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Shake, Jason Prempeh: “Un successo come Mare Fuori va gestito. Ora sogno un ruolo da cattivo”

Nato e cresciuto nella periferia della Capitale, Prempeh ha già una carriera dal respiro internazionale. È protagonista dell’ultima serie teen di RaiPlay: “Come Thomas, ero un disastro con le ragazze. Il gossip? lo vivrei malissimo”, racconta a Fanpage.it.
A cura di Giulia Turco
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Jason Prempeh è Thomas, protagonista di Shake, l’ultima serie young adult di RaiPlay che arriva all’indomani del fenomeno Mare Fuori. Nato e cresciuto nella periferia della Capitale, nella serie Prempeh è un liceale impacciato con le ragazze che, come l’Otello shakespeariano, scoprirà la gelosia vivendo la storia d’amore con Beatrice (Desdemona).

La sua carriera però ha già un respiro internazionale. Ha recitato in The Slaughter – La mattanza di Dario Germani e ha avuto una parte nella serie Noi, remake italiano dell’originale della NBC This Is Us. Nel 2023 sarà uno dei migranti sulla rotta mediterranea in Unwanted, la serie Sky Original diretta da Oliver Hirschbiegel e ispirata al libro inchiesta del giornalista sotto copertura Fabrizio Gatti.

Dall'uscita di Shake su RaiPlay non vi siete fermati un momento. Finora il riscontro del pubblico è quello che ti aspettavi?

Finora ho ricevuto una sacco di bei messaggi, il pubblico sta davvero apprezzando la serie. In realtà è anche molto di più di quello che speravo.

Thomas è il leader di un gruppo di parkour. So che anche tu in passato hai fatto qualche salto…

Sì, ma in realtà è una storia triste. Ho iniziato a 14 anni a Tor Bella Monaca, il quartiere in cui sono cresciuto, quando sono venuto a sapere di un campo dove facevano diverse competizioni. Poi però ho dovuto smettere perché mi sono fatto male, ma non facendo parkour, scendendo le scale di casa, per prendere la pizza dal fattorino.

Questa breve “carriera” sportiva ti ha stimolato ad accettare il ruolo di Thomas?

A me piace principalmente correre, ma l’idea di avere una scusa per allenarmi ha sicuramente aiutato, quindi quando mi hanno chiesto se sapessi fare parkour ho risposto subito “Sì certo, sono il più forte” (ride, ndr).

È uno sport particolare comunque, cosa ti piaceva di quel mondo?

C’è una componente atletica importante e questo mi piace molto, ma anche a livello concettuale è molto interessante: nasce con l’idea di dover superare un ostacolo, o i tuoi limiti.

Shake trasporta la tragedia di Otello nel contesto adolescenziale di un liceo romano. Dei protagonisti però, tu sei l’unico nato e cresciuto a Roma..

Sì, è vero. Devo dire però che, nonostante questo, anche per me la città si è rivelata a tratti una scoperta. Uno dei luoghi che mi è rimasto più impresso, ad esempio, è lo scorcio in cui Thomas e Beatrice si fermano a mangiare una pizza, durante il loro appuntamento. Ha una vista meravigliosa, sicuramente ci tornerò.

Un punto di contatto tra te e Thomas? 

Condividiamo un’adolescenza in cui eravamo entrambi pessimi con le ragazze, quando si trattava di esprimere emozioni. Quando ero al liceo ero davvero timido e impacciato.

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Thomas vive anche un profondo senso della giustizia sociale, nell’ambiente scolastico. Siete simili anche sotto questo aspetto?

Abbiamo la stessa bontà d’animo e anche ingenuità, a volte. Cerco sempre di fare la cosa giusta.

E non a caso, se non l’attore, ti sarebbe piaciuto fare l’avvocato. 

Sì, come direbbe mia mamma, ho la propensione a fare polemica. Alla fine però la recitazione ha avuto la meglio. Quando avevo 8 anni ho trovato una videocassetta in cui c’era Michael Jackson e sono impazzito, è stato folgorante. Ho capito che volevo lavorare con le emozioni, per mettermi in contatto con le persone. È molto bello che, dopo aver visto Shake, le persone mi dicano di aver riflettuto sulle loro esperienze personali, sulla gelosia soprattutto, e che abbiano deciso di cambiare qualcosa nella loro vita.

Hai mai temuto che, in questo scambio di emozioni, metterti a in gioco col pubblico potesse portarti via qualcosa di te?

Fa parte del lavoro dell’attore. In generale, se decidi di fare un lavoro creativo sei disposto ad essere vulnerabile. Credo che gli attori davvero bravi mettano sempre una parte di verità nel ruolo che interpretano. Non è una cosa che mi piace sempre fare, ma ti permette anche di scoprirti sempre di più.

Il fenomeno Mare Fuori è andato oltre ad ogni aspettativa di successo. Come ti fa sentire l’idea di una fama simile?

Il successo non è qualcosa di positivo o negativo, dipende da come lo gestisci. Se tante persone si affezionano ad un ruolo che interpreti, hai l’occasione di aprire parentesi su tematiche importanti.

E questa è la parte bella. Forse meno piacevole è tutto ciò che comporta la notorietà, il gossip…

Ah, certo, quella parte la vivrei malissimo. Sto imparando ora ad usare i social per lavoro, ma in generale non mi piacciono le intrusioni nella mia vita privata, spero che possa restare separata da quella professionale.

Diverse delle tue esperienze passate hanno un respiro internazionale, penso ad esempio a Noi, remake della serie americana This is Us. Fin dove sei disposto a sognare in grande?

Non ho mai pensato ad un punto di arrivo per la mia carriera, ma sicuramente mi piacerebbe continuare a lavorare su personaggi complessi, tentare ruoli da “cattivo” uscendo dalla mia zona di comfort. In generale comunque, la prospettiva internazionale mi interessa. Di recente ho lavorato sulla serie ‘Unwanted’ diretta da Oliver Hirschbiegel e girata tutta in inglese. È un regista fantastico.

Te la cavi benissimo con l’inglese. Non si può dire lo stesso però del ghanese, la lingua di origine della tua famiglia…

In effetti, no. I ghanesi si accorgono subito che non è la mia lingua madre, sia per le parole che uso che per l’accento romano. Ogni volta che ci provo, mi “scoprono” nonostante mi impegni sempre moltissimo. Però recupererò in qualche modo, promesso.

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