Turchese Baracchi su Maurizio Costanzo: “Mi ha insegnato la radio, la sua genialità era travolgente”
“Era un pozzo di conoscenza, anche solo un minuto di dialogo con lui era un’esperienza di vita indimenticabile”, racconta di Maurizio Costanzo Turchese Baracchi, “figlia” televisiva del giornalista morto a 84 anni a Roma. La conduttrice ha avuto modo di conoscerlo prima nei panni di professore all’Università Sapienza, poi l’ha presa per mano e accompagnata in un viaggio, quello della radio, che sarebbe diventato la sua vita.
Dalle prime esperienze insieme davanti al microfono Turchese Baracchi ha capito che Costanzo sarebbe diventato una figura di riferimento fondamentale. “La mia prima esperienza radiofonica l’ho fatta con lui ne ‘L’uomo della notte’ per Radio Rai. Mi ricordo che mi disse ‘Sembri nata per fare radio, sembra che tu lo faccia da sempre’”.
Cosa ricordi del suo modo di approcciarsi alla radio?
La radio era la sua grande passione. Mi diceva sempre che è un mezzo potentissimo perché lascia libera l’immaginazione e perché può arrivare ovunque. Anche il mio format con questo nome, ‘Turchesando’, che mi porto dietro da sempre, lo devo un po’ lui e alla sua abitudine di usare sempre i gerundi.
Costanzo ha collezionato oltre cinquemila interviste nel corso della sua carriera. Qual era il suo metodo nel prepararsi prima di raccontare un personaggio?
Credo che il suo metodo fosse non non avere un vero e proprio metodo. Conosceva il personaggio perché era sempre molto informato, ma poi non si preparava più di tanto. L’ho osservato attentamente e ho imparato da lui il modo di fare le interviste. Seguo un flusso basandomi sulla mia sensibilità, sulle percezioni, sull’importanza di una parola. Ecco, questo me lo ha insegnato lui.
Prima ancora, però, è stato tuo professore all’Università. Insegnava teorie e tecniche del linguaggio radiotelevisivo. Com’è stato conoscerlo in quella veste, al di là della sua immagine pubblica?
Era il solito Costanzo che vedevi anche in tv, solo forse un po’ più serio nei panni del professore. Trasmetteva passione e amore per questi mezzi di comunicazione potentissimi. La sua genialità era travolgente. Aveva un’intelligenza fuori dal comune, un’autoironia senza precedenti. Una persona eccezionale. Il nostro primo incontro effettivo è stato il giorno dell’esame: presi 30 e lode. Gli chiesi di farmi da relatore per la tesi sul linguaggio radiotelevisivo e da allora non ci siamo più lasciati. È diventato il mio punto di riferimento. Gran parte della mia carriera la devo a lui.
Tra l’altro è stato proprio lui a scrivere la prefazione del tuo libro ‘Il manuale della conquista certa. Non esistono uomini inconquistabili', uscito nel 2021.
Quello è un regalo che non dimenticherò mai, oltre a tutte le chiacchierate e risate che ci siamo fatti insieme. Sai, mi ha regalato un esercito di tartarughe, diceva che portano fortuna e così è stato. Il vuoto che lascia, al di là del pezzo di storia del giornalismo che ha scritto, per me è un vuoto affettivo enorme. Porterò per sempre con me i suoi preziosi insegnamenti.
Hai avuto modo di sentirlo recentemente? Sapevi di qualche problema di salute?
Me lo sentivo che ultimamente non stava bene. Ogni volta che avevo bisogno di un consiglio lo chiedevo a lui, che era sempre pronto a darmelo. Negli ultimi giorni invece non ricevevo le solite risposte. Avevo avevo capito che qualcosa non andava, essendo rimasta in contatto con il suo gruppo di segretarie, Valeria, Silvia, Concetta, che per lui erano come una famiglia.
Il ricordo di un momento che ti resterà per sempre nel cuore?
La volta in cui ero nel suo ufficio e mi sono trovata ad ascoltare una telefonata tra lui e Maria De Filippi. Lei stava per andare in onda con una prima puntata di Amici e lui le disse: “Mi raccomando spacca tutto, sei bravissima”. Non dimenticherò mai la stima e l’affetto sconfinato che ho percepito da quella telefonata. Sono diventati entrambi due protagonisti indiscussi della tv, rendendo protagonisti gli altri, senza smanie di emergere. Un’abilità unica, sono un esempio raro.