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Raz Degan: “Porto dentro le cicatrici della guerra. È per la mia compagna che recito in Un passo dal cielo”

Raz Degan si racconta in un’intervista. L’attore israeliano parla della sua infanzia, della sua carriera e della sua interpretazione in Un passo dal cielo 8.
A cura di Eleonora di Nonno
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Raz Degan è il volto di Stephen Anderssen, il ricercatore protagonista di Un passo dal cielo 8. L'attore israeliano, intervistato da Tv Sorrisi e Canzoni, parla del suo personaggio e si apre al racconto di alcuni dettagli del suo passato e della sua carriera.

Raz Degan: "La mia compagna Cindy mi ha convinto ad accettare il ruolo in Un passo dal cielo"

È stata Cindy Stuart a convincere Raz Degan ad accettare la parte in Un passo dal cielo. "Ero impegnato su altri progetti, da quattro anni sto scrivendo un'autobiografia, dove per la prima volta aprirò il mio cuore raccontando particolari della mia infanzia che ho sempre tenuto nascosti. E poi da 12 anni mi sto dedicando a un documentario. Perciò non avevo voglia di staccarmi da questi impegni – ha chiarito l'attore – Ma la mia compagna ha letto il copione e mi ha detto che nel personaggio di Stephen c'era molto di me. Così ho deciso di accettare". Ad accomunarlo al personaggio ci sono le ferite e le fragilità, che cerca di nascondere: "Sto lavorando continuamente per guarire. Altrimenti si fa solo del male a sé stessi, mentre il mio obiettivo è raggiungere la pace interiore. Mi ascolto molto, cerco di capire come sto e provo a non farmi condizionare dal caos che mi circonda".

Raz Degan: "Le cicatrici della guerra sono incise sulla mia pelle"

Raz Degan abita in un trullo perché, dopo vent'anni passati in alberghi, desiderava trovare un posto tutto suo. "Ho scelto una località isolata, dove potevo sporcarmi le mani con la terra, camminare scalzo, stare in mezzo alla natura con i miei animali, coltivare l'orto e gli olivi. Come facevo nel kibbutz (le comunità agricole tipiche di Israele, ndr) dove sono cresciuto". Per l'attore i ricordi dell'infanzia sono coperti da un velo di malinconia: "Allora volevo fuggire dal kibbutz perché era piccolo, mi sentivo ingabbiato. Oggi ricordo quel periodo con dolcezza e nostalgia: facevamo i focolari di notte, costruivamo le case sugli alberi". Su come lo faccia sentire l'idea della guerra in Israele, ha spiegato:

Sono nato e cresciuto sotto la minaccia delle bombe: ho trascorso parte dell’infanzia nei bunker, le cicatrici della guerra sono incise sulla mia pelle e nella storia della mia famiglia. Da poco sono rientrato da Israele dove abbiamo festeggiato gli 80 anni di mio padre. Ed è stato struggente vedere quelle terre dilaniate: alla meraviglia di contemplare la luna piena sul Mar Morto si contrappongono gli orrori di una guerra senza senso né fine.

Sull'amore per la compagna Cindy Stuart, con cui sta insieme da sei anni, ha chiarito: "Ci conosciamo profondamente. In una relazione c’è sempre una terza persona, che è il rapporto, e va nutrito". Con lei condivide la passione per i viaggi: "Mi segue il 95 per cento delle volte, ma sa anche quando deve lasciarmi andare. Ed è raro trovare una donna che accetti il fatto che sei sposato col viaggio e l’imprevisto".

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