Vittoria Puccini: “In amore non vivo follemente. Polemiche sterili per la lirica in playback in Belcanto”

Voce ferma, poca esitazione e una dialettica impeccabile: nell’intervista a Fanpage.it, Vittoria Puccini appare simile ai personaggi che siamo abituati a vederla interpretare. Eppure, i ruoli che trova più stimolanti, oggi non sono più quelli delle eroine romantiche, ma quelli "dominati da rotture". Quelli diversi da Elisa di Rivombrosa e più simili a Maria Cuono, a cui dà il volto in Belcanto, la fiction targata Rai che racconta la sua storia e quella delle figlie Antonia e Carolina: "Sarò sempre legata a Elisa ma, crescendo, trovo più connessione con chi commette errori e che non ha paura di affrontarli". Sulle polemiche relative alle voci liriche in playback, che risulterebbero poco realistiche: "L'intenzione del regista, Carmine Elia, non era quella di girare una serie sulle origini della lirica. L’approccio a quel mondo è volutamente favolistico".
Con Belcanto torni alla fiction in costume, come già avevi fatto in Elisa di Rivombrosa, Violetta e Anna Karenina. Quali emozioni hai provato nel tornare a questo genere di ruolo?
Ne sono stata estremamente felice. Negli ultimi anni, mi ero confrontata con ruoli più contemporanei e avevo voglia di tornare al costume per diversi motivi, dalle atmosfere pazzesche che si ricreano, alla scenografia, alla magia di sentirsi trasportati in un'epoca che non esiste più.
Credi che il fatto che queste storie siano ambientate in un'altra epoca rischi di renderle meno sentite dal pubblico?
Anche se ambientate nel passato, si tratta di storie che ci parlano ancora, nelle quali ci si può ancora immedesimare per i temi che trattano. Belcanto, ad esempio, parla di riscatto, di tre donne che hanno sogni, ambizioni e combattono per una vita migliore rispetto a quella che hanno vissuto.
Quello di Maria Cuono è un personaggio complesso. È una donna schiva, con un passato che l'ha segnata anche nel rapporto con le sue figlie. Sei riuscita a entrare in connessione con lei?
Quanto si interpreta un personaggio, bisogna limitarsi a dargli vita, senza giudicare le sue scelte, anche se apparentemente discutibili. Nel caso di Maria, quello che mi interessava era la sua evoluzione, perché è una donna che si presenta in un modo, ma che cambierà tanto nel corso della storia.

Cioè?
All'inizio, si presenta con una certa durezza verso la vita e verso gli uomini, visto che alcuni di loro l'hanno delusa al punto da farle perdere la fiducia nell'amore. Non si fida di nessuno, se non di se stessa. Attraverso gli incontri che farà lungo il suo cammino, in particolare quello con Domenico, il personaggio interpretato da Carmine Recano, tornerà a credere nei sentimenti e nella possibilità di aprirsi. Si ammorbidirà anche nel rapporto con le figlie, imparando a lasciarsi andare.
Come evolverà il suo rapporto con Domenico?
Non posso fare spoiler (ride, ndr), ma se all’inizio si tengono a distanza, qualcosa tra loro cambierà. È chiaro che tra loro ci sia interesse, si somigliano tanto: entrambi sono chiusi, diffidenti, ma condividono una forte sensibilità. Pian piano cominceranno ad aprirsi, senza vergognarsi dei loro difetti o degli sbagli che hanno fatto nella vita e, nel momento in cui se li confesseranno, troveranno un modo per comunicare e avvicinarsi.
Uno degli aspetti più commentati sui social riguarda il canto in playback, il fatto che si noti una discordanza tra la mimica facciale e il suono registrato in background. Hai trovato particolari difficoltà nel dover fingere un canto lirico?
Maria nelle serie ha un’unica scena in cui canta, per cui ho dovuto lavorare meno su questo. L'intenzione del regista Carmine Elia, però, non era quella di girare una serie sulle origini della musica. La lirica è l'ambientazione dentro cui si muovono le storie dei personaggi, ma il focus è sulle tre donne, sulle loro scelte, sulle dinamiche che muovono il rapporto tra loro e con gli altri personaggi. L’approccio a quel mondo è favolistico, non voleva essere realistico o filologico.
Le scene di sesso spinte tra Elisa e Fabrizio in Elisa di Rivombrosa sono rimaste un cult per gli appassionati della serie. In Belcanto, invece, l'approccio alla narrazione di questo aspetto è un po’ diverso. Credi che la Rai faccia scelte meno audaci in questo senso?
Le scene d’amore sono sempre molto difficili da rendere sullo schermo e la modalità con cui si mostrano varia in base al gusto di chi le racconta. Non credo sia stata una scelta fatta a tavolino da parte della rete, penso abbia più a che fare con la sensibilità del regista.
Maria Chiara Giannetta, che interpreta Scheggia nel film Follemente, ci ha detto che spesso siamo abituati a vedere le donne incastrate in ruoli che restituiscono un modo di essere "carino, giusto" e con personaggi che "risolvono le situazioni". Credi sia un po' quello che è successo a te?
Resterò sempre legata a Elisa ma, crescendo, devo ammettere che mi interessano sempre di più i personaggi che non sono tutti bianchi o neri, la cui identità si dirama in diverse sfumature. Non eroine romantiche, ma personaggi che abbiano fragilità, rotture e che sbaglino, anche, ma che non abbiano paura di affrontare i loro errori.
Quindi, trovi che dare il volto a una donna controversa come Maria sia stato più stimolante per te?
Trovo che quelli come Maria siano i personaggi con cui è più facile entrare in empatia, perché corrispondono a quello che è la vita, con tutte le sue imperfezioni.
Se dovessi dare un consiglio a Caterina Ferioli e Adriana Savarese, le giovani attrici che in Belcanto interpretano Antonia e Carolina, cosa diresti loro?
Mi sembra che abbiano già un approccio giusto nei confronti di questo lavoro e della grande esposizione che ne deriva, come successe anche a me con Elisa. Sono state molto professionali sul set, nonostante la loro giovane età. Hanno investito cuore e passione, ma anche professionalità e disciplina. Non è una cosa scontata.

Di recente ti abbiamo vista anche nel film Follemente nel ruolo di Giulietta, che incarna il lato romantico della protagonista. Ti senti simile a lei?
A dire il vero, la parte che predomina in me è quella che nel film corrisponde a Alfa, interpretata da Claudia Pandolfi, quindi quella del controllo e della razionalità. Ammetto che è un aspetto di me con cui combatto, perché a volte mi piacerebbe lasciarmi andare un po’ di più.
Anche in amore?
No, in amore sono più simile a Giulietta, non ho mai avuto avuto paura di mostrare i miei sentimenti e non mi sono mai tirata indietro, anche quando leggevo strani segnali dall'altra parte. Sono sempre stata ostinata e, anche se avevo paura di soffrire, pensavo: "Goditela, poi quel che succede, succede".

Hai mai vissuto un primo appuntamento come quello tra Piero e Lara?
No e non sono una che crede nel colpo di fulmine, in amore sono un Diesel. Ci metto tempo per entrare in sintonia e i miei sentimenti sono sempre nati attraverso la conoscenza reciproca, in modo graduale.
Quest’anno sei tornata a Sanremo, dove già eri stata nel 2015 per presentare L’Oriana, la serie su Oriana Fallaci. Vista la tua carriera, ci si aspetterebbe di vederti anche in veste di co-conduttrice, ti è mai stato proposto?
No, mai. Quello della conduzione è un campo diverso rispetto a quello in cui sono abituata a lavorare, molto complesso. Di attrici ce ne sono tante e non è detto che debba essere proposto tutto a me. È una possibilità a cui non penso, al momento.