video suggerito
video suggerito

Campioni 20 anni dopo, Sossio Aruta: “Era il paese dei balocchi, ma mi fecero litigare con Ciccio Graziani”

Viaggio in uno dei reality più ambiziosi della storia di Mediaset. A Fanpage.it, Sossio Aruta racconta l’esperienza a vent’anni di distanza: “Non potevamo camminare per strada, la gente ci amava. Mi fecero litigare con Graziani perché faceva giocare Giorgio Alfieri che non sapeva fare neanche due passaggi di fila”.
315 CONDIVISIONI
Immagine

Tra il 2004 e il 2006 è andato in onda su Italia1 un reality show ambientato nel mondo del calcio. Una premessa d'obbligo per i più giovani che non ricorderanno quello che le generazioni precedenti, invece, ricordano bene vuoi soltanto per la sigla scritta e interpretata da Gigi D'Alessio: Campioni, il sogno. In quel reality si seguivano le prestazioni sportive del Cervia, dentro e fuori dal campo con la messa in onda in diretta delle partite alla domenica. Sossio Aruta è stato uno dei protagonisti indiscussi di quel programma che, in due stagioni, ha portato numerosi sportivi alla ribalta: da Cristian Arrieta, diventato un popolare giocatore nelle leghe centroamericane, a Diego Armando Maradona Jr, fino a personaggi diventati famosi più per l'aspetto comico che per le prodezze sportive (vedi Francesco Gullo).

Sossio Aruta era tra quelli che – insieme a Gianluca Ricci – aveva già una carriera consolidata nel mondo del calcio professionistico ed è legato a quella stagione al Cervia dalla nascita dei suoi primi due figli negli anni successivi. A Fanpage.it, il "Re Leone" del calcio si racconta e ricorda quella stagione spensierata: "Eravamo amatissimi, come calciatori di prima fascia. Se ci fossero stati i social, a quest'ora avevamo tutti milioni di follower". 

Sossio, partiamo dalla fine: hai appeso le scarpette al chiodo? 

No, non ho mai smesso di giocare almeno fino all’anno scorso, ero in forza al Qualiano. Volevo e vorrei raggiungere ancora i 400 gol in carriera.

Quanti gol hai segnato? 

Sono fermo a 382 gol in Campionato. Non sono conteggiati i gol di Coppa e Play-Off, se conteggiamo quelli ho superato quota 400 da un pezzo. Non ti nascondo che se arriva una chiamata, non mi tiro indietro. Adesso sto giocando il Torneo ASI (Amatori, ndr) qui a Taranto, dove vivo. Quest’anno siamo saliti in Serie A e gioco con loro anche per restare in allenamento. I gol che faccio in questa lega, ovviamente, non valgono nei tornei FIGC.

Quasi vent’anni fa andava in onda la prima stagione di “Campioni, il sogno”. 

La prima cosa che mi viene in mente sono i miei due figli. Perché in quella stagione ho conosciuto la mia ex moglie e dopo sono diventato per la prima volta papà. Oggi vivono ancora a Cervia. E questo è un ricordo che mi legherà per sempre a Campioni, a prescindere dall’esperienza.

Quanti anni hanno?

Daniel Ciro, ha 16 anni, e Diego, 11.

Sono giovani calciatori?

Giocano a calcio, certo. Il primo è stato cinque anni al Bologna e da quest’anno è al Rimini in prestito. Il piccolo gioca nel Cervia, come il papà.

Il Cervia, il reality show di Italia 1. Che ricordi hai di quella esperienza?

È uno dei ricordi calcistici più belli perché è stato qualcosa completamente fuori dagli schemi. Qualcosa di inedito per il calcio e per la televisione. Ho conosciuto persone straordinarie come Ciccio Graziani e Magrini. Siamo stati trattati come dei giocatori di prima fascia in quella stagione. Eravamo super coccolati, era un paese dei balocchi. Non potevamo camminare per strada, la gente ci amava. C'erano gli stadi pieni, ovunque si andava a giocare. Io avevo già giocato in categorie più importanti, come la B e la C1, ma il seguito che avevamo in quella stagione è stato irripetibile.

Sossio Aruta con la maglia del Cervia nella stagione 2005/2006
Sossio Aruta con la maglia del Cervia nella stagione 2005/2006

Come è arrivata la chiamata del Cervia?

Fui chiamato già dalla prima stagione, quando il Cervia era in Eccellenza, ma rifiutai perché giocavo al Cosenza in Serie D. Mi dissi che se fossero saliti di categoria, allora ci avrei pensato e così fu nella stagione successiva. Il procuratore Damiani, un grande procuratore di quegli anni, mi consigliò di fare il provino a Milano e non a Napoli perché c’erano migliaia di persone che volevano un posto in squadra. Quando arrivai a Milano, Magrini mi riconobbe subito: “Ma che ci fai qua? Uno come te deve fare pure i provini?”. Alla fine, mi fecero fare giusto due palleggi con Ciccio Graziani e il provino televisivo, quello più importante, per capire se ero giusto per il video. Fortunatamente, queste due cose sono andate di pari passo.

E lì nasce il personaggio televisivo Sossio Aruta.

E posso dirti che mi sono divertito tantissimo. Abbiamo anche litigato tantissimo.

Con chi? 

Con Ciccio Graziani. Mi misero nelle condizioni di litigare perché gli autori sapevano perfettamente che io non sarei mai stato zitto.

Che cosa succedeva?

Non venivo considerato titolare a dispetto di tre ragazzi che non sapevano giocare.

Chi erano?

C’era Giorgio Alfieri, che non sapeva fare neanche due palleggi di seguito. Poi c’era un certo Ivan Salzano, che io ho cresciuto a Benevento, era un ragazzino e gli ho fatto fare io il primo gol in Serie C. Poi c’era un certo Matarrese, bravino del Nord, che andò via per disperazione perché caratterialmente era un tipo molto serio. Lì era una caserma dove si faceva molta caciara e mollò perché lo avevamo preso di mira. Io, pur sapendo che quello era un reality, ero intenzionato a proteggere la mia figura di calciatore. Non volevo perdere la stagione e cercavo di tutelare la mia professione, me la sono presa anche alzando la voce e ringhiando dove era possibile.

Il dualismo tra Sossio Aruta e Giorgio Alfieri
Il dualismo tra Sossio Aruta e Giorgio Alfieri

C’erano dinamiche di televoto con il pubblico che decideva la formazione. 

Sì, esatto. Graziani mi metteva fuori dall’11 titolare e il pubblico invece chiedeva sempre di farmi giocare. Nacque così questa triangolo: io, Graziani e il pubblico. Era divertente: facevo il calciatore e avevo anche una visibilità non indifferente. Alla fine, ebbe ragione il pubblico perché cominciai a segnare e feci anche la doppietta decisiva che ci mandò ai play-off.

La ricordo, la doppietta contro il Boca San Lazzaro. Pensa se ci fossero stati i social? 

È una cosa a cui penso spesso. A quest’ora avrei milioni di follower.

Un anno fa si è parlato di te: cercavi un lavoro. 

Cercavo un lavoro nel mondo del calcio. Poi sul web è stata trasformata ed estrapolata come se fossi in brutte condizioni. Il mio era uno sfogo: ho il patentino Uefa B dal 2005 e sono quattro, cinque anni che ho smesso stabilmente da giocatore. Non ho avuto nessuna fortuna come allenatore e allora mi venne l’idea di fare un appello, chiedendo di mettermi alla prova con una squadra di Eccellenza o di Promozione. La notizia è stata percepita come se io fossi sul lastrico, purtroppo c’è sempre chi vuole ‘azzuppare il pane’, come si dice a Napoli.

La televisione ti ha dato anche i primi due figli, nati a Cervia, ma anche la tua attuale compagna – Ursula Bennardo – e un’altra figlia. 

Sì, la combinazione è stata questa. Ogni volta che ho partecipato a un reality, a parte il Grande Fratello Vip, ho avuto un aggiornamento in amore.

Al prossimo reality, un altro figlio? 

No, no, basta. Però mi piacerebbe ancora fare un reality show, magari L’Isola dei Famosi perché mi metterei alla prova. Alcuni amici che lo hanno fatto, mi hanno raccontato che è davvero dura, perché davvero non mangi e vivi in condizioni complicatissime. Sarebbe una sfida con me stesso.

Chiudiamo parlando di calcio: gli arabi hanno comprato il meglio del calcio europeo. Cosa ne pensi? 

È vergognoso quello che sta succedendo, tutti questi calciatori che stanno scappando alla ricerca dei soldi. Fanno bene, soprattutto quelli a fine carriera, ad andare perché la carriera è finita. Ma giocatori giovani, penso a Gabri Veiga ma anche uno come Marcelo Brozovic, che vanno via solo per i soldi è inconcepibile. Le colpe però partono da casa nostra, dalle categorie inferiori del calcio nostro. Non ci sono più allenatori del settore che si occupano dei vivai, ci sono allenatori che lavorano solo perché portano gli sponsor e non sanno neanche come si sta su una panchina.

Sabato è cominciato il campionato di Serie A. Chi lo vince? 

Credo che il Napoli lo possa vincere tranquillamente, di fatto è la stessa squadra. Ma anche le altre squadre, alla fine, non hanno cambiato molto. Forse la Juventus che è libera dalle coppe può dire la sua. Il Milan ha rinnovato tanto, ma un giocatore come Pulisic alla fine è la fotocopia di Politano, è un giocatore normalissimo. Anche l’Inter ha preso Frattesi, e poi? Arnautovic? Il ritorno di Sanchez? La Lazio? Ancora con Immobile. Per questo, credo che il Napoli possa ripetersi. Se le giocate restano le stesse, è di nuovo favorito il Napoli.

315 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views