Sarah Nile: “Rimasta incinta con una ICSI e cure pesanti, anni devastanti per diventare mamma”
La foto senza filtri del suo volto provato condivisa sui social. In quello scatto gli effetti prodotti dalle pesantissime cure ormonali cui è stata sottoposta: così Sarah Nile, ex del Grande Fratello, ha annunciato di essere incinta. Un modo inusuale per comunicare una gravidanza, soprattutto nel mondo patinato della televisione. Ma per Sarah, che ha rotto uno schema consueto tra i famosi mettendosi a nudo a proposito di un argomento tanto delicato, quella foto-verità è stata necessaria per manifestare supporto e sostegno a quelle coppie che, spesso in silenzio, quasi imbarazzate, si sottopongono da anni a pesanti (e spesso fin troppo costose) cure contro l’infertilità. Su Fanpage.it il racconto del percorso doloroso che, grazie alla PMA, le ha consentito di diventare mamma.
Il 23 settembre scorso, pubblica un post che fa rumore. In primo piano c’è il suo viso provato. “Sono incinta”, scrive, “Ma questo è l’effetto provocato dalle cure ormonali cui mi sono sottoposta”. Un modo insolito per annunciare una gravidanza. Che messaggio voleva lanciare?
Ho pubblicato quel video per raccontare che cosa succede a una donna che si sottopone a una PMA (procreazione mediamente assistita, ndr), un mondo all’interno del quale sono entrata dal 2018. Mi ci ero già sottoposta per avere Noah, il mio primo figlio, e anche all’epoca aveva deciso di parlarne pubblicamente. Sono tanti quelli che mi seguono da allora proprio per questo motivo.
È mamma di Noah che ha 18 mesi e adesso aspetta una bambina. Che percorso ha affrontato?
Mi sono sposata nel 2017 e, dopo un anno e mezzo di rapporti naturali con mio marito, abbiamo cominciato ad avere il dubbio che qualcosa non andasse. Quindi abbiamo deciso di rivolgerci a dei medici per iniziare un percorso di procreazione assistita. Per più di un anno non siamo riusciti a ottenere risultati, solo sconfitte e delusioni. Quei medici, dopo quei primi tentativi, mi dissero che non avrebbero potuto più fare niente per me e di rivolgermi altrove.
Quindi comincia un percorso, lo paga, per poi sentirsi dire che deve rivolgersi altrove?
Ogni caso è diverso dall’altro. Ci si può rivolgere a un ospedale pubblico o a una struttura privata, dipende dalle possibilità e dai tempi a disposizione. Mi sono sottoposta a decine di esami genetici costosissimi per individuare la causa del problema.
L'ha scoperta?
Non sono mai riusciti a individuare la causa. C’è sicuramente ma non sono riusciti a comprenderla.
A quanto ammonta complessivamente la spesa che una coppia che intende sottoporsi a PMA nel privato deve affrontare?
Non ho fatto un calcolo preciso ma tanto. Ogni tentativo costa intorno ai 10 mila euro, più o meno. Ma è importante dire che è possibile sottoporsi a PMA anche in ospedale attraverso il servizio sanitario nazionale. In quel caso basta pagare un ticket. Cambiano i tempi. Nel pubblico può essere necessario dovere aspettare prima di poter cominciare il percorso. Nel privato non ci sono tempi di attesa ma non è detto si riesca subito ad avere un bambino. Magari ti sottoponi a 10 anni di tentativi senza riuscirci.
Qual era il suo stato d’animo in quel primo periodo?
Ho dovuto ricominciare tante volte ma ho un carattere tosto, sono ostinata e non mi arrendo. Nonostante questo, è stato devastante. Bisogna mettere in conto anche la mancanza di lucidità connessa alle cure. In quel periodo non sei te stessa, non sei padrona del tuo corpo e dei tuoi stati d’animo. Fisicamente ingrassi, poi dimagrisci, poi ingrassi di nuovo. E non sempre controlli l’umore perché sei imbottita di ormoni e medicinali.
Cosa ha fatto quando, dopo quel primo anno e mezzo di tentativi, le è stato consigliato di rivolgersi altrove?
Non volevo andare all’estero per cui mi sono messa a cercare un posto in Campania in cui potessi essere aiutata. Ho trovato una struttura e ho ricominciato tutto daccapo.
Com’è arrivato Noah?
Ho cominciato il percorso per la PMA a fine 2017, Noah è arrivato ad aprile 2021. Non ho “scoperto” di essere incinta, non accade così. Si tratta di un percorso assistito in ogni sua fase fatto di mille attese seguite da gioie o sconfitte. Per avere Noah mi sono sottoposta a una ICSI. Avevo fatto una stimolazione ovarica seguita da un intervento in anestesia totale necessario a prelevare gli ovociti. Una volta fecondati, si lasciano in coltura per 6 giorni. Poi si attende, consapevoli che ogni giorno un ovulo può morire. Dal laboratorio mi chiamavano quotidianamente per tenermi informata e, nel caso di Noah, alla fine della coltura erano solo 2 gli ovociti sopravvissuti, uno dei quali, sottoposto a una costosissima analisi pre impianto, era risultato essere non idoneo alla vita. Noah era sano, ma ho dovuto attendere un mese e mezzo per esserne certa. Dopo un’altra attesa abbiamo fatto il transfer, l’inserimento in utero. Da quel momento ero incinta ma non era ancora finita. Ho atteso e sperato che la blastocisti attecchisse, poi ho cominciato a fare le beta (analisi del sangue che determinano l’andamento di una gravidanza, ndr) e continuato a fare cure ormonali. L’ansia è rimasta fino al momento in cui mio figlio è nato.
Cosa l’ha spinta a cercare la seconda gravidanza a così poco tempo dalla prima?
Sono tornata dalla mia ginecologa 4 mesi dopo il parto per una nuova PMA, sebbene fosse consigliato attendere un anno dal cesareo cui ero stata sottoposta. L’ho fatto perché ho 38 anni e non volevo attendere troppo, e anche perché credo sia giusto che tra fratelli non ci sia eccessiva distanza.
La seconda PMA è stata più facile?
È stata più veloce ma più complicata dal punto di vista emotivo. Questa volta sapevo già che cosa mi aspettava, ero cosciente delle difficoltà che sarei stata costretta ad affrontare. Adesso la gravidanza è inoltrata e so di essere in attesa di una bambina che sta bene ma il timore resta sempre e resterà fino al momento della nascita.
Quel video postato su Instagram qualche giorno fa era un momento verità, quindi? Un modo per condividere quanta difficoltà fosse nascosta dietro questo percorso così accidentato?
I social sono un mezzo potentissimo. Trovo sia appagante sfruttarli per lanciare un messaggio di forza, positività e aiuto alle coppie che stanno affrontando le mie stesse difficoltà. Mi sono messa a nudo, ho mostrato la verità dietro le foto frivole e patinate che siamo soliti pubblicare. L’ho fatto riprendendomi in un momento complesso e pubblicando quel video senza filtri. E poi andava fatto per sensibilizzare le persone, quelle che sbarravano gli occhi quando mi vedevano dimagrire o che mi guardavano maliziose quando ingrassavo. Le persone devono capire che dietro ognuno di noi c’è una storia. Non ci si può permettere il lusso di entrare a gamba tesa nell’animo di un altro. Dietro il mio dimagrimento potevano esserci mille cose ma bisogna attendere che sia l’altro a dare il consenso prima di fare domande.