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Alessandro Basciano: “A San Vittore 48 ore da incubo, umiliato a livello personale”

Alessandro Basciano, arrestato e poi rilasciato in seguiti alla denuncia sporta dalla sua ex compagna Sophie Codegoni, racconta i due giorni vissuti in carcere a San Vittorio: “Un incubo”.
A cura di Stefania Rocco
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Un incubo”: sono queste le parole che Alessandro Basciano utilizza per descrivere le 48 ore trascorse in carcere a San Vittore in seguito all’arresto avvenuto per effetto della denuncia sporta dalla ex compagna Sophie Codegoni, che lo ha accusato di stalking e minacce. Intervistato nel corso della trasmissione Iceberg, in onda su TeleLombardia, Basciano ha raccontato il momento più difficile vissuto nel corso degli ultimi mesi.

Alessandro Basciano racconta le 48 ore trascorse in carcere

Ritornavo da un allenamento in palestra, quindi ero molto tranquillo. Non avrei mai pensato a un'azione di forza di questo genere. Arriva sotto casa una macchina dei carabinieri che mi ha chiesto di salire in casa per notificarmi un atto e poi mi hanno messo a sedere. Mi hanno detto: ‘Alessandro, ci dispiace, però questo non è un atto, è un mandato di arresto”, Basciano descrive così il momento in cui ha appreso che sarebbe stato condotto in carcere, “Lì per lì non ho realizzato talmente ero incredulo. Ho chiesto ai carabinieri: ‘No, ma scusate, io devo finire di pubblicare un mio lavoro su Instagram’. Mon riuscivo a capire. Insomma, gli ho detto: ‘Non è vero, non è possibile’”.

“A San Vittore con un pedofilo e un colpevole di femminicidio”

Una volta in cella, Basciano ha scoperto i reati dei quali erano accusati coloro con i quali avrebbe diviso lo spazio in carcere: “Mi sono ritrovato a San Vittore. Sono state 48 ore da incubo. Io le ho chiamate le porte dell'inferno. Una volta che ti chiudono la porta alle spalle tu entri in una dimensione che non sai più quello che ti può succedere. E vieni anche a livello proprio personale, tra virgolette, umiliato”. “Ti senti impotente davanti a tutto e tutti e tutti”, ha aggiunto il deejay, “Da quando ho saputo che di fronte a me alla cella c'erano due pedofili, quando di fianco a me c'era chi realmente ha fatto un femminicidio, sono rimasto talmente bloccato che ad oggi tutto quello che mi circonda non mi fa né caldo né freddo. Io non rido, non piango, non faccio più niente”.

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