Studio Battaglia, parla Marina Occhionero: “Viola non mette il lavoro al primo posto”
È cominciata, il 15 marzo su Rai1, la nuova fiction "Studio Battaglia". Un legal drama tratto dalla serie originale “The Split” con Barbora Bobulova, Miriam Dalmazio e Marina Occhionero, tre sorelle legate allo studio di avvocati di famiglia, appunto, lo Studio Battaglia. Marina Occhionero è la più giovane delle tre, Viola, una ragazza sempre solare e sorridente che tiene a distanza il mondo cinico della legge. È infatti l'unica che ha deciso di non studiare giurisprudenza, credendo nella propria realizzazione attraverso gesti e desideri semplici. L'attrice, impegnata anche a teatro con "Padri e Figli", riscrittura dal romanzo di Turgenev, ha presentato a Fanpage.it il suo personaggio.
Marina, la prima puntata di Studio Battaglia ci offre già una Viola molto sorprendente. Parliamone.
Viola è la piccola della famiglia, quella che sceglie con consapevolezza una strada diversa. È la nota dissonante a livello di carattere e attitudine rispetto alle altre. Nelle scelte di vita e nelle scelte professionali si differenzia e porta un punto di vista completamente differente.
Viola è una donna che è quasi una rarità in questo momento storico, meno focalizzata sulla carriera e più sulla famiglia. Non trovi?
È una romantica, in un momento in cui dirsi romantici può essere inteso come un'accezione negativa. Diciamo che in un panorama già esplorato e che ha allargato il confine tra carriera e famiglia, lei non sceglie una cosa piuttosto che un'altra, ma si muove sull'identificazione profonda in altre cose rispetto al lavoro. Lei trova la migliore espressione di se stessa in altri aspetti e non esclusivamente nel lavoro.
C'è una sequenza nella prima puntata, quando Viola prova il vestito da sposa e incontra lo sguardo e l'approvazione delle sue sorelle. Mi è sembrato un momento tipico da quiete prima della tempesta. Cosa hai provato e cosa hai vissuto girando quella scena?
È stata la prima volta in assoluto che ho provato un abito da sposa ed è stato divertente. Al matrimonio non ci sono ancora arrivata e non mi ero mai pensata così. La scena mi ha fatto riflettere e credo che nella mia generazione ci sia un ritorno al matrimonio, lo vedo tra le mie coetanee, è qualcosa che ha ancora un significato nella promessa di due persone che provano a stare insieme per la vita. Questo sentimento, senza anticipare nulla, cambierà in Viola, però vedere queste tre sorelle – che hanno affrontato il fallimento della relazione dei loro genitore – davanti alla celebrazione possibile di un'amore, è qualcosa di profondo e di forte.
Sul fallimento della relazione dei genitori, Viola è il personaggio che cerca in qualche modo di cementare nuovamente la fiducia tra le figlie e il padre, interpretato da Massimo Ghini.
Il tema del perdono è centrale in questa serie. Quello che fa Viola è provare a curare le ferite lasciate dalle rotture dei genitori. In questo senso, è anche un messaggio di speranza rivolto a chi si trova in questa situazione. Tutto si può aggiustare con il tempo e con l'amore.
"Studio Battaglia" riequilibra il racconto popolare, il romanzo sentimentale, il legal drama e lo estende a più di una generazione. Come si sta in questa macchina narrativa?
Sì, è vero, sono presenti tutte le generazioni. Io mi ci vedo rappresentata. Ho finito gli studi nel 2009, post-crisi economica e sono arrivata ad affacciarmi al mondo del lavoro con ben poche illusioni. Questo panorama di crisi ha lasciato anche delle aperture e delle possibilità alla mia generazione. Da un certo punto di vista, abbiamo avuto la possibilità di essere più liberi in certe scelte e questo, questa idea, nella serie c'è tutta.
Com'è stato il rapporto con le altre attrici?
Ho lavorato benissimo con tutte, c'è stata una grande solidarietà femminile. Al primo provino ho incontrato Miriam e ci siamo trovate da subito, è stato divertente e mi sono sempre sentita supportata. Il regista è stato molto bravo a creare un ambiente sereno.
A parte Viola, quale tra i personaggi di questa serie ti ha colpito particolarmente?
Il personaggio di Leo Messina (interpretato da Alberto Paradossi, ndr) mi ha profondamente divertito. Poi, sicuramente, c'è il personaggio che interpreta Carla Signoris (Carla Parmegiani, una donna che si ritrova di punto in bianco lasciata dal marito e combatte per ottenere "il divorzio che si merita", ndr). È un personaggio che rappresenta la situazione di molte donne oggi.
Hai fatto parte di una grande produzione come House of Gucci di Ridley Scott, com'è stata questa esperienza?
È stato solo un giorno di lavoro, quindi è stato solo un assaggio di grande cinema internazionale. È stata un'esperienza incredibile, era un kolossal ed era tutto un altro tipo di sistema. È stato bello metterci un piede, è stato come vivere un sogno.
Qual è stato il tuo percorso di studi che ti ha portato fino a oggi?
Ho studiato due anni a Roma (all'Accademia Silvio D'Amico, ndr) e uno a Parigi, perché ho fatto un anno di Erasmus. La mia formazione è prevalentemente teatrale. Il passaggio al cinema e alla tv è stato quasi per caso, inaspettato. Non pensavo e non avevo mai pensato al set, ho sempre voluto fare solo teatro. Questo mix, invece, mi sta aiutando. Sto continuando a lavorare a teatro tra l'altro, non vedrò nemmeno la prima puntata di Studio Battaglia, perché sono in scena.
Dove?
Sono in scena a Bologna, all'Arena del Sole, con "Padri e Figli", una riscrittura dal romanzo di Turgenev.
Quel "Padri e Figli" con Matteo Cecchi (ne avevamo parlato in una intervista qui, proprio con l'attore, ndr) e con la regia di Fausto Russo Alesi?
Sì, proprio quel "Padri e Figli"! Abbiamo lavorato tanto e finalmente abbiamo debuttato. Siamo a Bologna e la prossima settimana siamo a Napoli, al Teatro Mercadante. Mi piace la vita così, con un piede a teatro e un altro sul set.