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Stefano De Martino pronto per Bar Stella: “Morirò a Napoli, ma la villa a Posillipo è in affitto”

Il successo di Stasera tutto è possibile, il ritorno di Bar Stella, la sua carriera da eterno esordiente. “Non voglio fare la rivoluzione in Tv, ma rispettarne la storia”, spiega Stefano De Martino in un’intervista a Fanpage.it. Dai pregiudizi eterni al rapporto con Belen Rodriguez, Santiago e Luna Marì, fino alla nuova vita a Napoli: “Ho un’unica certezza, morirò qui”.
A cura di Andrea Parrella
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"Per chi guarda la Tv sono il ballerino lanciato da Maria De Filippi, per chi sfoglia i giornali di gossip sono il marito di Belen Rodriguez, per qualcun altro sono il presentatore di Stasera Tutto è Possibile, meglio noto come La stanza inclinata". Stefano De Martino si presenta così per la sua intervista a Fanpage.it, enumerando ironicamente i luoghi comuni della sua vita, consapevole che a scandire e condizionare la sua identità in questi ultimi anni sia stata un'infinita girandola di etichette.

In un'ipotetica linea del tempo della cronaca rosa italiana, De Martino è un volto cardine degli ultimi dieci anni e lui lo sa. Un racconto fatto di prime pagine, pettegolezzi, crisi e poi ritorni, a cui si è aggiunto il risvolto di un'emancipazione professionale su cui pochi avrebbero scommesso, proprio in virtù del peso specifico e potenzialmente limitante del chiacchiericcio. Oggi Stefano De Martino non è più il marito di Belen Rodriguez – non solo, visto che di fatto continua a esserlo – ma un volto in cui la Tv generalista ripone le sue speranze per il futuro. Da STEP a Bar Stella, dalla villa a Posillipo da 2 milioni al rapporto con sua moglie e la figlia, passando per l'uso dei social e la protezione del figlio Santiago. Ecco come si è raccontato in questa lunga intervista.

Iniziamo dalle certezze: in questa stagione sei ripartito da Stasera Tutto è Possibile, il programma che ti ha conciliato con il grande pubblico. 

È un programma che mi diverte tantissimo. Negli anni si è creata una compagnia di giro che somiglia più che altro a una comitiva, riusciamo ad andare al lavoro senza preparare troppe cose. È una trasmissione che non pretende di essere straordinaria, ma semplicemente si pone l'obiettivo di alleggerire. Di questi tempi è un lusso.

Poi dal 29 novembre tornerà Bar Stella in seconda serata.

L'ho proposto alla Rai lo scorso anno ed è una di quelle cose rare, mi sono presentato lì con una paginetta che evidentemente ho venduto bene. Quest'anno ritorna con una programmazione più attinente alla sua natura, quella di un live show dove commentare le notizie del giorno, in onda tre sere a settimana. L'ispirazione è quella della chiacchiera da bar in cui si mantiene sempre una linea sottile tra finzione e realtà. Ispirazione arboriana palese, vorrei mandare gli spettatori a letto col sorriso.

De Martino a Bar Stella
De Martino a Bar Stella

Poi la nuova sfida, la versione italiana di That's My Jam che in America è condotto da Jimmy Fallon.

Va ancora ultimato dal punto di vista tecnico. In America hanno uno studio molto grande e sofisticato e siamo alla ricerca di una situazione similare per rendere al meglio un format che non può essere cambiato nella sua struttura.

Sei visto come uno dei volti del futuro della Rai. I tuoi programmi però non sono ossessionati dall'idea di innovazione a tutti i costi. Non è che la Tv tradizionale, forse vecchia, è quella che funziona?

Io penso che il classico non sia vecchio, c'è una tradizione che merita di essere perseguita. Vivo costantemente accompagnato dalla frase che la Tv morirà. La mia risposta è che se non è morta la radio, non morirà nemmeno la televisione. Questo perché c'è un modo di comunicare tradizionale che sopravviverà e coesisterà con la nuova realtà dei tanti canali e delle piattaforme. Stravolgere a prescindere secondo me non paga, o comunque non subito. Questa non è la mia crociata.

In cosa la televisione può ancora differenziarsi dal resto?

Il vantaggio della Tv è che non decide lo spettatore. Penso sempre che se hai una vastità di scelta indefinita, finisci per non scegliere niente. La Tv si pone ancora l'obiettivo di fare una programmazione per lo spettatore, senza la presunzione di sapere cosa piaccia, ma provando a farsi guidare da strumenti che portano a seguire una strada e non l'altra. La televisione resta un elettrodomestico che è acceso, anche solo come sottofondo, se decidi di fare la generalista devi essere anche consapevole di tutti gli utenti finali possibili, dai bambini agli anziani.

Hai fatto sia tv commerciale che pubblica. C'è un modo diverso di parlare al pubblico?

C'è una differenza sostanziale. In Rai hai la percezione costante di responsabilità verso il pubblico come editore, che paga. Non che con la Tv privata venga meno questo principio, ma c'è maggiore libertà di decidere cosa poter mandare in onda. Nel pubblico c'è indubbiamente un'attenzione maggiore verso quello che si suppone il pubblico dovrebbe volere, non quello che vuole.

Al lunedì sera sfidi il GF Vip, programma simbolo della Tv commerciale. La cosa interessante è che il tuo pubblico non è influenzato dal Gf e viceversa. La cosa ti fa riflettere?

Di base io, per sana abitudine, i dati di ascolti li leggo al contrario: se facciamo il 9% io penso al 91% che non ci ha guardato, in cui ci rientra anche chi non accende nemmeno la Tv. So che un milione e mezzo circa di persone ci segue e decide di passare la serata con noi, se succede al lunedì sera, quando c'è il Grande Fratello Vip, la fiction, o la partita di turno, deduco che molti ci scelgono a prescindere di cosa c'è altrove. Ci poniamo come alternativa, non in competizione con la concorrenza. Mi piace pensare che per queste persone ci sia un'alternativa ed è bello sapere che ti hanno scelto.

Francesco Paolantoni, Biagio Izzo, questi personaggi con te a STEP hanno trovato una nuova dimensione. Come nascono certe alchimie?

È stato molto naturale. Biagio e Francesco hanno una carriera lunghissima, non so se sia una rinascita ma sicuramente una ricollocazione televisiva, visto che entrambi fanno cinema e teatro in continuazione da anni. Erano ospiti già nelle edizioni condotte da Amadeus e io ho trovato questa sintonia con Biagio quando era capocomico a Made in Sud nei due anni in cui l'ho condotto, ne è nata un'amicizia. Francesco l'ho conosciuto in corsa durante quell'esperienza e siamo riusciti a creare questo meccanismo da comitiva, penso anche anche a Nathalie Guetta. Molti si chiedono se certe cose che io domando siano scritte, ma vengono fuori da conversazioni, dalla conoscenza. A quel punto non è più lavoro, è vita.

De Martino con Biagio Izzo e Paolantoni
De Martino con Biagio Izzo e Paolantoni

All'inizio si diceva lavorassi solo grazie al gossip, ora si dice che tutto ti è successo molto prima di quanto sarebbe accaduto a qualcun altro. Hai fatto i conti con l'idea che la tua carriera sarà sempre accompagnata da un pregiudizio?

In fondo sì. La cosa che più conta è il giudizio che hai di te stesso, se si avvicina al pregiudizio c'è qualcosa che non va (ride, ndr). Io ci metto l'anima in quello che faccio, il mio lavoro è la mia passione assoluta. Come sarebbe andata senza la cronaca rosa, senza il mio incontro con Maria De Filippi, senza essere un ballerino? Questo non lo so. Penso solo che dal momento in cui un'occasione ti viene data, la sola cosa che puoi fare è sfruttarla.

Quindi il gossip ti ha aiutato?

Il gossip, come qualsiasi raccomandazione, è una luce che si accende. Se c'è qualcosa sotto quella luce, allora la gente lo nota e ti dà altre possibilità. Inoltre questo è un lavoro in cui ogni anno devi coltivare quello che fai, io potrei sparire anche l'anno prossimo.

Qualche settimana fa Belen diceva del vostro rapporto: "Ora siamo alla pari, questo rende tutto più semplice". Renderti autonomo professionalmente ti ha cambiato nella coppia?

Credo che in una relazione, in generale, ci sia esigenza di prendersi cura dell'altro/a e bisogna avere strumenti per farlo. Il lavoro, il successo, non sono necessariamente gli strumenti giusti, ma sono certamente utili. La possibilità di scegliere una determinata scuola per tuo figlio, poter organizzare un viaggio all'ultimo secondo con la tua famiglia, poter prendere la situazione in mano: tutto questo certamente aiuta.

Questo "ribaltamento" nella coppia ti dà un valore simbolico, ancora molti uomini vivono l'angoscia l'idea di un dislivello nella coppia.

Questo non posso dirlo per certo, ma credo che sia figlia del nostro imprinting culturale. L'uomo, fino a pochi anni fa, era quello che portava i soldi a casa e noi, figli di quella generazione, un po' per inerzia andiamo su quel modulo che sta fortunatamente cambiando. Di certo posso dire che non è facile non poter essere indipendenti e non poter provvedere all'altra persona e contribuire alla vita familiare. Un equilibrio può solo fare bene alla coppia.

De Martino e Belén in una foto "d'epoca".
De Martino e Belén in una foto "d'epoca".

Senti di aver contribuito a ribaltare un paradigma?

Magari sì, ma non era un'intenzione. Ho sempre avuto la vocazione di costruire una mia individualità e questo si è riflesso sulla coppia, ma non era il fine.

Tu e tua moglie avete preso casa a Napoli, è solo per le vacanze, o pensi alla tua città può essere come al luogo in cui far crescere tuo figlio?

Non so se mio figlio crescerà in questa città o se trascorrerò qui le vacanze, la sola certezza che ho è che morirò a Napoli. Vorrei invecchiare qui e in più ho la possibilità rara di unire il lavoro a questa città meravigliosa. Registro i miei programmi nel centro Rai di Napoli che è un posto pieno di entusiasmo.

È una villa di cui si parla tantissimo, un paio di foto e il chiacchiericcio è partito subito.

Questa villa a Marechiaro – che per inciso ho preso in affitto e non ho comprato – è finita al centro del chiacchiericcio perché nel giorno del mio compleanno ho deciso di pubblicare una foto del cancello che dà sul mare. Volevo condividere, in uno slancio di entusiasmo, come stessi passando il mio 33esimo compleanno, cioè al mare. Ho deciso di prenderla in affitto perché lavoro qui, avevo bisogno di uno spazio creativo dove scrivere con gli autori, convocare i musicisti e andare a lavorare.

De Martino si immortala sui social dalla sua villa di Napoli.
De Martino si immortala sui social dalla sua villa di Napoli.

Questa precisazione sull'affitto fa riflettere. I soldi sono generalmente condannati, che siano pochi o siano troppi.

Il problema è che siamo in un'epoca nella quale dobbiamo tutti performare, fatturare, raggiungere obiettivi, altrimenti non siamo all'altezza. Io penso che i soldi non siano il fine, il fine è un messaggio, una visione. La mia visione del lavoro è del tutto personale, se riesco a portarla avanti ho raggiunto un obiettivo, tanto più se la cosa mi permette di condurre una vita agiata.

Come ti rapporti all'idea di mostrare i frutti dei tuoi guadagni?

Non cerco l'ostentazione di quello che possiedo, non era questa la mia intenzione in questo caso, anche perché io mi ricordo da dove vengo lo avrei mai fatto per una questione di gusto, ricordo bene da dove vengo e sarebbe poco elegante e poco rispettoso, anche perché la mia fortuna è il lavoro, che qualcuno mi ha concesso di fare. La ricchezza è quello.

"Per lei mi sento uno zio", hai detto della figlia di tua moglie Luna Marì. Come vivi il fatto che la tua esistenza sia una telenovela in cui voi calcoliate anche le virgole delle parole pronunciate?

Sono molto inibito, io mi rendo conto che ogni volta che io Belen ci esponiamo su un tema che per chiunque altro sarebbe banale, diventa un titolo. In fondo è del tutto normale chiedersi del rapporto che si possa avere con la sorella di tuo figlio che non è figlia tua, ci sta chiedersi che sensazione si viva. Ma dal momento in cui sappiamo che tutto è un titolo, abbiamo grande ansia da prestazione.

Calcolate le dichiarazioni su temi delicati?

No, siamo due persone con teste pensanti, non è che stiamo lì ogni sera a interrogarci come rispondere a certe domande. Si fanno tante interviste e capita di rispondere a ogni tipo di domanda. Certo, alcuni temi, proprio per questa distorsione che spesso avviene, diventano tabù. Ci sta che le persone si attacchino anche a temi più leggeri e fa parte del gioco, certo non nego che esserne oggetto, di tanto in tanto, mi inquieta.

Tempo fa Fedez, sul mostrare i figli sui social, ha detto che si è trattato di una scelta per controllare un'esposizione che ci sarebbe stata comunque. È un ragionamento che avete fatto?

Di pensieri ne ha fatto tantissimi e sono cambiati di anno in anno, a volte assecondi la tua morale, altre no. Per morale ti direi che forse sarebbe giusto i bambini sui social non ci fossero proprio, d'altro canto penso che se non li mostri diventano tabù e io i tabù li vedo sempre con grande scetticismo, perché in fondo non c'è nulla di male. Poi ci si chiede se ci sia un'industria che può commercializzare l'immagine di mio figlio, tra giornali ed altro. Poi tante altre cose…

De Martino con il figlio Santiago
De Martino con il figlio Santiago

Che conclusione hai tratto?

Che i social faranno parte della loro vita, tenerli troppo lontani rischia di non prepararli in nessun modo a un'esposizione inevitabile. Piuttosto mi auguro che mio figlio lavori e viva via dall'Italia per essere libero di diventare chi vuole e non il figlio di, così da tornare qui e poter guardare alla cosa con disinteresse. Cosa spero? Che mio figlio possa vivere all'estero dove non è "il figlio di" e poter tornare qui quando la cosa non lo toccherà più.

Anche perché voi siete stati tra i primi a vivere questo problema della condivisione.

Beh sì, noi abbiamo vissuto un po' il passaggio, ci sono altre persone che scelgono di non mostrare i figli e io, in verità, li comprendo.

Sui social sei molto parsimonioso anche rispetto al racconto di te stesso. Come mai?

Se ci pensi troppo sui social finisci per non condividere nulla e io sono un po' così, le mie condivisioni sporadiche sono sempre figlie di momenti di spensieratezza. Anche lì mi chiedo se le cose che pubblico possano interessare a chi le vedrebbe e molto spesso mi dico che certe cose non interesserebbero a nessuno. Io sono spesso in televisione, faccio tre programmi, onestamente io stesso mi stancherei di vedere sempre la mia faccia anche sui social.

Hai 33 anni e hai fatto tantissime cose, sia nel privato che professionalmente, a molte delle quali tanti e tante 33enni non potrebbero nemmeno avvicinarsi col pensiero. Avverti nei tuoi confronti una sorta di invidia sociale di tipo generazionale?

Io cerco sempre di vedere le cose in positivo. Piuttosto che invidia sociale, mi chiedo perché non possa essere una cosa aspirazionale. Fare figli da giovani è bellissimo, so bene che non sia affatto facile viste le condizioni generali in cui si vive, ma se posso dare un consiglio io invito a farlo per i tanti pro, dalla forza fisica a uno scarto generazionale minore, che mi permette di essere più vicino agli interessi di mio figlio. Forse potrei essergli più utile. Per il lavoro si tratta del frutto di tanti tentativi diversi, ho sempre cambiato campo da gioco buttandomi in cose nuove. Sono un "eterno esordiente" e questo per me è vitale.

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