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Valentina Bisti: “La notizia della morte del Papa la dai una volta nella vita, il trucco era l’ultimo dei pensieri”

La giornalista del Tg1 racconta a Fanpage le fasi concitate dell’edizione straordinaria per la morte di Papa Francesco: “Non mi ha preoccupato il trucco, ma la giacca sì. Ne avevo una inappropriata e una collega mi ha prestato la sua per andare in onda”. Sulla sua conduzione: “Mi sono sentita vicina a tutti gli italiani in un momento così drammatico”.
A cura di Andrea Parrella
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Valentina Bisti ha condotto l'edizione straordinaria del Tg1 che ha raccontato al mondo la morte di Papa Francesco. Un compito arduo, "la diretta più difficile della mia vita", come racconta a Fanpage in questa intervista, a distanza di poco più di 24 ore da quella breaking improvvisa arrivata in redazione, in una mattinata apparentemente tranquilla del lunedì di pasquetta. Bisti ha raccontato la concitazione di quei minuti in cui la redazione del Tg1 è stata travolta da una notizia a cui "eravamo in un certo senso preparati, ma non così, non in quel momento". Inevitabile toccare l'elemento che ha restituito ancor di più il senso di edizione straordinaria, ovvero la scelta di andare in onda senza trucco per via della fretta e la concitazione di quegli istanti: "Dovevo pensare ad altro, mi sono solo preoccupata di cambiarmi, una collega mi ha prestato la sua giacca nera". 

Valentina, come si vivono gli istanti precedenti a una diretta come quella in cui si annuncia e racconta la morte del Papa?

Per me era fondamentale avere tutto sotto controllo, sapevo di fare la diretta più difficile della mia vita, quella che tutti i giornalisti da una parte temono e dall'altra vorrebbero fare nel migliore dei modi.

Cosa è successo quando è arrivata la notizia della morte?

È stato tutto molto veloce, eravamo in riunione di sommario, è arrivata la notizia, io sono scesa di corsa in studio ed è partita la macchina della straordinaria. In quel momento hai mille impulsi e cose da seguire. Chi è in studio con me? Chi c'è a Piazza San Pietro? Chi sono gli inviati? Dovevo capire la situazione. Avevo solo una penna, al mio fianco c'erano i miei colleghi Ignazio Ingrao e Oliviero Bergamini. Ci siamo detti di andare a braccio, gli ho chiesto di seguirmi e raccontare al meglio la cosa.

Ha fatto molto effetto l'immagine di te senza trucco. 

Al trucco non ci ho proprio pensato. Come ogni donna ho i miei trucchi nella borsa, ma in un momento di concitazione è stato l'ultimo dei pensieri. Io poi sono una persona che va in giro abbastanza struccata, non era per me fondamentale.

È stata una scelta ponderata?

Sapevo di non essere truccata, però mi sono anche detta che non stavo raccontando il matrimonio dei reali d'Inghilterra, è un evento drammatico che ha commosso anche me. Io a un funerale vado senza trucco anche per avere la libertà di piangere e non diventare una macchia di colore. Avevo la sola priorità di ascoltare la regia, essere in sintonia con i miei colleghi in studio.

Non ti nascondo che la percezione emersa è che nel suo essere del tutto casuale, quella forma di sobrietà ha dato l'impressione di intrecciarsi con le circostanze del momento, oltre a sembrare una rottura del cerimoniale televisivo. 

Io l'occasione per truccarmi ce l'ho anche avuta, le ragazze del trucco e parrucco, mi hanno inseguita prima dell'inizio e sono rimaste lì tutto il tempo, magari per approfittare durante il lancio di un servizio, ma io avevo tutte altre preoccupazioni e per me non era fondamentale. Dovevo essere concentrata e avere sotto controllo la situazione. Non essendo una priorità l'ho totalmente accantonata. Ho avuto un'altra priorità, ad esempio, cioè la giacca.

Valentina Bisti durante l'edizione straordinaria del Tg1 per la morte di Papa Francesco.
Valentina Bisti durante l'edizione straordinaria del Tg1 per la morte di Papa Francesco.

Ovvero?

Avevo una camicetta colorata che sarebbe stata inappropriata alla situazione. Le mie giacche nere erano in redazione e la distanza è di dieci minuti a piedi dagli studi, così ho chiesto a un collega di portarmele, ma era già tardi. Una situazione assurda. Tre mie colleghe erano lì, una con una giacca marrone, l'altra di pelle, mentre la terza, Maria Soave, mi ha detto subito "metti la mia". Quindi dietro le quinte mi sono cambiata al volo.

Nel frattempo che accadeva?

Durante la diretta arrivavano ovviamente indicazioni da parte della regia con l'auricolare. Noi in studio avevamo una piccola chat per coordinarci. La situazione era complessa, benché immaginassimo che un evento del genere sarebbe arrivato e avevamo pezzi pronti, non pensavamo sarebbe successo così.

Come valuti la tua conduzione?

Io penso e credo di aver avuto modo, con questo approccio di semplicità, di essere più vicina a tutti gli italiani in un momento così drammatico e difficile. Per me provare a sviluppare un'empatia con il pubblico è fondamentale. Ero lì con i miei sentimenti, le mie paure e il mio dispiacere, le stesse sensazioni provate da molte persone che erano davanti alla Tv.

Dal punto di vista caratteriale in queste circostanze avverti più il timore di sbagliare, o l'adrenalina della notizia?

La palestra di UnoMattina mi ha insegnato molto. Non sono molto ansiosa di indole, durante quell'esperienza ho seguito anche da sola l'emergenza Covid, ho trattato la tragedia del ponte Morandi, la Concordia, i terremoti. Ho dimestichezza con queste circostanze e mi sento nel mio quando ci sono situazioni di emergenza. Ho fatto il lavoro di giornalista da strada e quindi credo di avere contezza delle difficoltà, i tempi televisivi, possiedo questo vocabolario e mi sentivo abbastanza tranquilla. Poi non dimentichiamoci che se la diretta di ieri è andata bene il merito è dell'enorme squadra del Tg1 che mi ha fatta sentire tranquilla, davanti alle telecamere, dietro e anche in collegamento. Sai che puoi sbagliare un nome o fare un errore, ma per il resto ti senti al sicuro, pur sapendo che la responsabilità è enorme.

Durante una diretta di durata indefinita come questa ci sono molti vuoti da coprire. 

Avevo due spalle eccezionali perché si trattava di colleghi che riempivano i vuoti possibili, i momenti di incertezza, dandoti modo di poter gestire alcune questioni, comunicare con la regia. Essere soli significa non avere nemmeno un istante per questo lavoro laterale.

Questa è stata più complessa delle breaking gestite?

Assolutamente sì. È stata complessa perché è la notizia per definizione, una di quelle che dai, probabilmente, una sola volta nella carriera, che ha respiro internazionale e riguarda una moltitudine enorme di persone. Tra le notizie preventivabili, perché ce ne sono altre che non puoi nemmeno immaginare, è certamente la più difficile.

Ti occupi di cronaca e attualità da anni, ma in realtà hai seguito un percorso di specializzazione in spettacolo. Cosa è successo poi?

Io mi sono laureata a La Sapienza in cinema, che è una passione sempre avuta. Mi sono avvicinata al giornalismo grazie ai racconti di Vincenzo Mollica, vedevo questo giornalista che raccontava il mondo dello spettacolo e mi chiedevo perché non potessi farlo anche io col cinema. Ho provato anche a fare la scuola di cinematografia, ma avevo solo una preparazione teorica, quindi raccontare quel mondo era il mio modo per avvicinarlo. Ho iniziato a scrivere per un giornale di periferia, poi ho fatto la scuola di Giornalismo e nel frattempo ho fondato un sito che si chiamava film.it. Durante la scuola chiesi di fare stage al Tg1 per capire l'ambiente, seguire i colleghi. Mi sono fatta conoscere e appena c'è stata possibilità mi hanno fatto un contratto.

Valentina Bisti nella redazione del Tg1 nel 2010.
Valentina Bisti nella redazione del Tg1 nel 2010.

Quindi hai dovuto mettere da parte lo spettacolo?

Sì, perché poi ho conosciuto il mondo della cronaca, l'ho fatto per dieci anni appassionandomi, poi ho fatto UnoMattina e nel frattempo sono passata alla redazione Società del Tg1.

UnoMattina è un contenitore che ingloba tutto. È così diverso da un Tg?

È stato una palestra, l'ho condotto per tredici mesi di seguito, dall'estiva, proseguendo con l'invernale prolungata di un mese per l'emergenza Covid.

In quei mesi la Tv fu sottoposta a uno stravolgimento. 

Sì, ci siamo dovuti misurare con metodi comunicativi diversi, nessuno aveva mai dato la linea a un collegamento via Skype. Inoltre io conducevo con Roberto Poletti, che era a Milano e quindi conducevamo insieme ma in due studi diversi. È stata un'esperienza che mi torna molto in situazioni come quella dell'edizione straordinaria.

Tra i capitoli importanti della tua carriera, hai seguito a fondo la tragedia della Costa Concordia.

Quando c'è stato il naufragio, la mattina avevo questo volo per Lisbona per alcuni giorni di vacanza con mio marito. Per quei tre giorni ero assillata dall'idea di partire nel momento in cui in Italia c'era una notizia epocale. Ho trascorso tre giorni in albergo davanti alla CNN. Nel frattempo i colleghi della cronaca erano partiti per raccontare la tragedia, ma mentre la parte di cronaca si stava chiudendo e iniziava la fase giudiziaria della notizia, si iniziava a parlare del disastro ambientale, degli effetti di quello che era accaduto sull'isola. Uno spaccato da raccontare enorme: l'ambiente, che fine fa la nave, come la rimuoveranno. Il mio caporedattore mi ci ha mandato, sono arrivata sull'isola del Giglio sei giorni dopo il naufragio e poi quando ti appassioni a una storia così ci entri dentro. Tanti gigliesi sono diventati miei amici, mi sono rimasti nel cuore.

Hai seguito la vicenda fino alla fine.

Esatto, fino al trasporto della nave a Genova, poi lo smantellamento, quindi capire come l'isola si stesse riprendendo dal disastro.

I funerali di Papa Francesco saranno sabato 26 aprile. Condurrai tu la diretta?

Non c'è ancora un'organizzazione chiara, ma avendo la settimana di conduzione del Tg delle 13.30, credo che farò quella. L'avrei dovuto condurre anche il 21 aprile, ma ovviamente l'arrivo della straordinaria intorno alle 10 ha fatto sì che io mi dedicassi a quella e Emma D'Aquino subentrasse per l'edizione del Tg delle 13.30.

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