Speciale Meraviglie Pompei su Rai1, Alberto Angela: “Programma mai andato in onda così, ecco cosa vi mostreremo”
Speciale Meraviglie – Pompei le nuove scoperte andrà in onda su Rai 1 lunedì 27 maggio dalle 21:30 alle 23:55. Fanpage.it ha raggiunto Alberto Angela all'incontro di presentazione del documentario che ha un eccezionalità rispetto agli altri: il modo in cui è girato e ciò che mostra. E sulla Rai di oggi, nel suo momento più delicato: "Luogo ideale per fare divulgazione, finché sarà possibile farla. Il pubblico italiano è protagonista quanto noi, ci ha permesso di avere un posto privilegiato nella prima serata del sabato".
Come andrà in onda e cosa mostrerà Pompei – le nuove scoperte
Due ore e dieci minuti girati tutti in piano sequenza senza interruzioni pubblicitarie, questo il modello scelto per una serata esclusiva sulla rete ammiraglia che condurrà il pubblico nelle rovine di una delle città più affascinati e storicamente attrattive agli occhi del mondo. Ce lo siamo fatti spiegare da lui, che ha fornito una serie di dettagli sulle nuove scoperte fatte a Pompei e sul materiale inedito che è stato inserito nel montaggio, grazie anche alla collaborazione del direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel.
Siamo nel Parco Archeologico di Pompei, lungo un itinerario che attraversa l'antica città per arrivare sino ai cantieri ancora chiusi al pubblico dove archeologi e ricercatori continuano a scavare. Sarà possibile vedere i reperti venuti alla luce e le aree fino ad oggi sconosciute che raccontano particolari inediti di quel mondo antico.
L'intervista ad Alberto Angela: "Abbiamo fatto il teatro, è la prima volta in tv"
Un documentario in prima serata girato tutto in piano sequenza, che andrà in onda per due ore e dieci senza interruzioni pubblicitarie. Un unicum della tv generalista. Tornare a Pompei, per mostrare cosa stavolta?
Questo programma avrà un modo di raccontare Pompei diverso, è qualcosa che a nostra conoscenza non è stato mai fatto. È girato tutto in piano sequenza, c’è questa telecamera che mi segue per due ore e dieci e facciamo qualche chilometro a Pompei fermandoci nei luoghi, nelle case, negli scavi, andiamo dove ci sono i cantieri e lì intervistiamo archeologi, studiosi e restauratori. Non era possibile sbagliare, è stato difficile per tutti, soprattutto per me.
Perché?
Quello che abbiamo fatto è simile al teatro mentre di solito si fa il film con vari set: noi abbiamo iniziato e finito senza possibilità di un altro ciak, quindi è stato necessario essere bravi sul palcoscenico. Alla fine del documentario abbiamo inserito i dietro le quinte per far capire cosa significa piano sequenza, con la telecamera montata su tre bracci che mi hanno seguito sui veicoli che ho preso, perché ne ho presi diversi. Una specie di coreografia tecnica che richiede altissima professionalità, come si trova in Rai.
Quale sarà il materiale inedito?
Faremo vedere i cantieri dove i turisti non possono andare, in questo momento ce ne sono 28 a Pompei, di cui dieci di scavo e altri di restauro. Avremo un pass speciale per esplorarli e fare domande agli archeologi che ci stanno lavorando, che ci mostreranno anche che cosa stanno trovando. Ci sono opere d’arte, affreschi mai visti prima, sarà certamente una scoperta per tutti, e c’è un pezzo di vita quotidiana. Non so cosa sarà più emozionante se la grande forma d’arte o l’oggetto quotidiano. Vedrete oggetti che emergono dai lapilli, il momento in cui tornano alla luce dopo quasi 2000 anni.
Ha già mostrato le bellezze delle isole flegree in uno speciale. Ora si parla di Campi Flegrei per l'attività bradisismica e i terremoti. Come risponderebbe a coloro che non conoscono la storia di queste terre e che si pongono la domanda delle domande: ma perché gli uomini amano vivere vicino (o sopra) ai vulcani?
In tutti i documentari si vede sempre Pompei con un grande Vulcano dietro e ci si chiede come mai erano così tranquilli con un vulcano così grande. Ebbene la sorpresa, uno di quei miti da sfatare, è che non esisteva quel vulcano. C’era un monte basso che era un vulcano addormentato da generazioni, nessuno sapeva cosa fosse, era coperto di boschi e i romani non avevano la nostra preparazione scientifica e tecnologica, ignoravano completamente la sua natura. Altra curiosità è che non è mai arrivata una singola goccia di lava a Pompei: sono arrivate valanghe di gas, ceneri, lapilli, ma mai lava.
In questo momento delicato in Rai, cosa si augura in termini di visibilità e tutela del prodotto per lo spazio riservato alla divulgazione scientifica?
Noi continuiamo una tradizione che dura da tanti decenni di scienza, di cultura e di divulgazione. Penso che la Rai sia il luogo naturale per fare divulgazione pubblica essendo una televisione pubblica, è come la scuola diciamo. Un luogo ideale per fare tutto questo, naturalmente finché si riesce a farlo. E vediamo anche dai riscontri, dalle persone incollate alla tv per vedere Pompei o magari a sentire anche dello sbarco in Normandia, che il pubblico italiano è protagonista quanto noi.
In che modo?
Credo che il pubblico italiano sia capace di assorbire la cultura in prima serata, di sabato poi, differentemente da quello all’estero. Il risultato è un merito da entrambe le parti: la tv pubblica è in grado di farlo e il pubblico italiano è speciale, diverso dagli altri.