Suor Myriam, monaca imprenditrice: “Con le mie quattro lauree aiuto chi soffre, in clausura ho trovato la felicità”
Suor Myriam D'Agostino ha 40 anni, ne aveva 23 quando è entrata nel Monastero delle Benedettine di Sant'Anna a Bastia Umbra. Insieme a Madre Noemi Scarpa, Suor Debora e Suor Eleonora, è il volto del programma La cucina delle monache in onda su Food Network. In un'intervista rilasciata a Fanpage.it ha raccontato la sua storia. Dopo l'ultimo anno di università, lasciò la famiglia e il fidanzato per la clausura: "Il fidanzato sparì completamente. Mai più visto. La famiglia reagì con tanta titubanza e preoccupazione. Erano convinti che dopo due settimane sarei tornata a casa, che non ce l’avrei fatta". Ma non è più tornata indietro. Suor Myriam, classe 1984, ha continuato a coltivare il suo amore per lo studio e sta conseguendo la quarta laurea. Nel 2007, poco prima di entrare in monastero, ha conseguito la Laurea in Filosofia presso l’Università Orientale di Napoli. Poi, la Laurea in Teologia presso il Pontificio Ateneo Sant'Anselmo a Roma. E la Laurea in Psicologia clinica e della riabilitazione. Suor Myriam è anche giornalista e ha ottenuto il titolo di LifeCoach e Counselor a orientamento Analitico transazionale. Non solo teologa, giornalista e psicologa, è anche imprenditrice. Insieme alle altre monache gestisce un'azienda agricola, in cui produce birra, farina, pasta, olio e altre delizie.
La storia di Suor Myriam D'Agostino: imprenditrice, teologa, giornalista e psicologa
Suor Myriam, com'era la sua vita prima di entrare in monastero?
Ero una ragazza tranquillissima, avevo 22 anni, studiavo filosofia all’università a Napoli. Vivevo nella zona della stazione, secondogenita di sei fratelli. Per mantenermi agli studi facevo dei lavoretti: la babysitter, l'operatrice nei call center, cose molto pratiche. Avevo un bel gruppo di amici e frequentavo un ragazzo. La vita di una ventiduenne standard.
Quando ha deciso di intraprendere un percorso religioso?
Nel mio ultimo anno di università ho conosciuto il Monastero delle Benedettine di Sant’Anna e ho iniziato a frequentare la comunità andando in Umbria quando potevo. Quindici giorni dopo la laurea ho chiesto a madre Noemi, che era la maestra delle novizie, di poter entrare in monastero per fare un'esperienza senza data di scadenza. Da quel giorno non sono più tornata a casa.
C’è stato un evento specifico che l'ha portata a maturare questa decisione o è stato un percorso?
Direi un percorso. La mia vocazione è nata mentre vivevo questa esperienza in monastero. Le monache mi diedero la possibilità di vivere nei loro ambienti, quindi lavorare, pregare e mangiare con loro. E mentre vivevo questa esperienza, la sentivo vicina al modo in cui desideravo essere felice. Così, ho fatto la mia scelta.
La clausura a 23 anni: "Il mio fidanzato sparì, la mia famiglia era preoccupata"
Come reagirono i suoi genitori e il suo fidanzato?
Il fidanzato è sparito completamente. Mai più visto (ride, ndr). La famiglia all'inizio reagì con tanta titubanza perché pensavano che non fossi fatta per il monastero nonostante una formazione cattolica e cristiana. Erano convinti che dopo due settimane sarei tornata a casa, che non ce l’avrei fatta.
Ma si sbagliavano.
Quando videro che la cosa si faceva più seria, iniziarono a preoccuparsi, a domandarsi: “Ma come mai? Che cosa è successo? Myriam sta cambiando”. Piano piano si sono abituati all'idea. Il primo anno è stato quello più difficile per loro.
Come mai ha scelto la clausura, sebbene in una forma più lieve che permette il contatto con le persone?
Ho scelto il Monastero delle Benedettine di Sant’Anna nello specifico perché l'ho sentito vicino al mio stile di vita e a una scelta di crescita personale. La spiritualità benedettina basa tutto sulla preghiera, il lavoro, lo studio – che a me piace tantissimo – come mezzi per aiutare il prossimo, quindi mi ci sono subito ritrovata.
Per voi è fondamentale aiutare il prossimo.
La nostra comunità si impegna ad aiutare le persone indigenti del territorio con cibo e vestiario. L’aiuto che prestiamo, poi, consiste anche nello stare nella sofferenza dell'altro, accompagnare chi è in difficoltà, offrendo il nostro tempo e l'ascolto di cui ha bisogno. Diamo sostegno a chi deve cambiare lavoro, a chi ha una difficoltà familiare o preoccupazioni sullo stato di salute. Oggi c’è molta solitudine. C’è bisogno di ascolto. Abbiamo cercato di fare tutto in maniera qualificata dedicandoci allo studio per poter essere sempre più attente e donare il nostro tempo con profondità e competenza.
Cosa ha trovato nella vita consacrata che prima non aveva?
Puoi avere tutto e non essere felice. Io sentivo il desiderio di avere una vita piena che mi desse gioia anche nelle piccole cose. Il monastero era il posto giusto e ho voluto investire qui i miei anni, la mia storia, il mio tempo. Ecco, direi che ho trovato la gioia delle piccole cose apparentemente ordinarie.
Non le è mai mancato niente della sua vita precedente?
Mi manca Napoli, il mare, una passeggiata con le amiche. Non è che chi fa questa scelta di vita, non senta la mancanza delle altre cose. È solo che come tutte le scelte ci sono dei sì e dei no. A volte per dire dei grandi sì, bisogna accettare i no.
Ha mai avuto momenti di crisi o di titubanza rispetto alla scelta fatta?
Certo. Lei immagini venti donne che vivono insieme con culture, provenienze, età diverse. Le difficoltà ci sono, ma piano piano si impara a superarle, mettendo sul piatto della bilancia i motivi fondamentali per i quali si è all'interno della comunità. Guai se non ci fossero anche quei momenti. Quando va tutto troppo liscio, inizio ad avere dei dubbi.
Prima parlava del suo amore per lo studio. In effetti, lei sta studiando per conseguire la quarta laurea.
La prima laurea, in filosofia, l'ho presa prima di entrare in monastero. Ho anche una laurea in teologia, una laurea in psicologia clinica e al momento sono al terzo anno della specializzazione della scuola di psicoterapia. Le metto al servizio di un percorso di accompagnamento umano e spirituale di chi è in difficoltà.
Lei è anche una giornalista.
Sono iscritta all'albo dei giornalisti. Era un sogno che avevo già prima di entrare in monastero. Mi appassiona la ricerca della verità. Ho sempre pensato che il giornalismo di frontiera potesse essere il mio futuro. Quando sono entrata in monastero, Madre Noemi mi ha dato questa possibilità che ho colto per coronare un sogno di vecchia data e per mettere al servizio della comunità delle competenze sull'utilizzo dei mezzi di comunicazione.
Quindi le lauree si sono rivelate utili anche in un percorso religioso come il suo?
Sì, soprattutto in contesti in cui ci chiedono di essere accompagnati in una scelta di vita o nel caso di aziende che hanno necessità di riformulare un team di lavoro. Oggi le persone sembrano tutte un po’ allo sbando, non riescono a trovare una direzione, una meta, quindi le affianchiamo in un percorso di cambiamento. A volte c'è bisogno di un aiuto incondizionato, di una persona che sta lì con te, che ti dedica il suo tempo e in questo investiamo le competenze maturate.
Suor Myriam D'Agostino, monaca imprenditrice: produce birra, olio e pasta
Lei è anche un'imprenditrice perché gestisce un'azienda agricola che si occupa di produrre birra, ma anche pasta e farina.
La gestiamo con tutta la comunità. Qualche anno fa abbiamo accudito delle sorelle anziane in un monastero nelle Marche. Avevano una proprietà di diciassette ettari, tenuta in uno stato di semi abbandono. Madre Noemi mi ha trasmesso l'amore per l’agricoltura. Abbiamo voluto creare qualcosa di bello e concreto. E quindi, mano alla zappa, ci siamo messe a recuperare questo terreno. È nata l'idea di creare una struttura che fosse riconoscibile anche dal punto di vista civile per poter vendere dei prodotti che permettono il nostro sostentamento e di finanziare le nostre opere di carità.
L'azienda è nata nel 2017. Oggi mediamente quante bottiglie di birra producete all’anno?
All'incirca 20.000, quest'anno forse anche qualcosina in più perché abbiamo creato un piccolo punto vendita ad Assisi dove vendiamo tutti i prodotti della nostra azienda. Assisi è un luogo molto ricercato dai pellegrini e dai turisti e questo ci ha permesso di crescere. Produciamo birra, marmellata, olio e prodotti tipici della tradizione monastica.
Nell'azienda lavorate solo voi monache o ci sono anche persone esterne?
Lo zoccolo duro siamo noi monache. Ci occupiamo anche di tutto il ciclo della coltura dell'olivo: la potatura, la semina, il taglio dell'erba, la raccolta delle olive. Qualche volta vengono i nostri parenti a darci una mano, ma per loro diventa più una scampagnata (ride, ndr).
C'è un modo specifico in cui vi dividete il lavoro voi monache?
C’è chi si occupa della parte manuale, quindi guidare il trattore, vangare la terra, chi si occupa del packaging perché è architetto e il design è zona sua. C’è chi ha in carico la parte amministrativa, chi il confezionamento. Se è necessario che tutte si dedichino a un unico lavoro, lo si fa. A ottobre e novembre, ad esempio, siamo tutte in campo per la raccolta delle olive. Nella stagione del pomodoro, facciamo insieme la passata.
Occuparsi di questa attività si inscrive in qualche modo nella spiritualità benedettina?
Sì, San Benedetto nella sua Regola parla del lavoro manuale e intende principalmente quello agricolo. Nel Medioevo, i monaci benedettini si impegnarono nella bonifica delle paludi e nella coltivazione e il recupero dei terreni difficili. Abbiamo proseguito nel solco di questa tradizione che ci permette di avere un rapporto con il creato sempre più dinamico, creativo, rispettando i territori, altra caratteristica della spiritualità benedettina.
La cucina delle monache su Food Network con Madre Noemi, Suor Debora e suor Eleonora
Lei è anche un personaggio televisivo, perché è protagonista del programma di Food Network La cucina delle monache.
È capitata anche questa (ride, ndr).
Nei prossimi mesi andranno in onda le nuove puntate della terza edizione. State già pensando alle ricette che proporrete?
Sì. Fortunatamente abbiamo molto campo libero. Scegliamo ricette legate alle nostre tradizioni e città di provenienza. Sono piatti che facciamo nella nostra vita ordinaria per cui non ci viene difficile ripeterli con le telecamere.
Sono mai capitati degli imprevisti mentre registravate le puntate nella vostra cucina?
Eccome. Magari una cosa che si doveva cuocere prima, si è cotta dopo, doveva venire in un modo ed è venuta meglio di come uno se l'aspettava. Fortunatamente non peggio (ride, ndr).
Il caldo estivo spesso fa passare l’appetito. Lei che ricetta consiglia?
Noi ci basiamo sugli ortaggi, le verdure che abbiamo nell'orto perché sono ricche di vitamine e di acqua. Consiglio di rispettare sempre ciò che offre la stagione, c’è il tempo delle zucchine, il tempo delle melanzane, il tempo dei peperoni. Essere rispettosi di ciò che la natura ci offre. In estate principalmente ortaggi, verdure fresche, frutta, tutte cose che contengono acqua. Poche cotture, pochi grassi, poco tempo sui fornelli, più cibi freschi.
Tra lei, Madre Noemi, Suor Eleonora e Suor Debora traspare sempre grande armonia. Vi capita mai di discutere?
I confronti ci sono ma la cosa bella che abbiamo imparato vivendo nel monastero è che non si va mai a letto senza essersi riconciliate. Per cui il conflitto è inevitabile, una difficoltà può capitare, l’importante è andare a letto quando si è rimesso tutto in ordine e le relazioni si sono ripristinate.
Per concludere, lei è una monaca, ma anche giornalista, teologa, imprenditrice, psicologa e personaggio televisivo. In quale definizione si riconosce di più?
Sono una monaca, una monaca che fa anche altro.