Raffaella Carrà nel ricordo di Malgioglio: “La canzone che dedicava a Japino e le sue ultime parole”
Il 5 luglio 2021, la morte di Raffaella Carrà a 78 anni. Il mondo dello spettacolo restava orfano di un'icona senza tempo: artista poliedrica amata in Italia e all'estero, paladina della comunità LGBTQIA+, il caschetto leggendario, il sorriso luminoso, l'ombelico più sensuale della tv. A un anno dalla tragica notizia della sua scomparsa, Cristiano Malgioglio ha affidato il suo ricordo a Fanpage.it. Il paroliere, legato a Raffaella da un'intensa amicizia, ha collaborato con lei scrivendo brani di successo come Forte, forte, forte. Era di Malgioglio anche la canzone Innamorata, che Raffaella era solita dedicare al suo compagno Sergio Japino. Cristiano ha ripercorso gli incontri, le canzoni e le chiacchierate, poi ha ricordato le ultime parole che la Carrà gli disse pochi giorni prima di morire:
"Raffaella ha iniziato a fare televisione quando era ancora in bianco e nero. Grazie a lei, dal grigiume si è passati al colore, perché lei era brillante, ironica, talentosa, brava. Ha sacrificato la sua vita, non ha messo al mondo un figlio anche se lo avrebbe voluto: pensava alla carriera, ma amava i bambini. In America Latina l'hanno imitata tutti, ma non esiste un'altra Raffaella Carrà. La sua scomparsa è stata terribile. Ci manca molto, non ce ne sono come lei. Non ha eredi, forse le dive di ieri…erano capaci, ma non avevano la sua allegria. Magari sorridevano davanti allo schermo e poi quando tornavano a casa erano di una tristezza e di una depressione allucinanti. Lei non aveva tutto questo, faceva divertire la gente, era una gioia per quelli che la guardavano e quando i riflettori si spegnevano continuava ad avere addosso l'allegria".
Tra i tanti incontri che hai avuto con Raffaella Carrà, quale ricordi con più affetto?
C'era un periodo in cui abitavo in hotel. Raffaella mi invitò a casa sua e mi disse: "Sei mio ospite". Le risposi: "Guarda Raffaella, ne sarei felicissimo, ma sono disordinato. Poi ti ritroverai la calza da una parte, la maglia dall'altra, i pantaloni e gli slip sparsi in giro" e lei rideva come una pazza: "Ma no, non ti preoccupare". Ma io ho insistito: "Sono disordinato, preferisco andare in albergo".
C'è una canzone scritta da te, che aveva un grande valore per Raffaella Carrà: Innamorata.
È la canzone che dedicava a Sergio Japino. Un testo bellissimo, d'amore, forse uno dei più belli che io abbia mai scritto, dove c'era tutta la sensualità possibile. Raffaella fece un'interpretazione non meravigliosa, ma molto di più.
Sergio Japino e Gianni Boncompagni furono gli uomini a cui fu più legata. Un'intesa che era anche professionale.
Due persone straordinarie, che l'hanno amata e che lei ha amato. Ecco, posso dire che Raffaella ha amato tantissimo sia Japino, un bravissimo regista, che Gianni, un genio assoluto.
Gianni Boncompagni ti propose di comporre il testo della canzone A far l'amore comincia tu, ma tu rifiutasti.
Mi fece ascoltare il brano fatto al pianoforte, registrato su una cassettina. Un suono terribile. Dissi: "Questa canzone è orrenda, non farò mai il testo". Gianni, che aveva intuito il successo che avrebbe avuto, mi rispose: "Questa volta ti stai sbagliando, avrà un successo mondiale" e io: "Te lo auguro, ma non me la sento di fare questa canzone, non è il mio genere, non mi entusiasma". Effettivamente, poi, è stato uno dei più grandi successi di Raffaella Carrà.
Col senno di poi, ti sei pentito?
No, avrei potuto guadagnare un sacco di soldi però sono stato onesto, perché non mi sono buttato su una cosa che non sarei riuscito a fare bene.
Quando hai sentito la melodia di Forte, forte, forte invece è stato amore a prima vista.
Sì, mi è piaciuta subito. Raffaella mi disse: "Voglio che mi scrivi una canzone che sia di una sensualità incredibile, come quelle che scrivi per Mina". In quel periodo vivevo una storia d'amore, mi sono ispirato a questa relazione e il testo è venuto da sé. Ero preoccupato perché era un po' audace, ma quando Raffaella ha letto il testo è impazzita, non mi ha fatto cambiare una parola. Quella è stata la prima canzone d'amore che ha interpretato.
La canzone Il Lupo, inclusa nell'album Replay, l'avevi scritta inizialmente per Mina.
Mandai il brano a Mina, senza ricevere risposta. Il Lupo ha un testo erotico, sensuale, ha una forza incredibile, la cantò Raffaella ma decise di lanciare il pezzo scritto da Gianna Nannini (Cha Cha Ciao, ndr). Mi arrabbiai e glielo dissi: "Raffaella mi dispiace, Gianna è una numero uno assoluta, questo pezzo è carino, ma non succederà niente". E infatti non successe nulla. Il lupo era un pezzo come L'importante è finire, Ancora ancora ancora, Cocktail d'amore, di un erotismo straordinario. Ci rimasi un pochino male.
Quando hai visto Raffaella Carrà per l'ultima volta?
Uscivo dal Grande Fratello. Stavo per prendere un taxi, poi ho incontrato Lo Cascio, il ragazzo che lavorava con lei. Raffaella gli telefonò proprio in quel momento e quando seppe che stava con me, gli disse: "Venite a mangiare a casa mia, mi voglio divertire stasera". Mi preparò una cena buonissima, c'era lo stufato, il riso, poi il dessert. Abbiamo iniziato alle 20 e abbiamo finito a mezzanotte, ridendo e parlando di tutto e di più. Una serata che non dimenticherò mai. Avrei voluto fare una foto con lei, ma pensavo che l'avrei vista ancora.
Sei stato tra le ultime persone a sentire Raffaella Carrà prima della morte.
Avevo scritto un brano contro l'omofobia e lo avevo mandato al suo agente, chiedendo di sapere cosa ne pensasse Raffaella. Dopo un mese, lui si fece sentire e mi disse: "Cristiano, uno di questi giorni ti chiamerà Raffaella che ti vuole salutare e ti vuole parlare".
E quella chiamata arrivò.
Sì, le dissi: "Che bello sentirti, come stai?" e lei ha cominciato a ridere. Mi ha detto: "Bene, bene. Mi fai un favore? Dai, fammi un regalo. Ricordati di rimanere così come sei, di non cambiare mai, perché quando sei in tv, la televisione cambia colore". Non capivo perché mi stesse dicendo questa cosa. Poi le hanno tolto il telefono dalla mano, forse non stava bene. Se lo avessi saputo, avrei provato a rallegrarla, ma solo i più intimi conoscevano le sue condizioni.
Qualche giorno più tardi hai ricevuto la notizia della sua morte.
Dopo sette – dieci giorni, mi chiamò il mio agente e mi disse che era venuta a mancare. Sono rimasto impietrito, pensavo fosse una fake news. Era così allegra quando l'ho sentita io. Ho controllato su Google e ne parlavano tutti. Sono scoppiato a piangere. Quella frase era l'eredità che Raffaella mi avevo lasciato, io non cambierò mai.
Ritieni che l'Italia stia omaggiando adeguatamente Raffaella Carrà?
A tal proposito, voglio dire che andrò dal sindaco del mio paese, Ramacca, e gli chiederò di dedicare una piazza a Raffaella Carrà. E poi voglio fare un appello al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi.
Prego.
Raffaella Carrà provava un amore immenso per Napoli e in particolare per i quartieri spagnoli. Spero che queste mie parole arrivino al sindaco e che sia così sensibile da dedicare una viuzza a Raffaella. Per ora non mi ha risposto. Attraverso Fanpage, spero che lui raccolga questa mia iniziativa. Se non lo fa, penso sia privo di sensibilità, perché sarebbe una cosa straordinaria per Napoli.
A dicembre condurrai su Rai3 Mi casa es tu casa, un programma che sembra seguire le orme della trasmissione di Raffaella Carrà “A raccontare comincia tu”.
Nonostante possa sembrare così, ha poco a che vedere con quel programma. Non si tratta di un'intervista a cuore aperto o un racconto. I miei ospiti non saranno personaggi che popolano la televisione in continuazione. Sono particolari. Hai presente una balera piena di luci? La mia casa sarà così. È un programma pieno di allegria, dopo il Covid e la guerra, la gente si deve divertire. Ho chiesto al direttore Coletta di poter portare gioia e lui si è detto d'accordo con me. Saranno interviste pazze, con quelle domande che nessuno ha mai osato fare.