video suggerito
video suggerito

Vera Gemma: “Ho fatto la spogliarellista, la domatrice. Ora vado agli Oscar con un film sulla mia vita”

Vera Gemma si è raccontata in un’intervista in cui ha svelato come è nato “Vera” il film sulla sua vita che ora è in lizza come miglior film straniero agli Austria Oscar.
A cura di Ilaria Costabile
90 CONDIVISIONI
Immagine

Vera Gemma ha vissuto pienamente, lasciandosi travolgere da emozioni e situazioni talvolta estreme che, però, l'hanno portata ad essere l'artista che è oggi. La sua vita è stata raccontata con occhio attento e non banale dai registi Tizza Covi e Rainer Frimmel, nel film Vera, ora candidato agli Austria Oscar come miglior film straniero. In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera si è raccontata senza filtri, parlando di questa nuova rinascita artistica e del suo rapporto con il padre, Giuliano Gemma, l'icona degli Spaghetti Western.

Il film sulla sua vita nato per una casualità

Il suo film, che l'ha portata a vincere un premio alla Mostra del Cinema di Venezia, sta girando vari festival cinematografici, dove viene accolto con grande entusiasmo. Quando è stato proiettato a Los Angeles gli americani erano entusiasti: "Hanno riso tantissimo. Quanto ridono questi americani… Il problema è che ridevano pure nei momenti drammatici… Alla fine, applaudivano e gridavano Fellini, Fellini e realistic movie. E quando raccontavo che l’abbiamo girato in quattro, senza neanche la roulotte per gli attori, applaudivano come matti". L'idea di girare un lungometraggio sulla sua vita è nata per caso, perché i registi che hanno poi firmato Vera, erano impegnati in un documentario sul circo e nel loro girovagare l'hanno incontrata e Tizza Crovi si è incuriosita alla sua persona:

Nei circhi ci sono cresciuta, papà ha imparato lì a fare lo stunt man. Quando nel 2013 è morto, ho sentito il bisogno di ritrovarlo in un ambiente in cui lo amavano, ho iniziato a passare le giornate nei circhi, ho girato un documentario su quel mondo. Diventare domatrice è venuto naturale: entravo nelle gabbie per portare il cibo agli animali, che si sono abituati a me, mi hanno considerata capobranco. Ho fatto tournée in Russia, Ucraina, Bielorussia. Nel circo, ho trovato un mio modo di essere artista. Tizza voleva sapere tutto di me e ha detto che voleva raccontare.

Al cinema, da ragazzina, si era avvicinata, lavorando con registi noti come Pupi Avati, Dario Argento, Paolo Virzì, ma poi la sua attenzione si è spostata su altro. Al Corriere, infatti, ha dichiarato di aver voluto fare una scelta diversa, senza mai abbandonare il suo spirito artistico:

Ho smesso quando ho capito che in Italia non mi avrebbero mai preso come protagonista: non sono abbastanza bella per fare la bella, non sono la bruttina che fa ridere; il mio viso fa pensare a cose estreme, ma da noi, non esistono protagoniste dai caratteri estremi. Al che, ho scritto libri, fatto il circo, la spogliarellista: ho rinunciato a essere attrice ma non artista.

Vera Gemma con i registi Tizza Crovi e Rainer Frimler
Vera Gemma con i registi Tizza Crovi e Rainer Frimler

L'esperienza da spogliarellista

Inseguire il sogno di esprimere a pieno la sua arte, non è stato facile, anche perché c'è stato un momento in cui dopo aver sperperato i soldi ereditati, si è dovuta sostentare da sola: "Quando è morta mamma, ho ereditato e mi sono mangiata i soldi in pochissimo tempo e papà mi ha detto che non mi dava una lira. Decido di andare a Los Angeles, provo a propormi come cameriera, niente. A un certo punto, scopro un locale di strip tease, The Body Shop, con show di livelli altissimi. Vado dal direttore e chiedo come si fa a lavorare lì". È così, quindi, che ha iniziato a lavorare e guadagnare un certo quantitativo di denaro: "La spogliarellista è un sogno da guardare e non toccare e gli americani sono pazzi: lanciavano mance da duecento dollari, gli togli soldi solo per guardarti ballare". 

90 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views