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Salvo Sottile: “Ho subito bullismo perché ero fragile e sovrappeso”, poi racconta l’incontro con i bulli

Salvo Sottile, ospite del programma Ciao Maschio condotto da Nunzia De Girolamo, ha raccontato un periodo doloroso della sua infanzia.
A cura di Daniela Seclì
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Salvo Sottile è tra gli ospiti della puntata di Ciao Maschio in onda sabato 26 ottobre. Nel corso dell'intervista rilasciata a Nunzia De Girolamo, il giornalista ha ricordato un momento doloroso della sua infanzia. Ai tempi della scuola, infatti, ha dovuto fare i conti con fenomeni di bullismo.

Salvo Sottile è stato vittima di bullismo

Salvo Sottile ha raccontato di essere stato vittima di bullismo. I suoi compagni di classe lo prendevano in giro per il suo aspetto fisico. La madre lo lasciava davanti alla scuola con un pallone, era convinta che così gli altri bambini si sarebbero avvicinati per giocare con lui. In realtà, Sottile restava da solo ad attendere che la mamma tornasse a prenderlo:

Ero un bambino molto fragile, sono stato bullizzato perché andavo a scuola ed ero sovrappeso, venivo preso molto spesso in giro dai miei compagni. C’è un'immagine di me che mi torna ogni tanto in testa quando magari ci sono delle notti in cui mi sveglio. C'è questo bambino da solo con il pallone, perché mia mamma mi lasciava con il pallone davanti a una scuola e mi diceva, adesso arrivano gli altri e giocano. Io restavo con questo pallone, per non scontentare mia madre, da solo per ore, fino a quando non mi tornava a prendere. Loro non volevano giocare con me, in realtà neanche mi si avvicinavano. E quindi io dovevo fare i conti con tutto questo e devi avere le spalle forti, perché non sempre tutti i ragazzini sopportano. C'è anche chi non sopporta e purtroppo fa una brutta fine.

Il giornalista ha incontrato i suoi bulli

Salvo Sottile ha confidato a Nunzia De Girolamo di avere rivisto i ragazzi che lo bullizzavano, ma il loro comportamento non era più quello spavaldo di un tempo: "Li ho rivisti, molti di quelli li ho rivisti e ho avuto anche il coraggio di guardarli in faccia e di parlare con loro. Ho scoperto una cosa che mi ha fatto soffrire: nel momento in cui loro stessi mi hanno guardato non più come il bambino del palloncino, ma il ragazzo o l'uomo che poi sono diventato, avevano quasi soggezione".

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