Immaginate di ricevere un mazzo di fiori, immaginate l'emozione del dono inatteso, immaginate la curiosità nel leggere il messaggio scritto dalla vostra dolce metà. Il vostro ragazzo, però, non è l'artefice del gesto galante e il biglietto non porta alcuna firma. Ecco, Andrea Delogu non deve sforzarsi di fantasticare su uno scenario del genere perché a lei è successo veramente. "So che dietro c'è un intento carino ma, credetemi, è fuori luogo e pone le persone in allerta (…) Il fatto che tu sappia dove abito mi agita" ha scritto la conduttrice di Rai Radio 1 via social, sottolinenando come si sia sentita minacciata e abbia vissuto l'episodio come una violazione della privacy. Poco importa se gli ultimi romantici tremeranno di fronte alla reazione della conduttrice di Rai Radio 1, la vicenda pone due questioni: Anche i vip hanno diritto alla tutela della riservatezza? Quali sono i confini da non superare?
Il prezzo della notorietà
La privacy è il diritto di ogni persona ad avere il controllo sulle proprie informazioni personali, una tutela alla riservatezza garantita sia a livello internazionale che nazionale. Tuttavia, per i personaggi pubblici il prezzo da pagare per la notorietà è una "riduzione" di questa tutela che non scompare ma porta ad una valutazione più ampia quando si tratta di pubblicare informazioni legate alla sfera personale. Il faro per i giornalisti è costituito da tre elementi, verità dei fatti, continenza dell'esposizione e interesse (sociale) della notizia. E fin qui, ci siamo. C'è da mettere in conto, però, che i vip 2.0 non devono fare i conti solo con la stampa tradizionale ma anche con il mondo online, dove regole e divieti vengono abilmente aggirati o ignorati. Così, ecco che facilmente conversazioni, video, fotografie e dati sensibili vengono diffusi in barba alla legge. E se è vero che ogni individuo può essere vittima di questo meccanismo, certo è che questo tipo di informazioni sono più "succulente" se si tratta di un personaggio pubblico. Andrea Delogu non ha tutti i torti nel dirsi spaventata dal sapere che qualcuno tra i suoi fan sia a conoscenza del suo indirizzo di casa, consapevole che via e numero civico possano diventare facilmente di dominio pubblico.
La gabbia dorata di CR7
"Mi sento come fossi un po' in una gabbia permanente". Le parole di Cristiano Ronaldo rendono bene l'idea di quanto sia frustrante essere uno dei calciatori più pagati al mondo ma non poter comprare l'unica cosa che brami: la privacy. "Se vado al parco arrivano all'improvviso tantissime persone – raccontava in un'intervista al Daily Mail – I bambini saranno nervosi, io sarò nervoso, la mia ragazza sarà nervosa. Non posso andare in un bar con gli amici perché so che non si sentiranno a loro agio con me lì". Un esempio di quanto la sfera privata possa essere più cara di macchine, orologi o vacanze extralusso: "La mia privacy è andata. Se ne avessi l'opportunità ora, pagherei per riaverla indietro".
L'impatto psicologico della mancanza di privacy
La "cultura della celebrità" spinge verso la concezione che artisti, attori o personaggi pubblici siano al tempo stesso una nostra proiezione ma altro da noi, non individui ma icone da idolatrare o da distruggere. I vip vivono con un faro puntato sul viso e spesso a passare al vaglio dei fan non ci sono solo questioni legate alla propria vita professionale ma anche alla sfera privata. I social sono il luogo in cui nascono community unite da "legami parasociali", in cui si ha la sensazione di sapere tutto e di avere un legame diretto con una determinata celebrità – quella di Chiara Ferragni negli anni di massimo successo ne è un esempio – con la conseguente percezione di sentirsi quasi autorizzati a conoscere ogni particolare di un personaggio. Emblematico il caso della principessa Kate Middleton che, dopo aver annunciato di avere un tumore, ha cercato di tutelare quanto più possibile la propria privacy, con la scelta di curarsi in una "casa segreta" per proteggersi dal bombardamento mediatico. Ma non solo, prima di lei Lady Diana lottò a lungo contro le intrusioni dei paparazzi, con il tragico incidente che mise fine alla sua vita proprio nel tentativo di seminarli. In un mondo in cui ogni più recondito segreto è a portata di click, lamentarsi per un mazzo di fiori "di troppo" diventa un modo per far capire che esistono dei confini da non superare.