef ha poi costruito passo dopo passo, con sacrificio e dedizione:

Sono entrato a Villa Crespi che avevo 23 anni e lavoravano con me 15 persone. Era una sfida fatta in un’età che è anche quella giusta per sbagliare. Oggi siamo in 70. I primi soldi arrivati dalla tv li ho investiti sulla società, in primo luogo per far stare meglio chi ci lavora. 

La fortuna di avere un papà chef e potersi avvicinare subito a una cucina stellata, poi la voglia di stupire con i suoi piatti, la prima copertina su una rivista e il mondo della tv, l'hanno portato dove è oggi: "Nel 2003 uscì la mia prima copertina su una rivista. Dentro, il giornalista scriveva che il mio era probabilmente il miglior ristorante d’Italia. Io ero felicissimo, davvero allora non mi conosceva nessuno". A questo si aggiunge anche il suo carattere e la capacità di entrare in sintonia con le persone fin da subito:

Sono schietto ma in effetti spesso i ristoratori, specie le signore, alla fine mi rincorrono, mi abbracciano. Forse vedono che io mi dedico a loro, non sono lì solo per fare uno show, tanto che molte volte sono gli autori a dirmi: adesso basta, dobbiamo andare. Entro in empatia"

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Il rapporto con il padre: "Mi voleva architetto o medico"

"Ho avuto la fortuna e la sfortuna al tempo stesso di avere un papà chef, così sono entrato da subito in cucine 5 stelle", ha raccontato Cannavacciuolo a proposito della sua infanzia. Il padre voleva che lui seguisse una strada diversa dalla cucina, ma il giovane Antonino non ne voleva sapere: "Lui oltre a quello di chef faceva altri due lavori, si è impegnato moltissimo per noi. Forse per questo mi voleva medico, o architetto, avvocato... io mi sono impuntato e a 13 anni gli ho detto: o mi fai fare il cuoco o non faccio niente". Nonostante i modi di fare piuttosto bruschi e i mancati complimenti, l'uomo ha sempre creduto nel figlio:

Ormai tra noi c’è un gioco: gli preparo qualcosa e poi gli chiedo “allora papà, ho imparato qualcosa?”. Ma lui niente. So che si vanta di suo figlio con gli altri, ma non con me. Il suo esempio è il mio più grande insegnamento. È stato forse poco presente ma, al tempo stesso, un vortice addosso a me. Mi ha dato tanto, così come a tutta la sua famiglia per farci stare bene. 

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