Shablo a Sanremo 2025: “Il Festival oggi è l’unico evento rilevante per un artista”
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Shablo è uno dei cantanti in gara a Sanremo 2025, arrivato per la prima volta all'Ariston da protagonista con il brano La mia parola, al quale collaborano anche Guè, Joshua e Tormento, sebbene anche gli anni scorsi ha preso parte alla kermesse, seppur da dietro le quinte. Ai microfoni di Fanpage.it, a poche ore dalla serata cover, il rapper racconta cosa è cambiato nel suo modo di fare musica e cosa l'ha spinto a partecipare al Festival che, ad oggi, ritiene sia l'unico evento davvero rilevante per far smuovere la carriera di un artista.
Shablo è emozionato dall'essere qui a Sanremo?
Shablo ha un cuore? Sì, ce l'ha, perché comunque deve produrre arte, per produrre arte devi emozionarti, però devi emozionarti con distacco, perché se non sei un minimo distaccato sei totalmente immerso, rischi di perdere un po' il focus di quello che vuoi raccontare, è importante emozionarsi è importante emozionare allo stesso tempo è anche importante vedere le cose senza quella patina che annacqua un po' i progetti. Mi piace descrivere, raccontare le cose come stanno, senza metterci troppa emotività dentro.
Come è nata l'idea di arrivare al Festival da protagonista?
Mi stimolava era qualcosa di diverso che non avevo mai fatto. in questi anni sono stato molto conosciuto per il lavoro dietro le quinte, soprattutto con grandi artisti, quindi mi andava un po' di rimettermi in gioco come artista in prima persona, mi stavo un po' annoiando, avevo voglia di rimescolare le carte.
Anni in cui hai aiutato artisti a scegliere canzoni, e quando arriva il momento di scegliere la tua canzone come funziona?
È stato facile, non l'ho scelta io, quindi ho fatto come hanno fatto i miei artisti. In realtà è nata per caso questa cosa, stavo lavorando al mio progetto, avevo un'idea embrionale di questa canzone che è nata in studio con Joshua, con un'idea melodica sua. Jacopo Pesce, un mio collaboratore discografico, con il quale ci confrontiamo sempre sui brani, l'ha sentita e ha detto che era una hit, era convintissimo di questo brano, lo abbiamo chiuso e abbiamo deciso di presentarlo. Non è un brano nato per Sanremo, per questo è molto spontaneo. Mi ha affascinato il fatto di poter portare al Festival più importante della musica italiana, un brano così spontaneo che comunque parla un linguaggio tutto suo, che è tipico del rap non della musica leggera del popolo.
Ad un primo ascolto c'è anche un riferimento, forte, alla musica black
Ci sono tantissimi riferimenti legati alla musica, alle origini della musica, black gospel, blues, soul, jazz che è un po’ il leitmotiv che ci sarà poi, in questo album a cui sto lavorando. Sono andato a ripescare le mie influenze quando ho iniziato a fare musica. Quella che era la musica che oggi si chiama urban, un tempo si chiamava musica hip hop, e ha influenzato tantissimo la musica contemporanea. Mi dispiace che ultimamente dove sembra che gli artisti, superata una certa fascia d'età, non abbiano più niente da dire. Siamo per la prima volta in un periodo storico dove, ci sono i rapper 45enni 50enni, mai a 20 anni avrei pensato. È giusto che i nuovi portino freschezza e innovazione, ma è giusto che ci sia chi porta avanti anche la tradizione.
Come si incastrano il soul appunto di Tormento, a Neffa come ispirazione e a Guè allo street style?
Ho iniziato con Guè, eravamo poco più che ventenni, in questo rap game Neffa e Tormento erano delle star, sono stati grande fonte di ispirazione, averli sul palco è una grandissima emozione.
Hai contribuito un bel po’ a svecchiarlo questo festival negli anni scorsi.
Un po' il mondo è cambiato, il festival è cambiato, il pubblico è cambiato, la musica, gli artisti, sono cambiato io. Niente rimane in eterno statico, tutto il mondo è movimento, una grande trasformazione continua bisogna cercare di fluire nelle cose senza comunque avere neanche un giudizio troppo rigido. Nello specifico, quello di quest'anno è interessante perché ci sono tanti nomi un po’ diversi che rifuggono un po’ dall'omologazione della cosiddetta canzonetta da Festival di Sanremo, che è una cosa che dopo un po’ annoia, ci sono nomi come Lucio Corsi, Brunori grandi cantautori, poi ci siamo noi, nomi più pop.
Quando hai capito che era possibile investire nel Festival come promozione?
Oggi il Festival è l'unico evento così rilevante che veramente può cambiare le sorti di un progetto di un artista. una volta uno andava a fare la promozione in televisione, Sapevi che se andavi al Festivalbar, il giorno dopo vendevi 10.000 copie o comunque vendevi x mila biglietti, oggi questa cosa non succede più neanche se si arriva al numero uno in radio. Il Festival riesce ad essere rilevante, ho visto carriere nascere, crescere tantissimo, può anche distruggere e l'ho visto. È un grandissimo riflettore.
Come state affrontando questo nuovo progetto?
Alla base è questa libertà di di fare un po’ quello che vogliamo. Per anni abbiamo inseguito anche questo sogno, dei numeri, le classifiche proprio perché noi arrivavamo da tutt'altro. il lusso è invece potersi permettere di fare un po’, quello che uno vuole, senza avere questa paranoia, questa ossessione dei numeri che purtroppo le nuove generazioni, sono molto legate a questa a questi risultati, a questa ansia da prestazione che è la cosa più lontana che dovrebbe esserci nel momento che uno fa arte, dovrebbe essere più uno sfogo, un gioco.