Valeria Angione: “A 30 anni non sono pronta per un figlio. Da influencer si guadagna quanto un medico”
Valeria Angione crede nelle seconde occasioni. "È vero che certi treni passano una sola volta, ma se arriviamo in ritardo possiamo sempre aspettarne un altro", ha raccontato a Fanpage.it. Laureata in economia come piano B, oggi è influencer e attrice, da sempre il suo sogno. Il suo spettacolo teatrale si chiama Binario 29 3/4 ed è il viaggio di una giovane donna verso i 30 anni, tra paure e nuove consapevolezze.
I social sono stati la "porta alternativa" e le hanno permesso di farsi conoscere e amare dal pubblico: "Non li abbandono, anche se capisco perché possono essere visti negativamente. I soldi che si guadagnano con questo lavoro sono forse pari a quelli a cui un dottore arriva dopo due anni di carriera".
Sei a teatro con il tuo spettacolo Binario 29 3/4, che hai fortemente voluto iniziare nel mese in cui compi 29 anni. Da cosa nasce l’esigenza di raccontarti proprio ora?
Ho compiuto 29 anni il 5 novembre e mi sembrava ideale tornare scena proprio in questo mese. Il titolo riprende il binario 9 e 3/4 di Harry Potter, ma nel mio caso il viaggio dal mondo reale a quello magico riguarda il passaggio dai venti ai trent'anni. Lo spettacolo parla della trasformazione di una donna che deve affrontare i 30 anni e fare i conti con tutte quelle cose che non vuole accettare perché sta crescendo.
Cosa rappresentano i 29 anni per te?
All'inizio pensavo rappresentassero una fine, perché la società ci ha imposto che una volta compiuti i 30 anni la giovinezza finisce. Scrivendo lo spettacolo invece mi sono resa conto che sono un nuovo inizio, un nuovo treno da prendere con un bagaglio pieno di esperienze e fallimenti, che hanno costruito la persone che sono oggi. Quindi i 29 anni non rappresentano assolutamente niente, sono una fase della mia vita, come lo sono stati i 18 e i 25 e come lo saranno i 40 e i 50.
A proposito di binari, spesso si ha l’idea che nella vita alcuni treni passino una volta sola. Sei d’accordo?
È vero che ci sono treni che passano una volta sola, ma se arriviamo in ritardo possiamo sempre aspettarne un altro, magari migliore. Restiamo in quella stazione e su quel binario. Possiamo raggiungere la stessa destinazione usando strade alternative, non ce n'è una unica da prendere. E io di questo sono testimone.
Cioè?
Da quando ho 9 anni voglio fare l'attrice, ma non ci sono riuscita con la strada tradizionale dell'Accademia di recitazione. A 19 anni facevo i provini e mi sentivo un fallimento rispetto agli altri, che riuscivano ad avere il ruolo. Ai tempi il teatro non mi dava niente, così mi sono iscritta alla facoltà di economia, che è sempre stato il mio piano B. Poi ho aperto una porta alternativa, i social, che mi hanno dato una visibilità tale da permettermi di scrivere uno spettacolo e di far venire le persone a vedermi a teatro.
Ti infastidisce essere definita una influencer?
I social non li abbandono e non sopporto chi dice "faccio l'attore e non voglio avere niente a che fare con il mondo social". Le due cose possono e devono coesistere. Adesso purtroppo il termine influencer è visto negativamente perché ci sono alcuni personaggi che non sono esattamente dei modelli da seguire. Quindi capisco perché dall'esterno questo lavoro possa essere visto come quello di una persona che non fa niente dalla mattina alla sera e non conoscere il valore della fatica. I soldi che si guadagnano sono forse pari a quelli a cui un dottore arriva dopo due anni di carriera. È un mondo molto redditizio, ma crea dipendenza, gelosia e invidia.
Gli haters ci sono?
Ci ho messo alcuni anni ad accettare l'idea di non poter piacere a tutti. All'inizio i commenti negativi mi buttavano giù, poi gli haters mi hanno aiutato a cambiare registro in un momento in cui li stavo assecondando troppo. In molti mi dicevano che ero cambiata, ma penso sia inevitabile. Per quanto possa dire ‘sono sempre la stessa', non sarà mai così. Questo lavoro mi ha cambiata perché non è più un lavoro, ma tutta la mia vita.
Come è cambiata Valeria da "Lo do a settembre" a oggi?
La Valeria che faceva video sull'università era più immatura, aveva più ansia da prestazione, anche se la stessa filosofia di vita. Dare un esame a settembre significava "se non lo fai a giugno non è un problema, rimandiamo a settembre". Un po' come il treno, se ne perdo uno aspetto quello successivo.
In quali aspetti ti senti già sul ‘binario dei grandi’ e in cosa invece ancora non ti ci senti arrivata?
Quando hai quasi 30 anni molto spesso ti viene detto "ma quando fai un figlio? Quando la metti su famiglia?". Da questo punto di vista mi sento meno pronta, anche a disagio, perché le informazioni sul mio utero restano private. Invece da 2 anni vivo con il mio fidanzato, mi occupo della spesa, delle bollette, da poco anche della cura di un cagnolino. Grazie a queste piccole cose sono cresciuta tantissimo.
La ‘paura' di prenotare le visite rimane?
Spero sempre che ci siano i miei genitori a farlo (ride, ndr). Anche a chiamare la pizzeria, il fatto che debba farlo io mi sembra assurdo (ride, ndr).
Il tempo che passa è un ostacolo o un modo per riprovarci?
È un modo per riprovarci, ancora e ancora. A volte mi sono sentita asfissiata dallo scorrere del tempo e mi sono immersa nel lavoro, sperando di non perdere quello che avevo costruito. Poi ho realizzato che in realtà, il tempo, in tutti questi anni mi è stato amico, dandomi la possibilità di provarci una seconda volta.
Ti sei mai sentita fuori tempo?
Direi l'esatto contrario. A scuola ho fatto la primina e quando mi sono laureata non avevo neanche 21 anni. Ero sempre la più piccola ed essere fuori tempo in realtà mi ha aiutata, non è sempre una cosa negativa.
Su Instagram hai messo una foto con la fede al dito, che però non era quello che tutti hanno pensato.
Apparteneva al personaggio di un film che stavo girando, è stato assurdo. Mi aspettavo che le persone capissero, anche perché si intravedeva il camerino, ma non è stato così. I miei amici hanno contattato il mio fidanzato Luca e i massaggi di Instagram erano intasati. Era un oggetto di scena.
La fede ‘vera' la vorresti?
La vorrei fino a un certo punto, credo che gli anelli al dito siano dei bellissimi simboli ma fini a se stessi, l'amore è altro. Per il matrimonio c'è tempo.
Hai la stessa idea anche riguardo all'avere un figlio?
Quando ho preso il mio cane Nemo qualche mese fa, in molti mi hanno scritto "a questo punto facevi un figlio". Non è esattamente la stessa cosa, la scelta di fare un bambino deve essere molto ponderata. Io e Luca ci stiamo prendendo i nostri tempi per capire se siamo veramente pronti. Con calma.