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Veronica Gentili: “A Le Iene per portare qualcosa in più, ma un programma di 25 anni non lo cambi”

Parla a Fanpage.it la nuova conduttrice de Le Iene Veronica Gentili. Dopo Blasi, Marcuzzi e Belen rompe la tradizione delle donne di spettacolo alla guida dello show: “Il gossip? Faccio di tutto per evitarlo ma fa parte del gioco”.
A cura di Andrea Parrella
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A Le Iene cambia tutto, o quasi. Sicuramente, con l'inizio della nuova stagione, arriva una nuova figura femminile alla conduzione del programma. A guidare Le Iene ci sarà Veronica Gentili, reduce da tre stagioni alla conduzione del talk politico di Rete 4, che rompe la tradizione recente del programma di Italia 1, portando con sé il suo bagaglio giornalistico. Dividerà il palco con Max Angioni, Eleazaro Rossi e Nathan Kiboba. L'abbiamo intervistata per capire come si approccia a questa nuova sfida.

È stata fino ad ora intervistatrice, approdando a Le Iene diventa intervistata. Sensazioni a caldo di questo cambio di scena?

È strano. Di base preferisco fare le domande che rispondere, non solo in televisione ma nella vita. Sono fatta così al di là del mestiere, infatti se non avessi fatto la giornalista credo avrei puntato alla psicanalisi. Sono apparentemente molto estroversa, ma anche con zone di riservatezza. Però cambiare panni è sempre una sfida.

È una sfida in cui si sente a suo agio?

Sì, poi come tutte le sfide, fino a che non stai ballando non sai. Al momento siamo in una fase ancora caotica, sto prendendo le misure della trasmissione.

Tranne rare eccezioni, il pubblico de Le Iene ha sempre visto una conduzione separata dal lavoro della redazione. Con lei,  giornalista in primis, cambia questo paradigma?

Stiamo lavorando insieme, al di là di quelle che sono le qualifiche. Condurrò la trasmissione e poi farò dei servizi in esterna, ma conterà l'approccio. Io sono lì pronta ad impastare il materiale con la squadra, metto in gioco le mie idee, la mia opinione, gli input che darei in un contesto creativo. La cosa ha a che fare sia con le dinamiche di studio, che con i servizi.

Quindi farà anche intrattenimento?

Assolutamente sì, in quel caso si tratta di costruire insieme ciò che fai. La mia figura all'interno dello studio de Le Iene sta prendendo forma. Cosa riusciremo a creare con questo pacchetto lo vedremo. Ho la fortuna di avere persone molto rodate che riescono a far funzionare la macchina come un orologio. Il gioco è capire all'interno di questo orologio cosa può portare in più un nuovo ingranaggio.

Ha sulle spalle una responsabilità, rappresenta una svolta per questo programma. È un suo desiderio cambiare Le Iene?

Io non la metterei così. Questa è una suggestione che nasce dall'editore, hanno avuto questa idea di inserire una giornalista all'interno di questo programma storico. Io non credo di dover cambiare niente e nessuno, penso che l'idea alla base sia che il percorso che ho fatto in questi anni possa portare un quid, offrire un taglio e alcuni angoli differenti. Su un format che è lì da 25 anni e vive di suo sarebbe pretenzioso arrivare con ambizioni di cambiamento. Sarei pazza.

Ci ha pensato al perché abbiano scelto proprio lei?

Forse perché è funzionale a una scelta di Mediaset per questa svolta stilistica, oppure che io abbia fatto un'esperienza molto bella e significativa nel contenitore del talk show politico, o ancora che io possa sperimentarmi su una cosa che avesse corde diverse, visti i miei trascorsi da attrice. Per tutte queste ragioni, insomma, non è stata una proposta folle, pur avendomi lasciata felice e incredula, vista la storia di questo programma.

Le Iene sono un'istituzione, come se la Tv non potesse farne a meno. Teme di lavorare in un programma dato quasi per scontato, che quindi impone di alzare sempre l'asticella per lasciare il segno?

Non mi impensierisce troppo. Le Iene è un programma che possiede come caratteristica endemica il concetto di rottura delle regole, è una sorta di ragione costitutiva. E ci sono modi e modi di cambiare le regole, come quello di cercare storie forti, a volte anche radicali e legate a quelle diverse sensibilità che sono presenti all'interno della redazione. Ciascuno ha il proprio modo ed è responsabile di quello che racconta e come lo racconta.

Negli ultimi anni Le Iene ha fatto suo il meccanismo televisivo del monologo che ha enorme ricaduta sui social e allo stesso tempo è il trionfo della Tv fatta per frammenti. Lei che ne pensa?

Io credo che sentire la viralità, capire che esiste il mezzo dei social, che il digitale o diventa un pezzo di te o sta contro di te è una qualità de Le Iene. A me pare che il programma, anche attraverso questo meccanismo del monologo, abbia provato a fare e stia provando a fare un discorso con la rete che significa, in qualche modo, reinventarsi. Il cambio delle regole sta anche in questo, non solo alzare l'asticella ma accettare di aprirsi a nuovi fronti. La formula del monologo resterà, è molto funzionale per diversi aspetti, sia per questa capacità di interagire con il web, ma anche per la capacità di attaccarsi a tutta una serie di argomenti, a volte anche in una maniera snella e veloce.

La viralità è un'arma a doppio taglio per la Tv. La si cerca con insistenza, ma può ritorcersi contro. Penso al recente caso Giambruno.

Però io credo che un conto sia pensare un format all'interno del tuo programma che sia funzionale alla viralità, altra cosa è che la viralità diventi una sorta di macchinetta fotografica che immortala alcune gaffe, alcune peculiarità che possano piacere o meno. Insomma, un conto è diventare virali proprio malgrado, altra cosa è pensare un prodotto destinato a quella distribuzione.

Da conduttrice non teme gli effetti imprevedibili di questa viralità?

Questa è una cosa con cui fai i conti dall'inizio, da quando metti piede in televisione. D'altronde non è uguale fare un'intervista con un giornalista e sapere che qualsiasi affermazione possa essere fraintesa, o esposta male? Allo stesso modo, sai quante volte potresti avere una leggerezza? Molto spesso si parla di cadute di stile, espressione di concetti gravissimi, ma la verità è che a volte si tratta anche di naïveté, ingenuità, non ci si rende conto e si finisce per comportarsi come ad una cena tra amici. Ma la Tv non è un salotto. Però certe cose le metti in conto e accadono proprio nello spazio di quell'ingenuità.

Anche se è proprio in quell'ingenuità che si dovrebbe vedere la stoffa di chi fa Tv.

Se per stoffa intende la capacità di non fare quelle gaffe o attutirle sono assolutamente d'accordo e credo che un conduttore debba fare della prontezza di riflessi e capacità di sapere cosa dice o non dice una sua peculiarità. Quella velocità e prontezza o la possiedi o non puoi fare il mestiere. Detto ciò come regola, le eccezioni ci sono sempre, per tutti. Un momento di distrazione può capitare, altra questione è se hai delle idee che possano avere una loro gravità ed essere messe in discussione e non sei in grado di camuffarle, finendo per esporle. Quello è un altro discorso. La propaganda politica è una cosa, la gaffe estemporanea un'altra. Sono tipi di "peccati" molto diversi.

Dalla sua stagione alla conduzione di un talk come Controcorrente sembra uscita indenne da contestazioni di faziosità.

Mi sembra di aver lavorato in questi anni per fare una trasmissione che desse voce a tutti. La parola pluralista ormai ci viene a noia, ma effettivamente ho provato a far sì che all'interno di una trasmissione ogni ospite potesse avere pari dignità rispetto al suo antagonista. Ho agito con attenzione perché questo accadesse, che non significa non avere le proprie idee ed esprimerle. Mi pare però di essere riuscita a non privilegiare nessuno.

Ilary Blasi, Alessia Marcuzzi, Belen Rodriguez, chi l'ha preceduta alla conduzione de Le Iene è inseparabile dal gossip. Come si pone in relazione a questo possibile destino?

Come scelta di vita io perseguo tutto il perseguibile per far sì che questo non accada. Lo dico evitando qualsiasi paragone con chi è venuto prima, trattandosi di donne di spettacolo e intrattenimento, che erano già molto al centro dell'attenzione. Io in questi anni ho sempre lavorato in ambito giornalistico, tenendo la mia sfera affettiva separata da quella pubblica e conto di continuare a farlo. Questo non significa che non possa accadere lo stesso, finire nelle foto del settimanale col tuo fidanzato, con quello che non è il tuo fidanzato e dicono che è il tuo fidanzato (in estate era stata fotografata con Marco Travaglio, ndr), sta nel gioco delle cose, è parte di quel baratto che fai nel momento in cui scegli di diventare un personaggio pubblico. Però un conto è lavorare in una direzione di prudenza, altro è accogliere o alimentare tutto questo anche a fini professionali. Non è quello che punto a fare.

Insomma, si può non essere schiavi del pettegolezzo?

Beh sì, anche perché non si può stare con l'ansia di non potersi abbracciare qualcuno. Poi diciamolo, c'è la parte giocosa degli amici che ti dicono non ti saluteranno più o non ti daranno il bacetto per non finire sul giornale, ma quello lo sai, ti fai una risata e dici che va bene così. Sennò finisci per non salutare più nessuno.

Con Max Angioni condivide con lei la scena, lei rigorosa e lui ironico. Vi scambierete anche i ruoli? 

E chi lo sa? (ride, ndr) Se si vedono le clip di presentazione si intuisce che mi prendo già in giro anche nell'essere rigorosa. Credo che gli sviluppi della nostra interazione scenica siano tutti da esplorare.

Il creatore de Le Iene Davide Parenti, eminenza grigia, guru della Tv. Conoscendolo ha cambiato idea su di lui?

C eravamo già conosciuti una decina di anni fa e mai più incontrati, c'era l'idea di farmi fare l'inviata ma non si è più concretizzata. La mia vera conoscenza con lui nasce quest'estate e sto avendo modo di conoscere un uomo che è caratterizzato sicuramente da una inarrestabilità di fondo, è un iper cinetico professionale, lavorativo e televisivo. Non si ferma mai e questa cosa colpisce. Lui non si dà tregua, è in fucina, sta lì ed è presente, quindi chi lavora in questo modo merita già il rispetto di chi poi le cose le fa concretamente. Una figura che ha sicuramente un grande ascendente sulle persone che lavorano con lui proprio per questa presenza e cura. Poi è una persona che non si mette davanti alla camera e in questo senso "eminenza grigia" sarebbe una buona definizione. Però, di certo, quello che mi ha colpito è l'attenzione spasmodica, una persona da studiare con attenzione e capire, conoscere e imparare. Non è un affabulatore che ti si vuole intortare, è uno che può essere anche ruvido. Però questo clima evita incomprensioni, ipocrisie.

Se a luglio le avessero proposto un nuovo talk show in prima serata al posto de Le Iene?

Sarei stata contenta, anche se meno stupita. Sarebbe stata una cosa meno sorprendente e accattivante. Sono felice così.

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