video suggerito
video suggerito

Addio a Bruno Pizzul, ultima voce del mondo di prima

Con le sue telecronache Bruno Pizzul è stato l’ultima voce totale Rai. Simbolo di un mondo del calcio, del giornalismo sportivo e della parola che dopo è rapidamente scivolato verso altri modelli. È in Pizzul, specie dopo la sua morte, che la nostalgia calcistica trova il suo emblema assoluto.
A cura di Andrea Parrella
719 CONDIVISIONI
Immagine

Non ha potuto dire mai "campioni del mondo" e forse non lo avrebbe fatto. Ci è andato vicinissimo nel '94, ma se fosse accaduto, avrebbe probabilmente optato per una perifrasi, una forma di circonlocuzione alternativa al concetto, quello così diretto che aveva caratterizzato l'urlo di Nando Martellini nel 1982. Bruno Pizzul, morto il 5 marzo, è stato "la" voce della Nazionale italiana, forse quella a cui ci siamo più affezionati perché ultima a significare un mondo del calcio, dell'informazione e della parola, che è poi rapidamente scivolato verso un altro modello, quello delle telecronache con frasi ad effetto che lasciano il segno e i toni che, inevitabilmente, si alzano. Incompatibile con il suo stile.

Non servivano le imitazioni a rendere iconico un timbro, un uso del verbo che è stato solo suo, ma sono arrivate comunque, a certificare una popolarità e un affetto che forse non ha avuto eguali nella storia della televisione, soprattutto perché quella di Pizzul è stata, incolpevolmente per chi gli è succeduto, l'ultima voce Rai totale. Era lui il solo a poter raccontare certi eventi, non c'era un contesto frammentato ed era impossibile immaginare che ci fossero altre emittenti a giocarsi la partita dell'attenzione del pubblico per il racconto delle partite della Nazionale. Chi è arrivato dopo di lui ha dovuto combattere con la concorrenza, ma anche con la percezione di una Rai che, nel racconto dello sport, è diventata polverosa, sostanzialmente obsoleta agli occhi del pubblico, mentre pativa i colpi futuristici di Mediaset prima e Sky poi.

Pizzul con Nando Martellini nel 2003
Pizzul con Nando Martellini nel 2003

A Bruno Pizzul è toccato l'onore di rappresentare l'anello di congiunzione tra il racconto di un calcio che non si vede, e che per questo rende necessario anche il racconto del filo d'erba mosso dal vento, con quello visibile ma ancora privo di grandi orpelli, camere volanti e riprese in alta definizione. Ha raccontato anche quando non c'era calcio da raccontare, ma qualcosa di molto più drammatico, se qualcuno ricorda l'osservanza del dovere di cronaca davanti ai fatti dell'Heysel, che lo costrinse a narrare una partita di calcio mentre cresceva il numero delle vittime. È stato lui l'ultima voce del mondo di prima ed è in lui, specie dopo la sua morte, che la nostalgia calcistica trova il suo emblema assoluto.

719 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views