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Vanessa Incontrada: “Dormivo sotto la bancarella dei miei genitori. Vivo male la crescita di mio figlio”

Vanessa Incontrada si racconta in un podcast e svela come sta vivendo la crescita di suo figlio. Ricorda anche la sua infanzia: “Quando i miei lavoravano al mercato dormivo sotto la loro bancarella”.
A cura di Eleonora di Nonno
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Vanessa Incontrada si racconta a Malcom Pagani nel podcast Dicono di te, dall'infanzia passata in un quartiere difficile di Barcellona fino al rapporto con suo figlio: "Sto vivendo male la sua crescita".

Vanessa Incontrada: "Vengo dalla periferia tosta, quando i miei genitori lavoravano dormivo sotto una bancarella"

Vanessa Incontrada ricorda la sua infanzia. "Sono cresciuta in periferia, vengo dalla periferia tosta di Barcellona. Ad oggi non è più così, dopo i restauri. Quando vivevo io era diverso, la mia infanzia l'ho passata in un parco vicino casa,  su una panchina – racconta – Tutti quelli del quartiere si trovavano lì. Quando torno a Barcellona e vado in periferia e trovo le stesse persone, alcuni sono ancora su quella panchina. Io non mi muovevo dal quartiere, non avevo possibilità". I suoi genitori erano artisti: "Mio padre faceva pupazzi di tela e li vendeva ai mercati". Adesso hanno un negozio che si chiama Incontrada per voi: "È di mio padre, che continua a fare anche le bancarelle e io vado quando posso. L'anno scorso mi sono preso tre mesi di pausa per staccare, questo mestiere a volte ti divora. Dopo l'incidente in moto di giugno montavo e smontavo io la bancarella, a me piace stare nel commercio, amo vendere, Sono cresciuta così". Una propensione sviluppata fin da piccola: "Quando i miei genitori lavoravano, dormivo sotto la bancarella. Facevano le notte e io dormivo lì. L'anno scorso l'ho fatto io: aprivo alle quattro e chiudevo a mezzanotte".

Vanessa Incontrada sul figlio: "Vivo male la sua crescita, non ho più il controllo"

Vanessa Incontrada ha frequentato le elementari a Follonica, mentre medie e superiori a Barcellona. Con la famiglia, però, ha sempre fatto la spola tra Italia e Spagna: "Erano viaggi anche di sedici ore ma li ricordo con tenerezza. Anche crescere in periferia ha fatto tanto al mio bagaglio, alla persona che sono diventata. Oggi, però, fare le valigie mi pesa. È l'unica cosa che mi pesa del mio lavoro". Il suo mestiere, però, la porta anche spesso lontana da casa e da suo figlio. "Sto vivendo male la sua crescita. Ora ha compiuto sedici anni e fa le sue scelte, le sue uscite. Non posso avere tutto sotto controllo e questa cosa la sto vivendo malissimo – confessa – Spero che lui non viva la mia angoscia e la mia paura, è giusto che faccia le sue esperienze. Non volevo che avesse il motorino ma alla fine lo ha preso. Vorrei che questo desiderio di protezione nei suoi confronti non diventi un'ossessione".

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