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Pingitore: “Noi del Bagagliano cacciati dalla Rai ma nessuno si stracciò le vesti”

Il papà del Bagaglino racconta il giorno in cui furono cacciati dalla Rai: “L’unico che ci diede la solidarietà fu Michele Santoro, dalle cui idee eravamo lontanissimi, ci invitò in trasmissione”.
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Pierfrancesco Pingitore, lo storico regista e papà del Bagaglino, è stato il protagonista di una intervista all'edizione odierna del quotidiano Libero. Lo spettacolo, che per anni è andato in scena al Salone Margherita di Roma, è stato lanciato per la prima volta dalla Rai fino allo storico passaggio in Mediaset. Pingitore apre il baule dei ricordi: "Il Bagaglino ha fatto i suoi spettacoli dal 1965 in una cantina di vicolo della Campanella. Siamo arrivati al Salone Margherita nel 1972 in cerca di un posto che potesse evitarci i reumatismi. Quando arrivammo lì quel teatro era completamente decaduto". Le loro trasmissioni hanno fatto picchi di ascolti da 14 milioni di spettatori.

Le parole di Pierfrancesco Pingitore

"Cacciati dalla Rai dei Professori". Era la stagione '93-94 e andò a insediarsi un Consiglio d'Amministrazione di persone che non avevano mai avuto a che fare con la televisione. Pingitore oggi racconta: "Noi siamo stati cacciati dalla Rai dei Professori, ma nessuno si stracciò le vesti…".

L’unico che ci diede la solidarietà fu Michele Santoro, dalle cui idee eravamo lontanissimi, ci invitò in trasmissione. Fu Angelo Guglielmi, anche lui lontanissimo dalle nostre idee, a spiegare ai nuovi dirigenti che avrebbero perso una bella fetta di inserzionisti. Così ci richiamarono e facemmo una stagione trionfale con Bucce di banana. Ma poi ci volle Berlusconi e, ammaestrati dall’esperienza, passammo a Mediaset.

"Silvio Berlusconi? Un fuoriclasse"

L'incontro con Silvio Berlusconi gli ha cambiato la vita: "Lui è un fuoriclasse. Un uomo di una levatura diversa che ha lasciato il segno sulla storia d’Italia. Ma le racconto un aneddoto sul suo sosia…Era un venditore di scarpe che gli somigliava moltissimo. Solo che non potevamo farlo parlare in scena perché aveva un fortissimo accento romano. Così gli dicemmo di sorridere soltanto. Gli facemmo rifare anche i denti ma non si trovò bene. Ricordo che si lamentava e mi diceva: “Ah dottò, così nun posso più né magnà né ride".

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