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Alvaro Vitali: “Il telefono non squillava più, ero depresso. Tanti dicono che muoio di fame, ma non è così”

L’attore, volto storico del personaggio di Pierino, ha fatto un monologo a Le Iene in cui ha ripercorso gli inizi della carriera e anche i momenti di difficoltà.
A cura di Andrea Parrella
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Alvaro Vitali si racconta a Le Iene con un monologo proposto nel programma di Davide Parenti in cui ripercorre gli inizi della sua carriera e i primi impieghi nel cinema, ma soprattutto la percezione di un'occasione improvvisa che gli ha consentito di avere possibilità economiche che mai avrebbe immaginato prima: "La mia carriera è iniziata a 18 anni, guadagnavo 15mila lire a settimana, ma dopo poco venne da me un capogruppo che mi disse che Federico Fellini cercava un ragazzino piccolino di statura e magrolino. Mi ha fatto lavorare 7 mesi a 30mila lire al giorno. È diventata una pacchia".

Il monologo di Alvaro Vitali

Il monologo di Alvaro Vitali prosegue così, parlando di cosa abbia fatto con quei primi soldi guadagnati: "Ricordo che la prima cosa fatta fu quella di andare da mia nonna per dirle che d quel giorno avremmo potuto mangiare abbacchio tutti i giorni. Fellini mi chiese ‘Alvaro, ma tu i miei film li hai visti?'. Mentendo gli dissi di sì. ‘E Giulietta degli spiriti?'. ‘Come no'. ‘E che hai capito?'. ‘A dotto' io non ci ho capito un cazzo'".

Quindi il momento più difficile, quello in cui Alvaro Vitali ha faticato ad andare oltre la sua dimensione ed è parso che attorno a lui venisse meno il consenso: "Poi c'è stato un periodo molto brutto, dieci anni di silenzio e io pensavo mi avessero staccato il telefono, non squillava più. Sono caduto un depressione, ho conosciuto Stefania Corona mia moglie, che mi ha dato una bella mano a ritrovare gli amici. Tanta gente dice che muoio di fame. Ma non è vero, io lavoro ancora e ho ancora il cappelletto. Eccolo, questo è mio fratello".

La pensione da 1300 euro al mese

In un'intervista al Corriere della Sera di alcuni mesi fa, l'attore ripercorreva i tempi d'oro della sua carriera, particolarmente fruttiferi in termini di guadagni. Il film per cui l’hanno pagato di più è Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento: "90 milioni: nel 1983 erano tanti soldi". Oggi, però, aveva spiegato che si "accontenta" di una pensione di 1300-1400 euro: "Per aver fatto 150 film è bassa, le produzioni fregavano sui contributi: se facevo un mese di riprese segnavano due settimane".

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