Un professore 3 si farà? Anticipazioni sulla terza stagione, Petraglia: “Simone, Manuel e torna Mimmo”
Un professore 3 si farà? Lo straordinario successo della serie di Rai1 con Alessandro Gassmann, Nicolas Maupas, Damiano Gavino, Domenico Cuomo e Claudia Pandolfi rende decisamente probabile la terza stagione. Si attende la conferma della Rai che al momento, secondo quanto apprendiamo da fonti qualificate, non è ancora arrivata. Lo sceneggiatore Sandro Petraglia, in un'intervista rilasciata a Fanpage.it, ha parlato del futuro che immagina per la serie coprodotta da Rai Fiction e Banijay Studios Italy: "Puntiamo molto sui personaggi di Simone, Manuel e Mimmo". Poi, ha replicato ad alcuni dei temi sollevati dagli spettatori sui social: la presunta bisessualità di Manuel, le poche scene tra Manuel e Simone, la reazione di Dante all'aggressione omofoba subita dal figlio, come è nato sulla carta l'amore tra Simone e Mimmo. Giovedì 21 dicembre, intanto, andrà in onda l'ultima puntata di Un professore 2 e, dunque, l'intenso e attesissimo finale di stagione: "C'è gente preoccupata per Dante che mi scrive: ‘Non è che muore? Ma sei pazzo! Non ci puoi dare questo dolore'. Come se fosse un loro amico, come se esistesse realmente".
Un professore 3, per la terza stagione si attende l'ok della Rai: le anticipazioni
Un professore 3 si farà? È già iniziata la scrittura della terza stagione?
Non abbiamo ancora iniziato a scriverla. Dato il successo sono sicuro che si farà, ma aspettiamo la conferma della Rai.
Tra la messa in onda della prima e della seconda stagione sono passati due anni, dovremo attendere il 2025 per vedere le sei nuove puntate?
Cerchiamo di essere un po’ più veloci, ma sono dodici episodi da 50 minuti. Ci sono due filosofi per serata. Ci vuole un po’ di tempo per costruirla. I personaggi sono molti. Speriamo di anticipare, ma non credo che andremo in onda molto prima.
Rivedremo Manuel Ferro interpretato da Damiano Gavino, Simone Balestra interpretato da Nicolas Maupas e Mimmo interpretato da Domenico Cuomo?
Sì, penso proprio di sì. A meno che non ci siano problemi da parte loro, per quanto riguarda la scrittura puntiamo molto su questi ragazzi. Sono tra le cose della serie riuscite meglio.
Come immagina la terza stagione? Può darmi delle anticipazioni?
Non posso dire troppo, ma di sicuro Nicolas Maupas, Damiano Gavino e Domenico Cuomo sono tre attori su cui puntiamo molto. Quindi ci saranno Simone e Manuel e tornerà Mimmo. Una relazione tra Simone e Manuel? Non si sa mai. Ormai stiamo diventando i maestri della fluidità.
Simuel Canon? Il rapporto tra Simone e Manuel secondo Petraglia
Immagino sappia che i personaggi di Simone e Manuel sono particolarmente amati dal pubblico. Su X spopola l'hashtag #SimuelCanon. In molti, vorrebbero vederli insieme.
Questo deriva dalla bravura degli attori Nicolas Maupas e Damiano Gavino. Sono veramente molto in gamba. Una bellissima coppia. Credo si sia abbassata l’età degli spettatori che solitamente guardano Rai1 anche grazie a loro. Non ci siamo fatti condizionare da X. Anche l’anno scorso, quando è finita la prima stagione, sia sui social che tramite mail mi scrivevano: “Mi raccomando nella prossima stagione Manuel e Simone devono avere una grande storia”. Noi siamo andati per la nostra strada.
Nella seconda stagione, gli spettatori avrebbero voluto vedere più scene di loro due insieme.
Non facciamo le storie con il bilancino. Non stiamo a contare, a misurare, quando scriviamo. Ci lasciamo un po’ andare alla vena narrativa del momento. Ci era sembrata una buonissima idea metterli nella stessa vecchia casa sgangherata. Malgrado le storie sentimentali siano diverse, perché Manuel è fidanzato con Nina e Simone ha una nuova storia sentimentale con Mimmo, credo ci sia stato un buon bilanciamento delle scene. Ogni volta che i due ragazzi stanno insieme è un piacere. Sono scene sempre ben riuscite.
Una fetta di pubblico si aspettava che venisse esplorata la bisessualità di Manuel, dopo il rapporto avuto con Simone nella prima stagione.
Manuel, fin dall’inizio, dice di essere eterosessuale e noi lo abbiamo pensato come un eterosessuale che ha questa mezza storia con Simone. È una cosa che ferisce anche Simone il fatto che per Manuel sia un'esperienza, mentre per lui sia una storia d’amore importante. È un dolore che lo fa crescere. Con Mimmo, Simone è molto più cauto. Capisce che si sta innamorando, ma cerca di andare con i piedi di piombo. Penso che Manuel sia eterosessuale. È scritto così, lo dice continuamente. Manuel è un personaggio creativo, originale e all’interno della sua creatività e intelligenza, ci sta anche che esplori tutto ciò che può esplorare.
Un professore 2, l'amore tra Simone e Mimmo
Come è nata nella sceneggiatura l’idea della relazione tra Simone e Mimmo?
Nella prima stagione, Mimmo era in carcere. Lo vedevamo poche volte, quando il professore andava a trovarlo. Dato che mi era sembrato un buon personaggio, ho pensato di portarlo nella seconda stagione e dargli più spazio. Inizialmente pensavamo di inserirlo nella scuola. Proseguendo nell'intento di farlo entrare nel mondo di relazioni del professore, alla fine lo abbiamo messo a dare una mano in biblioteca. Ci è venuto naturale raccontare un avvicinamento con Simone. Abbiamo pensato, anche qui, che fosse molto interessante che Mimmo dicesse di avere una ragazza, quindi non svelare dal primo momento al pubblico che sarebbe accaduto qualcosa con Simone. Mimmo si presenta come un ragazzo eterosessuale. Quando si avvicina a Simone dice: “Non stiamo a fare troppi ragionamenti”, si lascia andare all’amore.
Mimmo salva Simone da un'aggressione omofoba. In molti si aspettavano che Dante difendesse suo figlio con più convinzione, nonostante l'aggressore vada in coma per mano di Mimmo.
Noi cerchiamo di creare dei personaggi coerenti. Uno come Dante, davanti a due cose molto brutte e gravi – l’omofobia e l'aggressione a Simone e la risposta che ha portato un ragazzo in coma – si pone il problema del ragazzo che sta per morire. Ci sembra fatta bene. C'è anche una scena in cui, dato che Simone non va in ospedale, ci va Dante perché si sente in colpa per il figlio e lì viene aggredito dalla madre del ragazzo.
La serie Un professore viene caricata di significato. Per molti esponenti della comunità LGBTQIA+ è un'occasione per vedere il loro amore rappresentato in TV finalmente al pari di quello eterosessuale.
Generalmente per noi la prima spinta è quella di raccontare storie, non ergersi come portatori di una bandiera ideologica. Però sono molto contento quando avviene. Rispetto a quello che possiamo pensare della comunità LGBTQIA+ quando leggiamo un saggio o un articolo di giornale, la potenza del cinema e della televisione ti fa aderire non in maniera ideologica, ma attraverso il cuore. Ti appassioni a una storia e capisci che quell’amore è la cosa più naturale del mondo. Nella serie raccontiamo come si avvicinano un uomo e una donna e, con la stessa naturalezza, come si avvicinano due ragazzi. Certo, farlo sulla Rai che è anche servizio pubblico, ci dà molta gioia, dà un significato ulteriore a tutto il lavoro che facciamo. Anche se nessuno ci ha mai dato un premio, qui premiano tutti tranne noi (ride, ndr). Lo dico soprattutto per i ragazzi.
Un professore 2, il successo della seconda stagione e il distacco da Merlì
Che peso emotivo ha avuto tornare a lavorare alla serie Un professore dopo la morte di Alessandro D’Alatri?
Non sapevo che D’Alatri stesse così male. Ci eravamo sentiti per telefono quando mi avevano detto che non avrebbe fatto la serie perché non stava bene. Mi disse che si stava curando, che faceva terapia riabilitativa perché aveva avuto un problema alla schiena. Non credo fosse la vera malattia che stava affrontando. Siamo rimasti tutti malissimo quando abbiamo saputo che non c’era più. Ci ha lasciato disorientati.
La regia di Un professore 2 è passata ad Alessandro Casale.
Non conoscevo il nuovo regista. Ci siamo parlati prima che iniziassero le riprese. Casale, con grande rispetto del lavoro fatto da D'Alatri, ha ereditato una parte del cast e anche il tono della serie, che era per me la cosa più importante. E poi ha messo la sua personalità al servizio di queste storie, facendo bene. Non era facile dopo il lavoro di Alessandro.
In effetti anche la seconda stagione di Un professore ha ottenuto ascolti eccellenti e si è guadagnata il primo posto nella classifica dei dieci programmi più visti su RaiPlay. In definitiva, quale ritiene siano stati gli ingredienti vincenti di questa stagione?
Intanto credo che il tono sia la cosa più importante. Abbiamo voluto scrivere una serie nella tradizione della commedia italiana, però con elementi drammatici, con una certa intensità e cercando di evitare la retorica. Giocando con i sentimenti, a volte irridendoli, facendo fare avanti e indietro ai personaggi. E poi c'è la qualità degli attori. Si possono scrivere le cose migliori del mondo, ma a vivificarle è il corpo degli attori, la loro voce e presenza. Il cast e la regia hanno potenziato ciò che abbiamo scritto.
È vero, la serie gode di un cast straordinario.
Alessandro Gassmann e Claudia Pandolfi si sono intesi, si sono divertiti, hanno giocato con i ruoli, ci hanno messo parte della loro personalità. E sono molto contento anche dei ragazzi. Sono stati scelti bene e sono entrati nei meccanismi narrativi, arricchendoli. Questa impressione di verità che la serie dà, credo sia uno dei motivi del successo. Infine, c'è l'intreccio. Mi capita di vedere in TV delle storie che si trascinano stancamente. Qui, invece, ci sono tante linee narrative intrecciate. Spesso dicevo agli altri sceneggiatori che con metà di quelle idee si possono fare tre stagioni.
Puntualmente scatta il paragone con Merlì, la serie su cui si basa Un professore. Si è mai sentito ostaggio di quella trama che crea aspettative nel pubblico?
Guardi per noi la trama di quella serie non esiste. Siamo andati completamente per conto nostro, la seconda stagione non l’ho vista. Neanche la terza. Non le vedo neanche più perché ormai siamo dentro alle nostre storie. Quello che abbiamo preso dalla prima stagione spagnola è stata l'idea di partenza: un professore con una vita disordinata, che ha molte storie, è separato e ha un figlio gay. Il resto ce lo siamo inventato. In quella serie, ad esempio, Anita non esiste. Le scene tra Anita e Manuel, tra madre e figlio, sono tra le cose che amo di più. Un professore è molto meglio della serie spagnola, non c’è dubbio.