Piero Villaggio: “Mi chiamavano il figlio di Fantozzi. Mio padre Paolo fu felice quando smisi di drogarmi”

Pierfrancesco Villaggio, "Piero", secondogenito dell'attore Paolo Villaggio, racconta al Corriere della Sera il legame con suo padre, scomparso nel 2017. Ricorda alcuni momenti difficili del suo passato da tossicodipendente e sottolinea come il genitore non gli abbia mai voltato le spalle, né si sia mai vergognato di lui.
Piero Villaggio: "Sono sempre stato il figlio di Fantozzi"
Pierfrancesco Villaggio ha un personaggio preferito tra quelli interpretati da suo padre Paolo Villaggio: "Mi hanno sempre chiamato tutti il figlio di Fantozzi. Quindi direi lui: siamo cresciuti insieme". La popolarità di suo padre lo indispettiva solo in alcune occasioni: "Mi infastidivo quando ci interrompevano e io gli stavo dicendo qualcosa di importante per me. Ma riconosco come un pregio che sia stato così generoso con i suoi fan. Solo alla fine si spazientiva, ma era la malattia".
Piero Villaggio: "Mio padre Paolo mi convinse ad andare a San Patrignano"
Nel suo passato, Piero Villaggio ha dovuto fare i conti con la tossicodipendenza. Suo padre non si è mai vergognato di lui: "Non mi ha mai nascosto". Nel 2016 scrisse un'autobiografia in cui parlava della sua esperienza a San Patrignano: "Sono stato lì per tre anni. Se devo fare un bilancio, alla fine è stata un'esperienza positiva perché io ne sono uscito. Pur non essendo sempre d'accordo con i suoi metodi, Muccioli ha dato una risposta a tante famiglie". A portarlo in comunità fu suo padre:
Io vivevo a Los Angeles. Ero già entrato e uscito da due cliniche di disintossicazione in Svizzera e da altrettante in California. Venne a prendermi con mia madre, per tornare in Italia, e al rientro ci fermammo a Parigi. Poi da lì andammo a Venezia, dove mi portò a mangiare all’Harry's Bar, che adoravo. Dopodiché noleggiò un'auto, e questo avrebbe dovuto insospettirmi. Quando arrivammo in comunità mi arrabbiai molto. Però ho scelto io di restare.
Tra le esperienze più drammatiche della sua vita, la morte per overdose della sua fidanzata Maria Beatrice Ferri nel 1983. Anche in quel momento suo padre non gli voltò le spalle. Il giorno in cui lo ha visto più felice è stato quando ha ricevuto il Leone alla carriera a Venezia: "Era proprio raggiante, si vedeva che per lui quel premio era importante". Nella vita privata, invece: "Quando ho smesso di drogarmi".