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Rocco Papaleo: “Favino mi fa sentire incapace. Fa una mia imitazione impeccabile, mi farei doppiare da lui”

Rocco Papaleo ha scritto la sua autobiografia dal titolo “Perdere tempo mi viene facile”. La racconta in un’intervista al Corriere della Sera, parlando dell’infanzia, della scuola, della pigrizia e anche del suo lavoro d’attore.
A cura di Ilaria Costabile
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"Perdere tempo mi viene facile" è il titolo dell'autobiografia di Rocco Papaleo. L'attore lucano si racconta, in maniera ironica, partendo dalla sua infanzia a Lauria, un paese della Basilicata, che però tocca anche Campania e Puglia. In un'intervista al Corriere della Sera ripercorre alcuni momenti della sua vita e ironizza anche sugli aspetti del suo carattere, come la pigrizia.

Rocco Papaleo e la pigrizia

"Direi che è il tratto principale, sono capace di stare giornate intere sul divano senza fare nulla" dice chiaramente Rocco Papaleo parlando della sua capacità di "perdere tempo" come si evince dal titolo della sua autobiografia, ma con questo talento, se così lo si vuole chiamare, non ci ha ancora fatto pace:

È la cosa che più detesto di me stesso, perché conosco l’attivismo e quanto ne ricavo anche dal punto di vista della soddisfazione e dell’umore, ciò nonostante — pur sapendo che fare cose mi fa star bene — sono vittima di una pigrizia che ha l’unica spiegazione nella genetica.

Da bambino, in realtà, era particolarmente vivace e anche durante il catechismo, era capace di distrarre i suoi compagni, tanto che il suo catechista che era un prete, decise di fargli capire che avrebbe dovuto smettere di disturbare le lezioni:

Mi diede una punizione esemplare: decise che appena lui entrava in classe per fare lezione mi sarei dovuto alzare per andare a mettermi in ginocchio in fondo all’aula, dando le spalle alla classe. Un castigo eccessivo per un ragazzino che commetteva il solo peccato di essere vivace. Oggi una punizione così farebbe scandalo sui social. 

Da lavapiatti ad attore e l'elogio a Favino

Da adolescente, frequentando la scuola superiore a Lauria, vinse anche la fascia di Mr.Liceo, una sorta di concorso di bellezza di cui, però, non si vanta perché ritiene sia stato eletto per non scontentare nessuno:

I favoriti erano due miei compagni di classe, entrambi non solo bei ragazzi, ma anche intelligenti e carismatici. Probabilmente in seguito a un patto di non belligeranza tra le due fazioni, il nome che uscì vincitore dallo spoglio dei voti fu il mio. Quell’episodio mi diede la consapevolezza di come funziona la politica, a volte una persona viene scelta per mettere d’accordo tutti. La mia nomina non scontentò nessuno, non ero invidiato, ero l’amico di tutti. Non avevo le carte per essere il più bello del liceo, anzi, ma forse ero il più simpatico

Dopo la scuola, inizia l'Università a Roma, ma la sera andava a fare il lavapiatti in un locale: "Fu un periodo di formazione, sono entrato così nella Roma by night, lavoravo in un locale alla moda dove venivano tanti attori, li guardavo con speranza e ammirazione dalla finestrella della cucina". All'anagrafe il suo primo nome è Antonio, ma lui decide di scegliere il secondo come principale: "In breve mi ci sono affezionato, pure troppo. C’era pure il film di Scola, Permette? Rocco Papaleo, quel nome in fondo conteneva un destino". Tra le tante cose scritte nella sua autobiografia, una riguarda Piefrancesco Favino, che lo farebbe sentire incapace:

È un fuoriclasse. E poi è divertente, imita chiunque, anche me, fa una mia imitazione impeccabile. È talmente bravo che quando recito mi farei doppiare da lui.

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