Vladimir Luxuria insultata per la foto in bikini: “Sono poveri frustrati, io vivo nella vita reale”
"La dedico agli haters, gli sfigati e i frustarti dei social: fatevi una vita!" scriveva Vladimir Luxuria a corredo di una foto in bikini postata sui social. Di recente la conduttrice è stata investita da un'ondata di messaggi negativi e insulti, lasciati tramite commenti agli scatti condivisi sul suo profilo Instagram. Intervistata dal Corriere della Sera, Luxuria parla delle critiche: "Ma io dico: perché mi seguono?"
Vladimir Luxuria: "Non sono nemmeno haters, sono dei poveri frustrati"
Vladimir Luxuria non si arrabbia più per gli insulti e le critiche che riceve. "Ma perché dovrei perdere tempo ed energie con questi sfigati? Sono in Sardegna, in un posto bellissimo, davanti a un mare turchese – chiarisce – Se non mi avessero avvisata non me ne sarei accorta". Gli attacchi contro la conduttrice sono arrivati dopo che ha condiviso una foto in costume da bagno:
Quel post lo avevo pubblicato ieri dalla spiaggia di Mari Pintau, che sembra davvero un mare dipinto, come dice il nome in sardo. È stato un gesto spontaneo, mica volevo darmi arie da Sirenetta o da Miss Italia. Ero in spiaggia e in spiaggia non ci vai con il cappotto.
Luxuria continua spiegando che se gli insulti non le fanno più effetto è perché ormai ha imparato "a vivere la vita reale, a vedere le persone negli occhi, ai loro sorrisi, a un’esperienza tattile". Per lei gli hater sono solo dei poveri frustrati, incapaci di avere una vita propria e quindi pronti a criticare quella degli altri.
"Ho chiesto a Danilo di non replicare più a queste persone"
Vladimir Luxuria ha chiesto a Danilo Zanvit Stecher, il suo amico speciale, di smetterla di rispondere ai commenti negativi contro di lei: "Gli ho chiesto di non replicare più a queste persone. All'inizio se la prendeva tanto e scriveva a tutti". Sull'eventualità che in Italia venga introdotta una legge contro l'omotransfobia, spiega:
Sinceramente non mi fa gioire sapere che una persona si fa qualche mese in più in carcere per un reato di odio. Invece quello che manca davvero sono le campagne di sensibilizzazione all’inclusione e al rispetto. Rimprovero al governo di lanciare messaggi di solidarietà quando succedono fatti di cronaca, ma quando gli chiedi di fare campagne nelle scuole contro l’omotrasfobia ti rispondono che quella è la teoria gender, come se volessi influenzare la sessualità di un adolescente.