Skam 6, Nicole Rossi: “Io e Asia abbiamo la stessa rabbia. Il cibo? Per mesi mangiai solo vellutate”

Nicole Rossi è la protagonista di Skam Italia 6. Il suo personaggio, Asia, è una ragazza che soffre di anoressia nervosa, attiva politicamente, fragile ma anche coraggiosa. A Fanpage.it, l’attrice ha raccontato la sua esperienza nella serie: dall’importanza di portare sul piccolo schermo il tema dei disturbi alimentari, al rapporto con il suo corpo e con il cibo.
A cura di Elisabetta Murina
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Paura e senso di responsabilità perché "ci sono tantissime persone come Asia". Nicole Rossi, 23 anni, attrice e in passato protagonista di reality come Il Collegio e Pechino Express, ha compreso fin da subito l'importanza del suo personaggio in Skam Italia 6: raccontare il tema dei disturbi alimentari attraverso gli occhi di un'adolescente. Asia soffre di anoressia nervosa, vede il suo corpo cambiare e fatica a comprendere quello che le accade, fino a quando arriva alla consapevolezza di avere un problema. E allora lo affronta, coraggiosa e determinata, supportata dalle persone che ama e che la amano. Ospite di Fanpage.it, ha parlato della sua preparazione per un ruolo così delicato, del rapporto con il cibo e con il suo corpo, passando per l'importanza di tematiche politiche e sociali nella vita e nei suoi personaggi. Senza dimenticare l'amore per il fidanzato Riccardo e la famiglia, sempre aperta al confronto.

Come ti sei approcciata al personaggio di Asia?

Asia è stato un personaggio molto difficile perché mi ricordava una parte adolescente di me, che ancora stavo elaborando. Per prepararla ho lavorato con Maruska Albertazzi, giornalista, consulente e attivista, che mi ha aiutato tantissimo a capire cosa c'è dietro i disturbi alimentari. Spesso vengono associati solo a una questione estetica, ma in realtà cambia tutto quello che c'è dentro e intorno a te. E il corpo, neanche sempre, è l'ultima cosa.

Prima di Skam, conoscevi da vicino il mondo dei disturbi alimentari?

Sì, lo conoscevo da vicino perché ho avuto amiche molto strette che ne hanno sofferto. La cosa più difficile, quella che ho cercato di portare con Asia, è vedere in loro meno energia. Con il mio personaggio ho iniziato a lavorare per sottrazione cambiando il modo di parlare. Come persona poi cerchi di occupare un posto sempre minore nel mondo.

Quanto c’è di Nicole in Asia?

Sicuramente ci accomuna la rabbia per quello che non è giusto, la stessa che all'età di Asia infuocava anche me. Poi però ho capito che serviva solo per scaldarti e non per infuocarti, altrimenti rischi di fare solo casini. Credo di essere stata un'adolescente ribelle, creativa, che quando non trovava il proprio posto nel mondo cercava di costruirsene uno.

Cosa ti faceva arrabbiare?

Fin da adolescente ho sempre avuto ben netta la differenza fra il bene e il male. E tutto ciò che era male mi faceva arrabbiare, anche se non mi riguardava, come la violenza fisica e verbale.

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Lea Gavino, che interpreta Viola, ha raccontato che quando ha letto il tema di questa stagione si è spaventata. È stato così anche per te?

Sì, mi sono spaventata molto perché ci sono tantissime persone come Asia. Sentivo tanto la pressione di far capire che quello che stiamo raccontando non è "non mi vedo bella, allora dimagrisco", ma una malattia psichiatrica a cui andava restituita la sua dignità, soprattutto nel periodo storico in cui siamo. La responsabilità era tanta.

Asia fatica a mostrare le sue debolezze e a cercare un supporto nelle persone che ama. Cosa credi che la blocchi?

Asia non si apre con i suoi amici e con le persone che ha intorno perché lei stessa deve ancora metabolizzare di avere quel tipo di problema. Ho capito, lavorando su di lei, quanto un disturbo alimentare ti porti a essere isolata, come se osservassi il mondo da una finestra, e quanto siano importanti i silenzi.

Ti sei mai sentita come Asia?

Mi è capitato di sentirmi come lei quando a 18 anni ho avuto il mio primo attacco di panico. Non ho capito subito cosa stesse succedendo, mi sono chiesta perché proprio a me, ci ho messo tanto tempo a realizzarlo.

Come li hai affrontati?

Ho dovuto fare i conti con gli attacchi di panico perché proprio in quel periodo mi hanno chiamata per Pechino Express. Mi sono trovata davanti a un bivio, fare il programma che è sempre stato il sogno della mia vita o rimanere nella mia zona di comfort, ma che mi avrebbe lasciato molti rimpianti. Grazie alla terapia e alla mia famiglia, sono riuscita a partire. È stato terapeutico e salvifico. Chiaramente non sempre la terapia d'urto funziona, ma in quel momento ero ancora una ragazzina e quello di cui avevo bisogno era solo riprendermi i miei spazi.

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Di recente il governo ha tagliato il fondo contro i disturbi alimentari. Che idea ti sei fatta a riguardo?

Penso che il fondo non sia mai stato abbastanza. Servono delle strutture apposta per i disturbi del comportamento alimentare, perché sono troppo poche e il ritardo nel ricovero può costare la vita a una persona. Io sono scesa in piazza a Roma contro questa decisione per tutte "le Asie" e "gli Asia" che ci sono nel mondo. Nel concreto dovremmo accorgerci di più degli altri e metterci nei loro panni.

Poi il passo indietro: il ministro Schillaci ha annunciato che sono in arrivo 10 milioni per il 2024.

È bastato scendere fisicamente in piazza per far sì che il governo reintegrasse quello che esisteva, ma comunque non è sufficiente. Questo passo indietro significa che le piazze funzionano ancora e che manifestare ha un significato politico attivo.

Nicole Rossi in piazza a Roma durante la manifestazione contro i disturbi alimentari
Nicole Rossi in piazza a Roma durante la manifestazione contro i disturbi alimentari

Che rapporto hai con il cibo?

Fino a questo set, ho sempre pensato fosse ottimo. Con dei ritmi di vita più serrati, mi sono resa conto di non avere una routine alimentare e spesso mi sono ritrovata a saltare i pasti. Ho sviluppato un problema orribile che si chiama bolo da stress, per cui a un certo punto non riuscivo più a mandare giù nulla di solido e inevitabilmente per un pò ho mangiato di meno, per quattro mesi solo vellutate. Mia zia me le preparava e quando dovevo partire, le mettevo in valigia. Non ho mai rinunciato a niente.

È una forma di disturbo alimentare?

Sicuramente riguarda l'alimentazione, ma hanno due nature completamente diverse. Nel mio caso, tutto è nato perché portavo il mio corpo in giro come una busta, dove la testa era il manico, a cui davo tutta l'importanza. Mi sono resa conto che mi serviva aiuto, così ho iniziato un percorso con una psicologa e poi con una psichiatra. L'aspetto più doloroso è stato il fatto che, quando tornavo a casa e mi mettevo a letto, sentivo il mio stomaco vuoto. Mi alzavo alle tre di mattina per rimpinzarmi di yogurt per paura che il giorno dopo il mio corpo non reggesse la fatica. E quel vuoto che sentivo dentro la pancia, era diventato un vuoto esistenziale. É stato un percorso molto doloroso, ancora ne sto uscendo, ma sono indubbiamente migliorata.

E con il tuo corpo invece?

Mi sono sempre amata tanto, però l'amore spesso non significa cura. Per tanto tempo ho trascurato il mio corpo, dimenticandomi dei suoi bisogni. Se per lavoro dovevo pranzare alle quattro di pomeriggio, lo facevo, cenavo a orari sballati e magari non facevo colazione perché mi alzavo tardi. Per quanto riguarda l'estetica, mi sono sempre amata, anche se quando iniziano ad arrivarti tante critiche rischi di specchiarti con occhi diversi. I miei, per fortuna, non sono mai cambiati per davvero.

Che critiche ricevevi?

Mi facevano notare il mio naso lungo, io mi specchiavo e mi domandavo "veramente ho il naso lungo?". Non ci avevo mai fatto caso e questo è anche colpa dei social, che ti mettono a confronto con delle parti di te stesso che hai sempre amato, ma che qualcuno quel giorno ha deciso che non sono belle. Sono sempre stata naturalmente molto magra e ricevevo commenti come "le ossa le diamo ai cani", "cosa tocco quando ti abbraccio?". Io nel mio immaginario ero una Wonder Woman tonica e muscolosa e facevo fatica a pensare che le persone dall'esterno mi vedessero così fragile e usassero in maniera dispregiativa degli aggettivi per un corpo. Che diritto hanno di dire una cosa del genere?

A proposito di social, hai detto che ti stanno stretti e i caratteri sono sempre troppo pochi. Cioè?

La mia presenza sui social nel corso del tempo è mutata totalmente. All'inizio erano un prolungamento del mio megafono, quello che usavo a scuola come rappresentante di istituto. Ero molto presente, anche impulsiva, dicevo le stesse cose senza neanche pensare alle conseguenze che potevano avere su di me. Poi, a un certo punto, ho capito che dovevo dosare la mia presenza e scegliere un linguaggio che potesse toccare le persone attraverso le storie in maniera molto più diretta, quindi ho scelto la scrittura e la recitazione.

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In Skam 6, per la prima volta, c’è anche una grande attenzione nei confronti di temi politici e sociali. Quanto credi siano importanti per la tua generazione?

Skam è sempre entrata nelle case con delicatezza, ma anche con la forza di farsi guardare e ascoltare. Da molti è stata definita una finestra nel mondo degli adolescenti, con i drammi e le gioie che caratterizzano quell'età. È importante parlare di certi argomenti perché schierarsi, spesso, è un atto di coraggio. E la serie, questo coraggio, lo ha avuto tutto.

Da spettatrice ho percepito la stagione come una delle più coraggiose. 

Sì decisamente. Anche se io credo che il vero fulcro del coraggio di Skam Italia siano i suoi personaggi. Asia, Martino, Sana, Eva, sono loro i veri coraggiosi che riescono a schierarsi e ad aprire al pubblico le porte della loro realtà.

Asia è fermamente antifascista e nel tuo libro il personaggio di Arya è una giovane attivista che combatte per le sue idee. Possiamo dire che la politica è il fil rouge dei tuoi personaggi?

Cerco di parlare di politica in maniera sfaccettata e di dare più sfumature possibili. Arya, ad esempio, non vuole necessariamente essere vista come una attivista da seguire. Asia invece riesce a essere più diplomatica, anche se all'apparenza non lo sembra. Per lei è molto importante l'ascolto del gruppo e alla fine troverà anche il coraggio di perdonare, cosa che Arya non farebbe mai.

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Prima di Skam, nel tuo passato ci sono Pechino Express e il Collegio. Ti piacerebbe fare qualche altro reality o la recitazione è la tua strada?

Nasco come attrice che, facendo vari provini, è finita a fare due reality bellissimi. La verità è che ora voglio smettere di parlare attraverso Nicole e dar voce a me stessa in altri modi. Non ho intenzione di dire adesso quali saranno, ma quel che è certo è che il cinema e il teatro sono da sempre il linguaggio con cui mi sento più libera.

Avevi un piano B?

Ovviamente no. Ero quel tipo di ragazzina che a 14 anni saltava la scuola per andare da Nanni Moretti e chiedergli se poteva fare da porta caffè sul set. Era il mio mondo, la mia passione. Amavo l'odore dei camerini, per non parlare dell'atmosfera del teatro, che ti fa sentire come dentro un sogno.

Parliamo della tua vita lontano dal set: sei venuta in redazione accompagnata dal tuo fidanzato Riccardo. Mi racconti come l'hai conosciuto?

Dico solo che il mio ragazzo non ha ancora visto Skam (ride, ndr). Tutti i giornali riportano che lui è molto più grande di me, in realtà non è così, ha solo due anni in più. Poi scrivono che ci siamo conosciuti in Sardegna, che non è vero, ma è una cosa che ci ha sempre fatto divertire. Lui era un compagno di classe della mia migliore amica e l'ho visto per la prima volta quando sono andata ad accompagnarla agli open day della scuola. Non c'era l'intenzione di rimanere occupata per sette anni della mia vita, però è successo, che dobbiamo fare? (ride, ndr). Lo amo e lo stimo molto.

Vivete insieme?

Sì, conviviamo da due anni. La convivenza mi ha fatto riscoprire una parte di Riccardo che non conoscevo e quasi ci ho ripensato (ride, ndr). È iper ossessionato dall'ordine, io invece sono l'opposto. Togliendo le piccole differenze, diciamo che in fin dei conti la vita di coppia non è il trauma che in molti raccontano.

La tua famiglia invece come è?

La mia è una famiglia con persone totalmente diverse fra loro, dove ho sempre potuto parlare di qualsiasi argomento, dalla sessualità alle prime sigarette. Sono stata fortunata, ho trovato tutte le porte aperte e un tavolo dove poter discutere. La cosa bella è che abbiamo reso le nostre giornate ricche di confronti e non di scontri.

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