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Pilar Fogliati doppiatrice di Ansia in Inside Out 2: “Mi ha insegnato a volermi bene, ma temo il futuro”

Pilar Fogliati si racconta a Fanpage.it. È la voce italiana di Ansia in Inside Out 2, un personaggio animato che le ha permesso di avere maggiore consapevolezza delle sue emozioni. “Rabbia? Vorrei averne, chi invece non ha provato invidia?” svela prima di parlare della sua vita privata e di come sia difficile oggi pensare “con serenità” al futuro.
A cura di Gaia Martino
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Pilar Fogliati è l'attrice che presta la voce ad Ansia di Inside Out 2. Piccola, arancione e con un grosso sorriso, la nuova emozione di Riley, la protagonista 13enne del film, acquista un ruolo centrale nella storia lasciando ai telespettatori un grosso immaginario sull'io interiore. Classe '92, dopo varie esperienze in fiction e in spettacoli teatrali, Pilar Fogliati è diventata popolare grazie a un video nel quale imita i diversi dialetti romani. Con il suo film Romantiche è stata premiata come miglior attrice in una commedia ai Nastri d'Argento e con Ansia ha raggiunto il suo sogno, quello del doppiaggio. A Fanpage.it racconta della sua ultima esperienza in una sala registrazioni, per il film Pixar, e quanto il suo personaggio le abbia permesso di "volersi bene", imparando ad accettare l'ansia che, come tutti, colpisce anche lei.

Com'è arrivato il ruolo per Inside Out 2?

Mi hanno chiamata per un provino, ero già felice. Ho sempre amato il doppiaggio, avevo già fatto qualcosa ma non ho mai prestato la voce ad un ruolo così importante. Quando mi hanno scelta mi hanno inviato una mail con scritto "Siamo felici di informarti che sarai tu la nostra ansia", mi ha fatto tanto ridere. Sono stata contenta.

Pilar Fogliati, voce italiana di Ansia in Iside Out 2
Pilar Fogliati, voce italiana di Ansia in Iside Out 2

Ansia racconta il ruolo di un’emozione che ha bisogno di essere riconosciuta e gestita, e sottolinea l’importanza della salute mentale. Credo che Inside Out non sia più solo un cartone, sei d’accordo?

Esattamente. È entrato nell'uso comune parlare di salute mentale, ma con Inside Out 2 hanno dato un'immagine, un'idea, all'ansia. In passato i nostri nonni o bisnonni, quando dovevano dare un'immagine alle emozioni, immaginavano l'angioletto e il diavoletto. Il film della Pixar ha creato i nuovi personaggi che diventano parte dell'immaginario dei bambini e anche di noi giovani. C'è l'invidia, l'ansia, la rabbia, la gioia e tutte vengono raccontate come parti di te che hanno il diritto di esistere, di essere amate e accettate. Si parlava dell'ansia con troppa poca serietà. Raccontarla entrando nella mente di una ragazzina di 13 anni è stato rivoluzionario. Inside Out è un film per tutti.

Che effetto ti ha fatto vederlo sul grande schermo?

Io l'ho visto un giorno prima dell'anteprima con il resto del cast, in una saletta piena di pop corn. Tutti eravamo con i lacrimoni, a piangere.

Gli spettatori hanno avuto una forte reazione davanti alla crisi di panico di Riley. Cosa ha rappresentato per te quella scena?

Mi ha emozionato. Io provo ansia, come tutti, e a volte non la accetto. Vedere come viene raccontata, con semplicità, con quel senso di accettazione che ti fa capire che devi voler bene a questa parte di te, mi ha suscitato emozioni. Mi ha fatto dire "Pilar, devi volerti bene. Provi ansia, e va bene così".

Capita anche a te, quindi, di creare mille scenari sul tuo futuro, come fa Ansia?

Sì, mi capita spesso di non riuscire a godermi una cosa bella che mi arriva perché penso prima a tutto ciò che potrebbe andare male. Inside Out 2 ha centrato il punto, perché Ansia nel film cosa fa? È sempre proiettata in avanti, vede i problemi che ancora non esistono. Dà un messaggio incredibile.

Cosa scatena in te ansia?

L'idea di essere una lavoratrice precaria mi mette molta ansia. A volte penso che gli sforzi che faccio oggi non mi garantiranno di stare tranquilla in futuro, perché tutto diventa liquido e cambia e non ci sono certezze. Quando penso al futuro, anche nei periodi in cui va tutto liscio e lavoro tanto, non riesco a godermi il momento perché penso che potrei rovinare tutto, che faccio la mossa sbagliata o quella irrecuperabile.

Tra tutte le emozioni di Inside Out 2, qual è quella più predominante in te?

Gioia e ansia, ho queste questa piccola lotta interna, a momenti alterni. Da ragazzina l'imbarazzo, ero timida, diventavo rossa. Mi piace il fatto che il film parli dell'invidia con un personaggio dolcissimo. Tutti noi abbiamo provato invidia almeno una volta nella vita. Alla fine è sintomo di mancanza e insicurezza, non di vendetta o inferiorità.

E quella che ti rappresenta meno?

La rabbia. Ho difficoltà ad arrabbiarmi, e non è una cosa buona.

Come ti sei avvicinata alla recitazione?

Finito il liceo, dovevo scegliere se intraprendere studi classici o economia o darmi una possibilità. Così decisi di provarci e riuscii ad entrare alla Silvio D'Amico. Dopo l'Accademia ho iniziato con il teatro, poi sono passata alle fiction. Adesso è arrivato il doppiaggio che era, tra l'altro, la prima cosa a cui aspiravo una volta uscita dall'accademia.

Il video mentre scherzi con i tuoi amici mentre imiti tutti i dialetti romani diventò virale e ti ha regalato fortuna, finì sotto gli occhi di Veronesi. Te l’aspettavi?

Assolutamente no, le cose inaspettate diventano virali forse perché viene premiata la spontaneità. Veronesi mi invitò in radio, e io non me lo feci ripetere. Sono andata tante volte, mi divertivo e mi lasciava libera. Dopo iniziò la nostra collaborazione per la scrittura di Romantiche.

Con Romantiche hai debuttato come regista. Com'è nata l'idea del film e com'è stato recitare nei panni di tutte le protagoniste? 

Pilar Fogliati in Romantiche
Pilar Fogliati in Romantiche

È stata una bella sfida, ma conoscevo perfettamente il messaggio che volevo che passasse dei personaggi. Ci sono degli stereotipi, ma volevo renderli umani o comunque simpatici. Essendo ormai stato sdoganato il tabù dello psicologo, volevo che tutte e quattro le protagoniste, diverse tra loro, parlassero con l'analista. Volevo creare un tre d'union tra i vari personaggi.

La teoria su quanto bisogna guardare un cu*o esiste anche nella tua realtà?

Sì, l'ho vissuta un milioni di volte (ride, ndr). La cosa bella di fare questi personaggi è che ti puoi permettere di dire cose che fanno ragionare anche le ragazze apparentemente non gelose. Non farei mai una scenata del genere al mio fidanzato, terrei dentro di me quel pensiero. Mi piaceva il fatto che lei (Tazia nel film, ndr) avesse una teoria.

Hai interpretato anche Gianna in Odio il Natale, tutte donne estremamente contemporanee.

Sì, mi piace quando ho l'opportunità di entrare nei panni di personaggi contemporanei. Mi sono sentita come Gianna, per esempio, ogni volta in cui mi chiedono "Quando fai un figlio?". Ho unito cose mie o delle mie amiche per creare personaggi universali in cui le ragazze possano riconoscersi.

Pilar Fogliati in Odio il Natale
Pilar Fogliati in Odio il Natale

Come fai conciliare lavoro e amore nella tua quotidianità?

È tosta. Questo lavoro ti porta spesso fuori casa. Una delle cose più difficili è prenotare una vacanza, progettare i mesi successivi. C'è sempre qualcosa che può cambiare da un momento all'altro e questo mette in difficoltà la coppia. A me piace vivere anche la quotidianità, a volte quella manca. Però, la nostra situazione mette anche un po' di eccitazione. Devi impegnarti un po' di più per tenere a galla la relazione.

Sogni nel cassetto?

Ti rispondo come se fossi Ansia (ride, ndr). Vorrei pensare con serenità ai progetti a lungo termine. Poi vorrei trovare nuovi personaggi dopo Romantiche. Il mio sogno nel cassetto è continuare a scrivere.

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